sabato, settembre 25, 2010
Ieri sera, alle tre di notte ora italiana, il boia ha portato a termine il “suo compito” presso il Greensville Correctional Center, in Virginia…

del nostro collaboratore redazionale Stefano Buso

Nonostante lo sdegno, le proteste e le toccanti contestazioni che hanno preso le mosse in diverse parti del pianeta, Teresa Lewis è stata giustiziata. Questa procedura è forse diversa da quanto facevano gli Aztechi e altre popolazioni precolombiane con chi doveva essere immolato per compiacere gli dei? All’epoca, “i prescelti”, venivano posti su grandi pietre e uccisi davanti al popolo. Oggi, dopo la condanna a morte e un’attesa estenuante che dura settimane, mesi, spesso anni, si è giustiziati senza troppi fronzoli in nome della Legge. La perfida analogia tra ieri e oggi è sin troppo evidente, con l’unica variabile cronologica: l’esecuzione di Teresa Lewis è avvenuta alle 21 di ieri sera, 23 settembre 2010, nello stato americano della Virginia, e non cinque secoli or sono…

Più di qualcuno attendeva che il telefono presente nella stanza delle esecuzioni squillasse. Sarebbe stato un segno significativo di clemenza da parte del Governatore. Gesto di benevolenza che alla fine non è arrivato. Prima di morire, la donna ha consumato l’ultimo pasto, avuto il conforto religioso del cappellano, e forse una pacca di incoraggiamento sulla spalla. In ogni caso, se n’è andata, distesa sul lettino aspettando che il cocktail di veleni facesse effetto. Nel frattempo, all’esterno del carcere, gli abolizionisti protestavano animatamente con cartelli, canti e preghiere. Davvero tante le persone indignate per l’esecuzione di questa donna, tra l’altro gravemente disabile. Su uno dei cartelli esposti c’erano queste parole, pesanti come pietre: “Perché uccidiamo persone che hanno ucciso altre persone per insegnare che uccidere é sbagliato?”.

Va senz’altro sottolineato che raramente “l’ingranaggio della morte” si arresta, e i casi in cui un Governatore è intervenuto commutando la pena capitale in prigione sono esigui. Già, perché chi concretizza la grazia, diventa quasi sempre impopolare, subendo un rovinoso tracollo politico. Negli Stati Uniti è evidente che non tutti sono a favore della pena capitale, questo va detto per chiarezza di informazione e onestà intellettuale. Ma gran parte della nazione, certamente sì.

A questo punto, stendere un velo pietoso su tutta questa squallida vicenda è più che mai doveroso, ma del caso Lewis si parlerà ancora a lungo, perché è impossibile cancellare una dimostrazione di crudeltà nei confronti di una donna ammalata. Oltre alla mera cronaca, in questo ambito sarebbe imprudente e fuorviante dissertare di innocenza o colpevolezza. Invece è fondamentale ribadire che la pena capitale è uno strumento rozzo, inefficace e inutile. Nel braccio della morte ci sono ancora decine, centinaia di persone che, pur ignorando quando sarà, aspettano il giorno dell’esecuzione. Probabilmente, ai più, potrebbe apparire crudele, tuttavia quel giorno forse li renderà finalmente liberi…

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