martedì, agosto 31, 2010
Medvedev ha fermato un progetto di costruzione di un tratto autostradale che prevedeva la distruzione della foresta di Khimki. Cantano vittoria i movimenti in difesa della natura, che vedono nell’accaduto nuovo spazio per la società civile.

Mosca (AsiaNews) – “Una grande vittoria della società civile, alla quale ne seguiranno sicuramente altre perché la gente inizia a credere nelle proprie forze”. Con queste parole Yevgenia Chirikova - la donna a capo del movimento che da anni si batte per la difesa della foresta di Khimki, vicino Mosca, destinata a scomparire per far posto a un’autostrada - commenta la decisione del presidente Dmitri Medvedev di interrompere i lavori. Pur non potendo parlare di vera e propria svolta ecologista del Cremlino, la vicenda segna comunque un fragoroso successo per gli attivisti che negli ultimi mesi hanno affrontato arresti, minacce e aggressioni. Dopo crescenti proteste e l’appello senza precedenti del partito di governo Russia Unita – capeggiato dal premier Vladimir Putin - Medvedev ha bloccato il progetto del famigerato ramo dell’autostrada Mosca-San Pietroburgo. Quel tracciato che prevedeva l’abbattimento del bosco di querce di Khimki (nella foto) – vicino all’aeroporto Sheremetevo - dovrà trovare un altro percorso. Anche il sindaco della capitale, Yuri Luzhkov, lo aveva già ipotizzato.

In molti si interrogano sul perché solo ora Russia Unita scopre inadeguato un progetto nato vari anni fa e appoggiato fin dall’inizio dal governo e dalla Corte Suprema. Greenpeace si dice stupita: “è impossibile comprendere come un partito di tali dimensioni e con un tale apparato non abbia notato il problema prima”. Meglio tardi che mai, conclude l’Ong ambientalista.

Il presidente russo tiene a spiegare nel suo video blog che “non c’è niente di strano” nel ripensamento. Il fatto è che “la nostra gente, compresi esponenti di partiti politici, da quello di governo Russia Unita ad altri dell’opposizione, e ancora movimenti e circoli di esperti, ritengono che serva un supplemento di analisi”. Putin finora non si è espresso sull’argomento.

Il movimento della Chirikova, Ecodefense, ipotizza che il ripensamento sia legato alla “crisi ecologica”, dopo la disastrosa estate che tra incendi, caldo e smog ha messo rilevato l’inadeguatezza di autorità e strutture in Russia. Ma forse il fattore che ha contribuito di più sono state le proteste messe in campo proprio in nome del bosco da salvare: sfociate il 22 agosto scorso in un raduno di contestazione politica nel centro di Mosca, a cui hanno partecipato 2mila persone, nonostante i tentativi delle autorità di dissuadere i manifestanti, vietando la parte musicale dell’evento. (NA)


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