La nostra redattrice Monica Cardarelli ci racconta il libro edito da Salani
“La sensazione e l’emozione che ho avuto nello scrivere questo libro sono paragonabili soltanto a quello che ho provato scrivendo, sedici anni fa, Va’ dove ti porta il cuore. La letteratura ha bisogno di parlare all’anima. In un tempo di crisi e di cose opache c’è bisogno di qualcosa di luminoso…” così Susanna Tamaro racconta la genesi del suo ultimo libro, “Il grande albero” (Salani editore). Che le sensazioni e le emozioni provate dalla scrittrice siano così forti lo si capisce leggendolo. Sensazioni ed emozioni semplici, che Susanna Tamaro riesce a comunicare attraverso una favola, tenera e delicata, ironica e gentile. Una favola ambientata in un bosco, in un ambiente naturale quindi, con un breve viaggio e una sosta forzata all’interno di una grande città, e in particolare a Piazza San Pietro a Roma. Prendendo a prestito alberi, scoiattoli, uccellini e piccioni, Susanna Tamaro riesce a presentarci un mondo come dovrebbe essere, come vorremmo che fosse, e il contrasto con l’arrivo in città evidenzia ancora di più l’attuale situazione della specie umana: grandi città caotiche, macchine in fila sulle strade, aria irrespirabile, caos di persone che vanno e vengono in una corsa infinita, ignorandosi tra loro. Qui tutto è caos, confusione e rumore; nel bosco tutto è calma e silenzio. La luce del sole è vita e armonia nella comunità ‘fraterna’ degli esseri viventi, mentre indifferenza e rumore, anonimato e confusione caratterizzano la società degli umani.
Il libro si presenta come un libro per ragazzi ma certo non è rivolto solo a loro. Semplice, diretto, divertente e delicato, è sì una favola, ma nel modo delle favole di Esopo o La Fontaine, che rappresentano il mondo animale e naturale per far riflettere con ironia, delicatezza e semplicità sulla condizione attuale della ‘società umana’.
Sono pagine piene di vita quelle de “Il grande albero”. Si tratta di piccole cose, semplici e quotidiane, piccole gioie e i piccoli progetti, come ad esempio costruire il nido sull’abete più grande della radura. O come, per lo scoiattolo, poter vivere all’interno di questo grande e maestoso albero, al suo calore. Perché “che albero è se, tra le sue fronde, non ospita e protegge la vita?”. Amicizia e protezione. Amore e fiducia. Affetti semplici.
La storia, piacevole, divertente e originale, lascia spazio a molteplici allegorie della vita. Il nostro protagonista, prima di diventare il ‘grande albero’, era un minuto arbusto su cui nessun altro essere vivente del bosco avrebbe scommesso qualcosa. Anzi, le betulle, i faggi e gli altri alberi che improvvisamente, un giorno, se lo videro davanti, avevano fatto a gara a indovinare che brutta fine avrebbe fatto.
E così passano gli anni ma il nostro albero non è ancora ‘grande’ a sufficienza perché gli uccelli lo scelgano per costruirci il loro nido o gli scoiattoli per stabilirci la propria casa. L’abete allora non può far altro che aspettare. Aspetta e la pazienza dell’attesa, non vuota ma piena di speranza, lo renderà dopo decine e decine di anni il ‘grande albero’, il più maestoso della radura e di tutto il bosco. Ha saputo aspettare lì dove la vita scorre lentamente e viene vissuta in semplicità.
Mi piace pensare che San Francesco avrebbe molto amato una storia simile, e non solo perché ambientata in un contesto naturale così a lui caro quanto piuttosto perché può sembrare una piccola parabola, il vangelo spiegato ai poveri, ai semplici, agli umili. E come in tutte le parabole che si rispettino, alla fine arriva anche il miracolo, e a compierlo sarà proprio colui che non ne conosceva nemmeno il significato.
Purezza della semplicità? Può darsi. Fatto sta che in queste pagine l’amore e l’amicizia riescono a compiere miracoli. Dopodiché, la vita continua nello scorrere lento e semplice del sole che si alza e illumina il bosco per poi lasciare il posto alla luna. Lo scoiattolo e il grande albero, e insieme a loro piante, uccelli e gli altri animali, continueranno la loro vita di sempre, semplice, fatta di niente e, agli occhi di noi uomini, insignificante. Ma la vita lì nel bosco proseguirà in pace e armonia. Una favola che, continuiamo a sperare, possa diventare realtà anche in città.
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