domenica, agosto 22, 2010
Preoccupazione israeliana per l’avvio della prima centrale nucleare dell’Iran, avvenuto ieri a Busheher con la collaborazione della Russia.

Radio Vaticana - E’ “inaccettabile”, ha fatto sapere lo Stato ebraico, che ha chiesto alle potenze mondiali di “rafforzare la pressione” per impedire alla Repubblica Islamica di dotarsi di armamenti atomici. Teheran ha invece minacciato una “risposta su scala planetaria” a qualsiasi tentativo di fermare il suo programma atomico. Per gli Stati Uniti non c’è “rischio di proliferazione” nucleare, mentre Mosca ha garantito che il sito, sotto costante sorveglianza degli esperti dell’Agenzia Internazionale per l’energia atomica, servirà a produrre soltanto energia per scopi civili. Sull’importanza strategica della centrale di Bushehr, ascoltiamo il commento di Fulvio Scaglione, vice direttore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area, intervistato da Stefano Leszczynski (ascolta):

R. – La centrale nucleare di Bushehr, il cui combustibile sarebbe fornito dalla Russia – a cui il combustibile esausto tornerebbe - sarà la prima centrale nucleare che produrrà energia per scopi civili di tutto il Medio Oriente. Quindi, ha una valenza anche simbolica notevolissima. La Russia, in realtà, nella sua posizione mantiene una certa coerenza: non solo la coerenza nella pluridecennale collaborazione con l’Iran, che riguarda naturalmente poi anche gli armamenti, il petrolio e tanti altri settori dell’economia. Mosca ha sempre sostenuto che un discorso sono i programmi che l’Iran ha attivi e che possono condurre alla costruzione di un’arma nucleare, e altro discorso sono, invece, i programmi che hanno un uso dichiaratamente e, secondo Mosca, inevitabilmente civile.


D. – Non c’è il pericolo che, dando il via libera allo sviluppo nucleare civile dell’Iran, poi si possa arrivare oltre o la situazione possa scappare di mano?



R. – Questo è quello che temono un po’ tutti ed è un timore che viene accresciuto anche dalle farneticanti dichiarazioni del presidente Ahmadinejad nei confronti di Israele. Bisognerebbe fidarsi in qualche modo dell’attenzione della Russia nel controllare questo processo, questo andirivieni di combustibile nucleare. In ogni caso, ci sono anche esperti che dicono che il pericolo della "bomba iraniana" non verrebbe tanto da Bushehr ma da altri impianti, cioè dagli impianti dove l’Iran lavora per arrivare ad arricchire in proprio l’uranio.



D. – A livello geopolitico, questo intensificarsi dell’amicizia tra Russia e Iran, cambia un po’ il quadro nella regione?



R. – Io credo che qualcosa si stia muovendo, ma si stia muovendo ormai da anni. Chiaramente siamo dentro una fase in cui gli Stati Uniti per tante ragioni hanno perso quella capacità che hanno detenuto per molti anni di influenzare praticamente da soli l’andamento della politica internazionale. Adesso gli attori potenti o, comunque, influenti sono parecchi. Io mi domando se Mosca non si stia preparando ad uno scenario in cui gli americani si ritirano dall’Iraq, forse si ritirano dall’Afghanistan e, quindi, tutta quella regione di cui l’Iran in qualche modo è un perno torna ad essere sul "mercato" dell’influenza strategica internazionale.

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