All’Angelus, commentano la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro, Benedetto XVI evidenzia che essa dice due cose: “la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento”.
Castel Gandolfo (AsiaNews) - Seguire in vita la via di Dio, perché dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi: “nel Giorno del Giudizio Dio appianerà ogni ingiustizia del mondo. Giudicherà i ricchi e i poveri secondo il criterio dell’amore”. E’ il monito che Benedetto XVI ha rivolto oggi alle 4mila persone presenti a Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus, l’ultimo di questo periodo di riposo del Papa nella cittadina laziale. Come egli stesso ha detto oggi, venerdì infatti rientrerà in Vaticano.
Prendendo spunto dalla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro del Vangelo di oggi, alle persone presenti nel cortile interno del palazzo apostolico Benedetto XVI ha detto che “il primo vive nel lusso e nell’egoismo, e quando muore, finisce all’inferno.Il povero invece, che si ciba degli avanzi della mensa del ricco, alla sua morte viene portato dagli angeli nella dimora eterna di Dio e dei santi. ‘Beati voi poveri – aveva proclamato il Signore ai suoi discepoli – perché vostro è il regno di Dio’ (Lc 6,20). Ma il messaggio della parabola va oltre: ricorda che, mentre siamo in questo mondo, dobbiamo ascoltare il Signore che ci parla mediante le sacre Scritture e vivere secondo la sua volontà, altrimenti, dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi. Dunque, questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo”.
La parabola, ha aggiunto più tardi, rivolgendosi ai pellegrini polacchi presenti, “ci ricorda che nel Giorno del Giudizio Dio appianerà ogni ingiustizia del mondo. Giudicherà i ricchi e i poveri secondo il criterio dell’amore. Riparerà i torti e le sfortune. I nostri cuori siano pervasi dallo spirito di solidarietà con chi si trova nel bisogno. Siamo collaboratori di Dio nella moltiplicazione dell’amore sulla terra”. “L’amore di Dio deve essere la misura del nostro agire”, ha detto ai tedeschi.
Poco prima, il Papa aveva sottolineato come “per una felice coincidenza domani celebreremo la memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli, patrono delle organizzazioni caritative cattoliche, di cui ricorre il trecentocinquantesimo anniversario della morte. Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri” e “seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette “Charitées”, le “Carità”, cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”.
“Solo l’Amore con la “A” maiuscola - ha concluso - dona la vera felicità! Lo dimostra anche un’altra testimone, una giovane, che ieri è stata proclamata Beata qui a Roma. Parlo di Chiara Badano, una ragazza italiana nata nel 1971, che una malattia ha condotto alla morte a poco meno di 19 anni, ma che è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome: Chiara Luce. Cari amici, la sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa - ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana. Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: ‘Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono’. Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita.”.
Castel Gandolfo (AsiaNews) - Seguire in vita la via di Dio, perché dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi: “nel Giorno del Giudizio Dio appianerà ogni ingiustizia del mondo. Giudicherà i ricchi e i poveri secondo il criterio dell’amore”. E’ il monito che Benedetto XVI ha rivolto oggi alle 4mila persone presenti a Castel Gandolfo per la recita dell’Angelus, l’ultimo di questo periodo di riposo del Papa nella cittadina laziale. Come egli stesso ha detto oggi, venerdì infatti rientrerà in Vaticano.
Prendendo spunto dalla parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro del Vangelo di oggi, alle persone presenti nel cortile interno del palazzo apostolico Benedetto XVI ha detto che “il primo vive nel lusso e nell’egoismo, e quando muore, finisce all’inferno.Il povero invece, che si ciba degli avanzi della mensa del ricco, alla sua morte viene portato dagli angeli nella dimora eterna di Dio e dei santi. ‘Beati voi poveri – aveva proclamato il Signore ai suoi discepoli – perché vostro è il regno di Dio’ (Lc 6,20). Ma il messaggio della parabola va oltre: ricorda che, mentre siamo in questo mondo, dobbiamo ascoltare il Signore che ci parla mediante le sacre Scritture e vivere secondo la sua volontà, altrimenti, dopo la morte, sarà troppo tardi per ravvedersi. Dunque, questa parabola ci dice due cose: la prima è che Dio ama i poveri e li solleva dalla loro umiliazione; la seconda è che il nostro destino eterno è condizionato dal nostro atteggiamento, sta a noi seguire la strada che Dio ci ha mostrato per giungere alla vita, e questa strada è l’amore, non inteso come sentimento, ma come servizio agli altri, nella carità di Cristo”.
La parabola, ha aggiunto più tardi, rivolgendosi ai pellegrini polacchi presenti, “ci ricorda che nel Giorno del Giudizio Dio appianerà ogni ingiustizia del mondo. Giudicherà i ricchi e i poveri secondo il criterio dell’amore. Riparerà i torti e le sfortune. I nostri cuori siano pervasi dallo spirito di solidarietà con chi si trova nel bisogno. Siamo collaboratori di Dio nella moltiplicazione dell’amore sulla terra”. “L’amore di Dio deve essere la misura del nostro agire”, ha detto ai tedeschi.
Poco prima, il Papa aveva sottolineato come “per una felice coincidenza domani celebreremo la memoria liturgica di san Vincenzo de’ Paoli, patrono delle organizzazioni caritative cattoliche, di cui ricorre il trecentocinquantesimo anniversario della morte. Nella Francia del 1600, egli toccò con mano proprio il forte contrasto tra i più ricchi e i più poveri” e “seppe organizzare forme stabili di servizio alle persone emarginate, dando vita alle cosiddette “Charitées”, le “Carità”, cioè gruppi di donne che mettevano il loro tempo e i loro beni a disposizione dei più emarginati”.
“Solo l’Amore con la “A” maiuscola - ha concluso - dona la vera felicità! Lo dimostra anche un’altra testimone, una giovane, che ieri è stata proclamata Beata qui a Roma. Parlo di Chiara Badano, una ragazza italiana nata nel 1971, che una malattia ha condotto alla morte a poco meno di 19 anni, ma che è stata per tutti un raggio di luce, come dice il suo soprannome: Chiara Luce. Cari amici, la sua parrocchia, la diocesi di Acqui Terme e il Movimento dei Focolari, a cui apparteneva, oggi sono in festa - ed è una festa per tutti i giovani, che possono trovare in lei un esempio di coerenza cristiana. Le sue ultime parole, di piena adesione alla volontà di Dio, sono state: ‘Mamma, ciao. Sii felice perché io lo sono’. Rendiamo lode a Dio, perché il suo amore è più forte del male e della morte; e ringraziamo la Vergine Maria che conduce i giovani, anche attraverso le difficoltà e le sofferenze, ad innamorarsi di Gesù e a scoprire la bellezza della vita.”.
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