Con grande sorpresa, l’ambiente urbano potrebbe non essere quello più ostile per la vita delle api. Le api continuano a non passarsela bene e c’è chi è molto preoccupato.
OggiScienza - I cittadini britannici per esempio, che nel Regno Unito stanno moltiplicando i progetti per la conservazione di questo tanto amato insetto (cercando anche di comprendere i motivi del declino). Soldi pubblici e privati vengono investiti ogni anno in diversi programmi di monitoraggio (di alcuni ne abbiamo anche già parlato). Un’altra interessante iniziativa è stata promossa dalle radio locali della BBC e dal National Trust e si chiama Be Part of It. Fra le azioni promosse da questo progetto c’è il monitoraggio dei pollini raccolti dalle api che vivono in aree urbane e in campagna. I dati preliminari della ricerca sono per certi versi sorprendenti: la biodiversità del cibo disponibile nelle aree urbane è molto maggiore che in quelle campagnole, e questo potrebbe dare indicazioni per una migliore protezione degli insetti.
L’unità di ricerca del National Pollen and Aerobiology dell’Università di Worcester ha infatti raccolto negli alveari di api urbane (in questo caso quelle residenti a Kensington Palace a Londra) pollini provenienti da diverse specie come il cisto, l’eucalipto e il sambuco, mentre le api di campagna (campioni di Nostell Priory nello Yorkshire e di Barrington Court nel Somerset) sembrano visitare principalmente solo fiori di colza.
“È importante conoscere il livello nutritivo che fiori offrono alle api,” ha spiegato John Newbury, capo dell’Institute of Science and the Environment, parte del progetto. “In questo modo possiamo anche osservare se le api si nutrono esclusivamente di fiori provenienti da coltivazioni commerciali, che potrebbe renderle più suscettibili agli effetti nocivi dei pesticidi.”
Il progetto sarà concluso a fine estate. Per ora sono stati raccolti campioni da 10 dei 45 alveari previsti, ma come ha osservato Matthew Oates, consulente in materia di conservazione ambientale per il National Trust, i dati preliminari suggeriscono che “oggi come oggi le api se la passano meglio in ambienti urbani che nella campagna moderna.”
Non mancano le critiche : “Sappiamo che nelle città c’è tantissima biodiversità, grazie a giardini, parchi, aiuole spartitraffico e tutti i pezzetti di terra abbandonata, ma questo non significa necessariamente che la grande biodiversità sia così importante per le api, che hanno bisogno anche di una grande abbondanza di fiori,” ha commentato Francis Ratnieks dell’Università del Sussex, l’unico “bee professor” in tutto il regno Unito.
OggiScienza - I cittadini britannici per esempio, che nel Regno Unito stanno moltiplicando i progetti per la conservazione di questo tanto amato insetto (cercando anche di comprendere i motivi del declino). Soldi pubblici e privati vengono investiti ogni anno in diversi programmi di monitoraggio (di alcuni ne abbiamo anche già parlato). Un’altra interessante iniziativa è stata promossa dalle radio locali della BBC e dal National Trust e si chiama Be Part of It. Fra le azioni promosse da questo progetto c’è il monitoraggio dei pollini raccolti dalle api che vivono in aree urbane e in campagna. I dati preliminari della ricerca sono per certi versi sorprendenti: la biodiversità del cibo disponibile nelle aree urbane è molto maggiore che in quelle campagnole, e questo potrebbe dare indicazioni per una migliore protezione degli insetti.
L’unità di ricerca del National Pollen and Aerobiology dell’Università di Worcester ha infatti raccolto negli alveari di api urbane (in questo caso quelle residenti a Kensington Palace a Londra) pollini provenienti da diverse specie come il cisto, l’eucalipto e il sambuco, mentre le api di campagna (campioni di Nostell Priory nello Yorkshire e di Barrington Court nel Somerset) sembrano visitare principalmente solo fiori di colza.
“È importante conoscere il livello nutritivo che fiori offrono alle api,” ha spiegato John Newbury, capo dell’Institute of Science and the Environment, parte del progetto. “In questo modo possiamo anche osservare se le api si nutrono esclusivamente di fiori provenienti da coltivazioni commerciali, che potrebbe renderle più suscettibili agli effetti nocivi dei pesticidi.”
Il progetto sarà concluso a fine estate. Per ora sono stati raccolti campioni da 10 dei 45 alveari previsti, ma come ha osservato Matthew Oates, consulente in materia di conservazione ambientale per il National Trust, i dati preliminari suggeriscono che “oggi come oggi le api se la passano meglio in ambienti urbani che nella campagna moderna.”
Non mancano le critiche : “Sappiamo che nelle città c’è tantissima biodiversità, grazie a giardini, parchi, aiuole spartitraffico e tutti i pezzetti di terra abbandonata, ma questo non significa necessariamente che la grande biodiversità sia così importante per le api, che hanno bisogno anche di una grande abbondanza di fiori,” ha commentato Francis Ratnieks dell’Università del Sussex, l’unico “bee professor” in tutto il regno Unito.
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