Ha ufficialmente lasciato l’Iraq oggi l’ultimo battaglione americano da combattimento, in anticipo di qualche giorno rispetto alla scadenza precedentemente fissata per il 31 Agosto.
Agenzia Misna - Nel paese resteranno comunque fino alla fine del prossimo anno 50.000 militari statunitensi con compiti amministrativi e di addestramento nell’ambito di una operazione denominata ‘Nuova alba’ (‘New dawn’). Dal Marzo 2003, data dei primi bombardamenti su Baghdad e dell’intervento che portò alla caduta del regime di Saddam Hussein e ad un periodo di violenze e scontri non ancora concluso, sono stati 4.415 i militari americani morti sul campo di battaglia. Un numero non comparabile con il più pesante bilancio di vittime civili e distruzioni sopportato dall’Iraq che ancora oggi si riconosce nel giornalista che scagliò la sua scarpa contro l’ex-presidente americano George Bush durante una conferenza stampa a Baghdad. Secondo una stima del database in rete ‘Iraq body count’, che fin dall’inizio prova a stimare il numero dei caduti civili, sono tra i 97 mila e i 106 mila gli innocenti rimasti uccisi in questi anni a causa del conflitto. “Mentre la fine delle operazioni di combattimento sarà benvenuta da molti iracheni - scrive oggi il sito della televisione panaraba ‘al-Jazeera’ – le truppe americane si lasciano dietro un paese dal futuro molto incerto. In seguito alle elezioni, da cinque mesi l’Iraq non ha ancora un governo, la situazione in termini di sicurezza resta volatile con un aumento del numero delle vittime civili a Luglio che sottolinea la fragilità del paese”.
Agenzia Misna - Nel paese resteranno comunque fino alla fine del prossimo anno 50.000 militari statunitensi con compiti amministrativi e di addestramento nell’ambito di una operazione denominata ‘Nuova alba’ (‘New dawn’). Dal Marzo 2003, data dei primi bombardamenti su Baghdad e dell’intervento che portò alla caduta del regime di Saddam Hussein e ad un periodo di violenze e scontri non ancora concluso, sono stati 4.415 i militari americani morti sul campo di battaglia. Un numero non comparabile con il più pesante bilancio di vittime civili e distruzioni sopportato dall’Iraq che ancora oggi si riconosce nel giornalista che scagliò la sua scarpa contro l’ex-presidente americano George Bush durante una conferenza stampa a Baghdad. Secondo una stima del database in rete ‘Iraq body count’, che fin dall’inizio prova a stimare il numero dei caduti civili, sono tra i 97 mila e i 106 mila gli innocenti rimasti uccisi in questi anni a causa del conflitto. “Mentre la fine delle operazioni di combattimento sarà benvenuta da molti iracheni - scrive oggi il sito della televisione panaraba ‘al-Jazeera’ – le truppe americane si lasciano dietro un paese dal futuro molto incerto. In seguito alle elezioni, da cinque mesi l’Iraq non ha ancora un governo, la situazione in termini di sicurezza resta volatile con un aumento del numero delle vittime civili a Luglio che sottolinea la fragilità del paese”.
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