A Gerusalemme è polemica dopo la proposta di dividere il treno fra uomini e donne per i quartieri ultra-ortodossi
PeaceReporter - Dividere la metropolitana leggera in scomparti maschili, in testa, e femminili, in coda, per blandirela popolazione ultra-ortodossa di Gerusalemme. La proposta è stata lanciata dai vertici di CityPass l'azienda incaricata di costruire i treni per il trasporto pubblico nella città santa. La polemica è scoppiata subito dopo le dichiarazioni di Yair Naveh, amministratore delegato di City Pass, il quale, nella giornata di presentazione della linea, che entrerà a pieno regime nella prossima primavera, ha parlato di "vetture mehadrin" per la metro. "Mehadrin" è un termine usato per descrivere quelle persone che rispettano alla lettera i dettami della Torah. Naveh, ex generale di ferro in forza all'Israel Defense Forces, ha spiegato a chi chiedeva delucidazioni sulla sua proposta: "Il treno è stato costruito per servire tutti e l'opzione può essere facilmente adottata dal momento che il mezzo è diviso in vagoni. Non è un problema dichiarare mehadrin tre o quattro vetture". Fra coloro che criticano l'idea per il timore dei suoi effetti segreganti c'è uno degli assessori comunali di Gerusalemme Rachel Azariya che ha affermato: "Naveh sembra ignorare la sentenza dell'Alta Corte che proibisce questo tipo di segregazione. Non credo che egli abbia il diritto di decidere come residenti di Gerusalemme dovrebbero comportarsi nella sfera pubblica. È stato incaricato - ha concluso Azariya - di eseguire un progetto ma questo non significa che egli possa dire alla gente dove potersi o non potersi sedere".
Ricorsi storici. In Israele il principio di eguaglianza nei trasporti pubblici era stato violato un anno fa quando la compagnia di autobus Egged, finanziata con denaro pubblico, ha scelto di far pagare un prezzo ridotto agli haredi (ultra-ortodossi) a cui venivano anche riservati posti particolari all'interno dei mezzi., Questo dopo le proteste a Meah Sharim, il quartiere di Gerusalemme abitato dagli ultra-ortodossi, che riunì, il 25 aprile 2009, oltre duemila persone. Oggi la proposta di Naveh sembra ignorare quegli avvenimenti e non tener conto del fatto che la metropolitana in quanto servizio pubblico non può obbligare i passeggeri ad adeguarsi alle pratiche religiose di un piccolo gruppo. La tensione fra i vertici politici e quelli di CityPass sono arrivati ad una settimana di distanza da un'altra querelle sorta dopo che il consorzio privato aveva indetto un sondaggio per chiedere ai cittadini se fossero "infastiditi" dal fatto che la tratta metropolitana includesse le fermate nei quartieri arabi di collegamento con gli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est. La stessa rilevazione statistica domandava agli intervistati se fossero preoccupati dal fatto che i passeggeri, tanto ebrei quanto arabi, potessero salire a bordo dei treni senza subire un controllo di sicurezza.
Nel campione statistico c'era anche Ofra Ben-Artzi, cognata della first lady Sara Netanyahu, che ha sostenuto: "Ho detto al sondaggista se riteneva possibile che questo tipo di domande potessero essere poste a Londra o New York. Questo testimonia il livello di razzismo che abbiamo raggiunto".
PeaceReporter - Dividere la metropolitana leggera in scomparti maschili, in testa, e femminili, in coda, per blandirela popolazione ultra-ortodossa di Gerusalemme. La proposta è stata lanciata dai vertici di CityPass l'azienda incaricata di costruire i treni per il trasporto pubblico nella città santa. La polemica è scoppiata subito dopo le dichiarazioni di Yair Naveh, amministratore delegato di City Pass, il quale, nella giornata di presentazione della linea, che entrerà a pieno regime nella prossima primavera, ha parlato di "vetture mehadrin" per la metro. "Mehadrin" è un termine usato per descrivere quelle persone che rispettano alla lettera i dettami della Torah. Naveh, ex generale di ferro in forza all'Israel Defense Forces, ha spiegato a chi chiedeva delucidazioni sulla sua proposta: "Il treno è stato costruito per servire tutti e l'opzione può essere facilmente adottata dal momento che il mezzo è diviso in vagoni. Non è un problema dichiarare mehadrin tre o quattro vetture". Fra coloro che criticano l'idea per il timore dei suoi effetti segreganti c'è uno degli assessori comunali di Gerusalemme Rachel Azariya che ha affermato: "Naveh sembra ignorare la sentenza dell'Alta Corte che proibisce questo tipo di segregazione. Non credo che egli abbia il diritto di decidere come residenti di Gerusalemme dovrebbero comportarsi nella sfera pubblica. È stato incaricato - ha concluso Azariya - di eseguire un progetto ma questo non significa che egli possa dire alla gente dove potersi o non potersi sedere".
Ricorsi storici. In Israele il principio di eguaglianza nei trasporti pubblici era stato violato un anno fa quando la compagnia di autobus Egged, finanziata con denaro pubblico, ha scelto di far pagare un prezzo ridotto agli haredi (ultra-ortodossi) a cui venivano anche riservati posti particolari all'interno dei mezzi., Questo dopo le proteste a Meah Sharim, il quartiere di Gerusalemme abitato dagli ultra-ortodossi, che riunì, il 25 aprile 2009, oltre duemila persone. Oggi la proposta di Naveh sembra ignorare quegli avvenimenti e non tener conto del fatto che la metropolitana in quanto servizio pubblico non può obbligare i passeggeri ad adeguarsi alle pratiche religiose di un piccolo gruppo. La tensione fra i vertici politici e quelli di CityPass sono arrivati ad una settimana di distanza da un'altra querelle sorta dopo che il consorzio privato aveva indetto un sondaggio per chiedere ai cittadini se fossero "infastiditi" dal fatto che la tratta metropolitana includesse le fermate nei quartieri arabi di collegamento con gli insediamenti israeliani a Gerusalemme Est. La stessa rilevazione statistica domandava agli intervistati se fossero preoccupati dal fatto che i passeggeri, tanto ebrei quanto arabi, potessero salire a bordo dei treni senza subire un controllo di sicurezza.
Nel campione statistico c'era anche Ofra Ben-Artzi, cognata della first lady Sara Netanyahu, che ha sostenuto: "Ho detto al sondaggista se riteneva possibile che questo tipo di domande potessero essere poste a Londra o New York. Questo testimonia il livello di razzismo che abbiamo raggiunto".
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