Il 25 settembre manifestazione contro la 'ndrangheta a Reggio
LiberaInformazione - Dopo l'escalation di attentati alla procura di Reggio, ultimo il caso che ha visto protagonista il procuratore Di Landro, il Quotidiano della Calabria ha indetto “No ’ndrangheta”, una manifestazione che vuole, il 25 settembre, nella città dello Stretto invitare in piazza chi si riconosce nel fronte che contrasta la prepotenza delle ’ndrine. La proposta condensata in un editoriale dal direttore del quotidiano, Matteo Cosenza, rappresenta un modo per testimoniare la vicinanza a chi opera in prima linea contro la criminalità, ma anche un’occasione per aprire un confronto tra i calabresi che vogliono assumersi le proprie responsabilità per arginare la mentalità mafiosa. In vista del 25 settembre Libera Informazione ha sentito il direttore del Quotidiano della Calabria.
Direttore, cosa vi ha spinti a indire, in quell'editoriale, questa manifestazione?
L'idea è nata in quell'editoriale: da mesi, o meglio, dopo ogni intimidazione o attentato, perché spesso non si parla di intimidazioni generiche, arriva il solito diluvio di parole, di solidarietà, che è diventato quasi un rituale. Ho come l'impressione che i politici, gli amministratori, abbiano un prestampato sul quale cambiano, di volta in volta, solo il nome della persona a cui esprimere la solidarietà. E poi finisce tutto così. Allora nel commentare l'episodio dell'attentato al palazzo dove abita il procuratore generale Di Landro a Reggio Calabria, un momento importante di una escalation che si sta vivendo nella regione, mi è venuto in mente di dire basta alla solidarietà generica, alla passerella, che lascia il tempo che trova. Un invito a farci sentire un po' tutti: chiamare in causa la politica che è impegnata in diatribe interne che non so chi possano interessare, i sindacati che in qualche modo hanno difficoltà a esprimersi, e la società civile che è presente ma non riesce spesso a farsi sentire adeguatamente. Sarebbe un occasione per portare da un lato solidarietà al magistrato e al contempo far crescere la società: facciamolo andando a Reggio, la cosa più importante in questo momento.
Nell'editoriale sottolineava come in Calabria non ci sia ancora stata una “primavera”, simile a quella palermitana?
Sicuramente la Calabria è una realtà molto periferica, molto marginale, abbandonata a sé stessa, dove c'è una solitudine delle poche esperienze positive che non riescono a imporsi e a dare un segno decisivo. Per cui tutto questo determina un circolo vizioso, in cui c'è una incapacità di venire fuori con forza, da parte della società civile, per aprire nuove prospettive. La Sicilia è sicuramente molto più dinamica, e questo dinamismo certo l'ha dimostrato dopo cose clamorose ed eclatanti. In Calabria anche dopo episodi drammatici, pensiamo all'omicidio del giudice Scopelliti, non si sono prodotte reazioni adeguate. Devo dire che questa provocazione, questa proposta di manifestazione forse ha colto nel segno nel momento opportuno e vedremo quello che accadrà.
Torniamo alla magistratura di Reggio: segnali inquietanti da che tempo si assommano, che idea si è fatto a riguardo?
Premetto che a Reggio ci sono dei magistrati che da anni fanno con coraggio e sacrificio, in maniera meritoria, il loro lavoro. Premesso questo devo dire che questi magistrati erano isolati, emarginati, spesso spiati come ha dimostrato la scoperta di cimici nelle stanze di alcuni di loro. La novità è stata il fatto che dopo anni di “porti delle nebbie”, sono arrivati dei magistrati al vertice della Procura, che hanno impresso una spinta nuova e hanno dato anche fiducia e coraggio a quei magistrati che facevano il loro lavoro da sempre. Questo ha determinato un salto di qualità dell'azione della magistratura contro la 'ndrangheta, nello stesso tempo anche quello delle azioni violentissime di vario tipo. Che certe cose le facciamo uomini della 'ndrangheta è fuor di dubbio, chi guidi e decida le cose è tutto da vedere.
In chiusura, oltre le spie riguardo l'attacco ai magistrati anche l'informazione in Calabria risente di un clima spesso difficile...
La situazione dell'informazione è estremamente complicata e difficile; per chi fa questo mestiere normalmente, raccontando i fatti di 'ndrangheta, gli scandali, nei piccoli paesi, a livello locale, certo ci sono gravi rischi. Le intimidazioni non si contano ma c'è una reattività formidabile. Le faccio un esempio sull'ultimo caso riguardante un nostro collaboratore da San Luca. Sabato scorso Ferdinando Piccolo ha ricevuto cinque proiettili davanti al negozio del padre. Io l'ho chiamato pochi minuti dopo per sapere cosa fosse successo e stargli vicino e lui, un ragazzo molto giovane, mi ha detto “Direttore, però domani esce la mia pagina su San Luca, quella è la mia risposta”. La Calabria è straordinaria: c'è si 'ndrangheta, zona grigia, contiguità, collusione, ma anche tanta gente perbene. Penso e spero che sia la maggioranza. Bisogna darle fiducia per farla venire fuori.
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