Continua il viaggio della nostra Monica Cardarelli attraverso i luoghi della vita di Santa Chiara: oggi ultime tappe, il monastero di San Damiano e la Basilica dedicata alla santa assiana (clicca qui per leggere la 1° e la 2° parte)
Una volta giunta a San Damiano Chiara vi rimarrà per 42 anni. Finalmente, in quel luogo trova la pace e la serenità per proseguire nel suo cammino. Anche San Damiano è un luogo ‘simbolo’ della spiritualità francescana e clariana, uno di quei luoghi che hanno segnato la vita e il percorso dei due santi e sono stati al tempo stesso punto d’incontro e di partenza. San Damiano era allora la chiesa riparata da Francesco, il luogo in cui il Cristo crocifisso gli aveva parlato. Non è un caso che il Crocifisso di San Damiano sia oggi conservato nella Basilica di Santa Chiara.
“E’ questa la chiesa che Francesco si affaticò a restaurare con zelo meraviglioso, offrendo al suo sacerdote denaro per l’impresa. Qui a Francesco, mentre pregava, una voce discesa dal legno della croce risuonò in queste parole: Francesco, va’ a riparare la mia casa, tutta in rovina, come tu vedi -. Nella prigione di questo luogo minuscolo la vergine Chiara si rinchiuse, per amore dello sposo celeste (….) generò una comunità di vergini di Cristo, fondò un monastero santo e diede avvio all’Ordine delle povere Donne.” (Vita di Chiara d’Assisi, Tommaso da Celano)
La grandezza della vita di Chiara, allora giovane donna, è innegabile. Con la sua vita diede forma ad un nuovo ordine religioso e fu la prima donna nella storia della Chiesa a scrivere una regola per le donne. “E così, per volontà del Signore e del beatissimo padre nostro Francesco, venimmo ad abitare accanto alla chiesa di San Damiano. Qui, in breve tempo il Signore, per sua misericordia e grazia, ci moltiplicò assai, perché si adempisse quanto egli stesso aveva preannunciato per bocca del suo Santo.” (Testamento di Santa Chiara)
La cosa che più colpisce, avvicinandosi alla sua storia, è la testimonianza di una vita vissuta nell’amore per Cristo e per le Sorelle, nella massima semplicità, umiltà e attenzione agli altri. “La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” si legge nelle prime righe della Regola di Chiara. Sembra poco, ma è molto e, soprattutto, è essenziale. Chiara fonda lo stile di vita suo e delle sue future sorelle sul Vangelo, come Francesco, sull’obbedienza alla Chiesa e sulla povertà. È significativo il fatto che Chiara chiami la sua Regola come ‘Forma di vita’. Infatti, leggendo i suoi scritti, dalla Regola al Testamento, dalla Benedizione alle Lettere ad Agnese di Praga, emerge solo tanto amore vissuto concretamente. Non un’insieme di norme, di regole appunto dettate dall’esterno ma alcune indicazioni che spiegano qual è la vita concretamente vissuta e scelta dalle Donne Povere di San Damiano.
L’attenzione maggiore posta da Chiara nella sua Forma di vita non è tanto sul silenzio o sul digiuno quanto piuttosto sulla povertà. Era questa, la povertà, una scelta forte e fondamentale che Chiara aveva fatto sin dall’inizio, avendo da subito capito la scelta di Francesco. E riuscirà ad ottenere dal papa la conferma del ‘Privilegio della povertà’. “E come io, insieme con le mie sorelle, sono sempre stata sollecita di mantenere la santa povertà, che abbiamo promesso al Signore Iddio e al beato Francesco, così le abbadesse che mi succederanno nell’ufficio, e tutte le sorelle siano tenute ad osservarla inviolabilmente sino alla fine: a non accettare, cioè, né avere possedimenti o proprietà, né da sé, né per mezzo di interposta persona; e neppure cosa alcuna che possa con ragione essere chiamata proprietà, se non quel tanto di terra richiesto dalla necessità per la convenienza e l’isolamento del monastero; ma quella terra sia coltivata solo a orto per il loro sostentamento” (Regola di Santa Chiara)
La povertà e il non possedere rappresentava per Chiara una forma di libertà che permetteva a lei e alle Sorelle di vivere la sequela di Cristo senza vincoli terreni che le distogliessero dalla sequela. Anche il lavoro che praticavano era visto nell’ottica di poter dare a chi non aveva. La povertà, l’elemosina, l’accoglienza altro non erano per Chiara che un contributo per ristabilire una forma di giustizia tra gli uomini.
A San Damiano la vita era scandita dal suono delle campane e dal ciclo del sole. I momenti di preghiera erano definiti nell’arco della giornata così come i momenti per il lavoro manuale. Soffermandomi a lungo proprio a San Damiano mi è stato possibile visitare con la dovuta calma e attenzione gli spazi del monastero: dal refettorio alla cappella, dal coretto al dormitorio, tutto trasuda comunità e fratellanza, condivisione e preghiera, sostegno e silenzio. “E amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità” (Testamento di Santa Chiara)
L’attenzione di Chiara alle sorelle e ai fratelli era fondamentale nella sua scelta di vita, in particolare l’attenzione alle relazioni profonde, siano queste con Dio, con le sorelle o con gli altri. Un’apertura, quella di Chiara, che ha caratterizzato le damianiti e le clarisse che seguono ancora oggi la sua scelta di vita. Colpisce in particolare l’attenzione materna di Chiara nei confronti delle altre sorelle: “Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni, con le quali lo stesso Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i suoi figli e le sue figlie spirituali, e con le quali ciascun padre e madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen. Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore. Il Signore sia sempre con voi, ed egli faccia che voi siate sempre con lui. Amen” (Benedizione di Santa Chiara)
Il corpo di Santa Chiara è conservato nella Basilica a lei intitolata ad Assisi e quella è stata l’ultima tappa del mio percorso. La basilica, costruita poco distante da San Damiano, entro le mura della città, sembra dominare la piazza che porta lo stesso nome e da cui si possono riconoscere, tra i tetti delle abitazioni, le chiese di Assisi che scendono nella vallata fino a osservare la cupola di Santa Maria degli Angeli. Dalla piazza di Santa Chiara è possibile ridelineare il percorso appena concluso: dalla Porziuncola a San Paolo alle Abbadesse, da Bastia Umbra a Sant’Angelo in Panzo e da lì a San Damiano. In questi luoghi, su queste strade si percepisce ancora la semplicità, l’essenzialità, la forza e la determinazione di una donna innamorata di Dio che ha affidato tutta la sua vita a Lui e che, tra le mura di San Damiano, l’11 agosto del 1253, lo raggiunse nella sua casa. “Volgendosi poi a se stessa la vergine santissima parla silenziosamente alla sua anima: ‘Vai sicura, le dice, perché hai una buona scorta. Vai, poiché Colui che ti ha creata ti ha santificata, e proteggendoti sempre, come una madre protegge il figlio, ti amò con tenero amore. Tu, o Signore, sii benedetto, che mi hai creata’.” (Vita di Santa Chiara, Tommaso da Celano)
Una volta giunta a San Damiano Chiara vi rimarrà per 42 anni. Finalmente, in quel luogo trova la pace e la serenità per proseguire nel suo cammino. Anche San Damiano è un luogo ‘simbolo’ della spiritualità francescana e clariana, uno di quei luoghi che hanno segnato la vita e il percorso dei due santi e sono stati al tempo stesso punto d’incontro e di partenza. San Damiano era allora la chiesa riparata da Francesco, il luogo in cui il Cristo crocifisso gli aveva parlato. Non è un caso che il Crocifisso di San Damiano sia oggi conservato nella Basilica di Santa Chiara.
“E’ questa la chiesa che Francesco si affaticò a restaurare con zelo meraviglioso, offrendo al suo sacerdote denaro per l’impresa. Qui a Francesco, mentre pregava, una voce discesa dal legno della croce risuonò in queste parole: Francesco, va’ a riparare la mia casa, tutta in rovina, come tu vedi -. Nella prigione di questo luogo minuscolo la vergine Chiara si rinchiuse, per amore dello sposo celeste (….) generò una comunità di vergini di Cristo, fondò un monastero santo e diede avvio all’Ordine delle povere Donne.” (Vita di Chiara d’Assisi, Tommaso da Celano)
La grandezza della vita di Chiara, allora giovane donna, è innegabile. Con la sua vita diede forma ad un nuovo ordine religioso e fu la prima donna nella storia della Chiesa a scrivere una regola per le donne. “E così, per volontà del Signore e del beatissimo padre nostro Francesco, venimmo ad abitare accanto alla chiesa di San Damiano. Qui, in breve tempo il Signore, per sua misericordia e grazia, ci moltiplicò assai, perché si adempisse quanto egli stesso aveva preannunciato per bocca del suo Santo.” (Testamento di Santa Chiara)
La cosa che più colpisce, avvicinandosi alla sua storia, è la testimonianza di una vita vissuta nell’amore per Cristo e per le Sorelle, nella massima semplicità, umiltà e attenzione agli altri. “La Forma di vita dell’Ordine delle Sorelle Povere, istituita dal beato Francesco, è questa: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio e in castità” si legge nelle prime righe della Regola di Chiara. Sembra poco, ma è molto e, soprattutto, è essenziale. Chiara fonda lo stile di vita suo e delle sue future sorelle sul Vangelo, come Francesco, sull’obbedienza alla Chiesa e sulla povertà. È significativo il fatto che Chiara chiami la sua Regola come ‘Forma di vita’. Infatti, leggendo i suoi scritti, dalla Regola al Testamento, dalla Benedizione alle Lettere ad Agnese di Praga, emerge solo tanto amore vissuto concretamente. Non un’insieme di norme, di regole appunto dettate dall’esterno ma alcune indicazioni che spiegano qual è la vita concretamente vissuta e scelta dalle Donne Povere di San Damiano.
L’attenzione maggiore posta da Chiara nella sua Forma di vita non è tanto sul silenzio o sul digiuno quanto piuttosto sulla povertà. Era questa, la povertà, una scelta forte e fondamentale che Chiara aveva fatto sin dall’inizio, avendo da subito capito la scelta di Francesco. E riuscirà ad ottenere dal papa la conferma del ‘Privilegio della povertà’. “E come io, insieme con le mie sorelle, sono sempre stata sollecita di mantenere la santa povertà, che abbiamo promesso al Signore Iddio e al beato Francesco, così le abbadesse che mi succederanno nell’ufficio, e tutte le sorelle siano tenute ad osservarla inviolabilmente sino alla fine: a non accettare, cioè, né avere possedimenti o proprietà, né da sé, né per mezzo di interposta persona; e neppure cosa alcuna che possa con ragione essere chiamata proprietà, se non quel tanto di terra richiesto dalla necessità per la convenienza e l’isolamento del monastero; ma quella terra sia coltivata solo a orto per il loro sostentamento” (Regola di Santa Chiara)
La povertà e il non possedere rappresentava per Chiara una forma di libertà che permetteva a lei e alle Sorelle di vivere la sequela di Cristo senza vincoli terreni che le distogliessero dalla sequela. Anche il lavoro che praticavano era visto nell’ottica di poter dare a chi non aveva. La povertà, l’elemosina, l’accoglienza altro non erano per Chiara che un contributo per ristabilire una forma di giustizia tra gli uomini.
A San Damiano la vita era scandita dal suono delle campane e dal ciclo del sole. I momenti di preghiera erano definiti nell’arco della giornata così come i momenti per il lavoro manuale. Soffermandomi a lungo proprio a San Damiano mi è stato possibile visitare con la dovuta calma e attenzione gli spazi del monastero: dal refettorio alla cappella, dal coretto al dormitorio, tutto trasuda comunità e fratellanza, condivisione e preghiera, sostegno e silenzio. “E amandovi a vicenda nell’amore di Cristo, quell’amore che avete nel cuore, dimostratelo al di fuori con le opere, affinché le sorelle, provocate da questo esempio, crescano sempre nell’amore di Dio e nella mutua carità” (Testamento di Santa Chiara)
L’attenzione di Chiara alle sorelle e ai fratelli era fondamentale nella sua scelta di vita, in particolare l’attenzione alle relazioni profonde, siano queste con Dio, con le sorelle o con gli altri. Un’apertura, quella di Chiara, che ha caratterizzato le damianiti e le clarisse che seguono ancora oggi la sua scelta di vita. Colpisce in particolare l’attenzione materna di Chiara nei confronti delle altre sorelle: “Vi benedico in vita mia e dopo la mia morte, come posso e più di quanto posso, con tutte le benedizioni, con le quali lo stesso Padre delle misericordie benedisse e benedirà in cielo e in terra i suoi figli e le sue figlie spirituali, e con le quali ciascun padre e madre spirituale benedisse e benedirà i suoi figli e le sue figlie spirituali. Amen. Siate sempre amanti di Dio e delle anime vostre e di tutte le vostre sorelle, e siate sempre sollecite di osservare quanto avete promesso al Signore. Il Signore sia sempre con voi, ed egli faccia che voi siate sempre con lui. Amen” (Benedizione di Santa Chiara)
Il corpo di Santa Chiara è conservato nella Basilica a lei intitolata ad Assisi e quella è stata l’ultima tappa del mio percorso. La basilica, costruita poco distante da San Damiano, entro le mura della città, sembra dominare la piazza che porta lo stesso nome e da cui si possono riconoscere, tra i tetti delle abitazioni, le chiese di Assisi che scendono nella vallata fino a osservare la cupola di Santa Maria degli Angeli. Dalla piazza di Santa Chiara è possibile ridelineare il percorso appena concluso: dalla Porziuncola a San Paolo alle Abbadesse, da Bastia Umbra a Sant’Angelo in Panzo e da lì a San Damiano. In questi luoghi, su queste strade si percepisce ancora la semplicità, l’essenzialità, la forza e la determinazione di una donna innamorata di Dio che ha affidato tutta la sua vita a Lui e che, tra le mura di San Damiano, l’11 agosto del 1253, lo raggiunse nella sua casa. “Volgendosi poi a se stessa la vergine santissima parla silenziosamente alla sua anima: ‘Vai sicura, le dice, perché hai una buona scorta. Vai, poiché Colui che ti ha creata ti ha santificata, e proteggendoti sempre, come una madre protegge il figlio, ti amò con tenero amore. Tu, o Signore, sii benedetto, che mi hai creata’.” (Vita di Santa Chiara, Tommaso da Celano)
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