«Investire in energia pulita, trasporti sostenibili, foreste e agricoltura ecocompatibile è essenziale, affinché possano essere raggiunti gli obiettivi concordati a livello internazionale per ridurre la povertà».
GreenReport - E' questo il succo "verde" del rapporto This "A Brief for Policymakers on the Green Economy and the Millennium Development Goals (MDGs)" presentato dal Programma OInu per l'ambiente (Unep) e che esamina i progressi degli obiettivi Mdg a cinque anni dalla scadenza del 2015. La Green economy iniziative dell'Unep ha preso il via nel 2008 al culmine della crisi economica e finanziaria mondiale e sviluppa un'analisi macroeconomica sulle riforme politiche e gli investimenti in settori chiave che possono contribuire alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro, all'equità sociale e alla riduzione della povertà, affrontando nel contempo i rischi climatici ed altre sfide ecologiche. L'iniziativa riguarda una vasta area di ricerca e fornisce servizi di consulenza a più di 20 Paesi interessati al passaggio verso una green economy.
Il rapporto è solo una parte del lavoro di ricerca e analisi che riprende le conclusioni preliminari della sua pubblicazione principale, il Green Economy Report, che dovrebbe essere pubblicato nei primi mesi del 2011.
«Il degrado ambientale rende più difficile per i governi raggiungere Obiettivi di sviluppo del millennio quali il miglioramento della salute materna, la distribuzione di acqua potabile e la lotta contro fame e malattie - si legge nel rapporto redatto da team dell'Unep Green Economy - Al contrario alcuni Paesi e comunità stanno scoprendo che i miglioramenti ambientali, sostenuti da deliberate scelte politiche, investimenti intelligenti e partnership del settore privato, possono essere spesso una grande parte della soluzione».
Secondo il direttore dell'Une, Achim Steiner, «Questa è la prova che una rapida crescita che acceleri la transizione verso il low carbon, l'efficienza delle risorse, produca occupazione nella green economy, può non solo essere la sfida chiave per il raggiungimento della sostenibilità nel XXI secolo, ma può anche fornire un importante contributo al raggiungimento degli altri Mdg».
Il rapporto sottolinea che i beni e servizi ambientali che sono alla base dell'economia globale, in particolare della sua parte più trascurata (il Pil dei poveri), si stanno riducendo ad un ritmo rapido: «Questa perdita di infrastruttura ecologica è in grado di minare non solo l'Mgd numero 7 della sostenibilità ambientale, ma anche la maggior parte, se non tutti gli altri Mdg e gli obiettivi a loro associati».
L'Unep fa l'esempio delle barriere coralline nel Mar dei Caraibi che sono diminuite dell'80%, mentre a livello mondiale di foreste di mangrovie sono calate del 30% solo negli ultimi 20 anni: «Entrambi questi ecosistemi forniscono difese costiere, entrate del turismo e altri servizi e reddito per le comunità locali. Inoltre, essi sono le nurseries per i pesci da cui dipendono direttamente per le proteine un miliardo di persone. Il destino delle barriere coralline e delle mangrovie è dunque strettamente collegato al conseguimento degli Mgd, tra cui l'Mgd numero 1 della fame».
Le foreste sono invece le principali fonti di acqua potabile e di sostanze nutrienti per l'agricoltura, mentre forniscono beni essenziali quali cibi selvatici e medicine: «Così il destino delle foreste è collegato all'Mgd 1 della fame, agli Mgd 4 e 5 in materia di salute e a diversi obiettivi dell'Mgd 7, come dimezzare la percentuale di persone senza accesso all'acqua potabile».
Secondo il rapporto Unep, il tasso di deforestazione sta rallentando: «Negli ultimi dieci anni la perdita annuale di foresta è stata in media di 13 milioni di ettari, rispetto ai 16 milioni di ettari all'anno nel corso degli anni ‘90. Ma questo tasso sta ancora causando danni permanenti all'ambiente e circa 30 Paesi hanno perso il 90% della loro copertura forestale originaria. Investire e re-investire nelle foreste non solo aiuterà a raggiungere gli Mdg di cui sopra, ma anche a ridurre le emissioni di gas serra legate alla deforestazione».
La green economy applicata agli Obiettivi di sviluppo del il millennio deve fare però i conti con un problema: non esiste nessuno Mgd specifico riguardante l'energia. Il rapporto sottolinea però che la produzione di energia pulita renderà possibile il successo di molti degli obiettivi, sia direttamente sia in termini di sviluppo sostenibile e, indirettamente, contrastando gli effetti economici, sociali e ambientali del cambiamento climatico legato all'utilizzo di combustibili fossili.
«Ad esempio - dice l'Unep - il 14% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo e circa un quinto della loro popolazione urbana vive in basse regioni costiere che sono particolarmente vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, come l'aumento del livello dei mari, le inondazioni costiere ed l'erosione del suolo».
GreenReport - E' questo il succo "verde" del rapporto This "A Brief for Policymakers on the Green Economy and the Millennium Development Goals (MDGs)" presentato dal Programma OInu per l'ambiente (Unep) e che esamina i progressi degli obiettivi Mdg a cinque anni dalla scadenza del 2015. La Green economy iniziative dell'Unep ha preso il via nel 2008 al culmine della crisi economica e finanziaria mondiale e sviluppa un'analisi macroeconomica sulle riforme politiche e gli investimenti in settori chiave che possono contribuire alla crescita economica, alla creazione di posti di lavoro, all'equità sociale e alla riduzione della povertà, affrontando nel contempo i rischi climatici ed altre sfide ecologiche. L'iniziativa riguarda una vasta area di ricerca e fornisce servizi di consulenza a più di 20 Paesi interessati al passaggio verso una green economy.
Il rapporto è solo una parte del lavoro di ricerca e analisi che riprende le conclusioni preliminari della sua pubblicazione principale, il Green Economy Report, che dovrebbe essere pubblicato nei primi mesi del 2011.
«Il degrado ambientale rende più difficile per i governi raggiungere Obiettivi di sviluppo del millennio quali il miglioramento della salute materna, la distribuzione di acqua potabile e la lotta contro fame e malattie - si legge nel rapporto redatto da team dell'Unep Green Economy - Al contrario alcuni Paesi e comunità stanno scoprendo che i miglioramenti ambientali, sostenuti da deliberate scelte politiche, investimenti intelligenti e partnership del settore privato, possono essere spesso una grande parte della soluzione».
Secondo il direttore dell'Une, Achim Steiner, «Questa è la prova che una rapida crescita che acceleri la transizione verso il low carbon, l'efficienza delle risorse, produca occupazione nella green economy, può non solo essere la sfida chiave per il raggiungimento della sostenibilità nel XXI secolo, ma può anche fornire un importante contributo al raggiungimento degli altri Mdg».
Il rapporto sottolinea che i beni e servizi ambientali che sono alla base dell'economia globale, in particolare della sua parte più trascurata (il Pil dei poveri), si stanno riducendo ad un ritmo rapido: «Questa perdita di infrastruttura ecologica è in grado di minare non solo l'Mgd numero 7 della sostenibilità ambientale, ma anche la maggior parte, se non tutti gli altri Mdg e gli obiettivi a loro associati».
L'Unep fa l'esempio delle barriere coralline nel Mar dei Caraibi che sono diminuite dell'80%, mentre a livello mondiale di foreste di mangrovie sono calate del 30% solo negli ultimi 20 anni: «Entrambi questi ecosistemi forniscono difese costiere, entrate del turismo e altri servizi e reddito per le comunità locali. Inoltre, essi sono le nurseries per i pesci da cui dipendono direttamente per le proteine un miliardo di persone. Il destino delle barriere coralline e delle mangrovie è dunque strettamente collegato al conseguimento degli Mgd, tra cui l'Mgd numero 1 della fame».
Le foreste sono invece le principali fonti di acqua potabile e di sostanze nutrienti per l'agricoltura, mentre forniscono beni essenziali quali cibi selvatici e medicine: «Così il destino delle foreste è collegato all'Mgd 1 della fame, agli Mgd 4 e 5 in materia di salute e a diversi obiettivi dell'Mgd 7, come dimezzare la percentuale di persone senza accesso all'acqua potabile».
Secondo il rapporto Unep, il tasso di deforestazione sta rallentando: «Negli ultimi dieci anni la perdita annuale di foresta è stata in media di 13 milioni di ettari, rispetto ai 16 milioni di ettari all'anno nel corso degli anni ‘90. Ma questo tasso sta ancora causando danni permanenti all'ambiente e circa 30 Paesi hanno perso il 90% della loro copertura forestale originaria. Investire e re-investire nelle foreste non solo aiuterà a raggiungere gli Mdg di cui sopra, ma anche a ridurre le emissioni di gas serra legate alla deforestazione».
La green economy applicata agli Obiettivi di sviluppo del il millennio deve fare però i conti con un problema: non esiste nessuno Mgd specifico riguardante l'energia. Il rapporto sottolinea però che la produzione di energia pulita renderà possibile il successo di molti degli obiettivi, sia direttamente sia in termini di sviluppo sostenibile e, indirettamente, contrastando gli effetti economici, sociali e ambientali del cambiamento climatico legato all'utilizzo di combustibili fossili.
«Ad esempio - dice l'Unep - il 14% della popolazione dei Paesi in via di sviluppo e circa un quinto della loro popolazione urbana vive in basse regioni costiere che sono particolarmente vulnerabili agli impatti del cambiamento climatico, come l'aumento del livello dei mari, le inondazioni costiere ed l'erosione del suolo».
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