del nostro redattore Carlo Mafera
La compagnia “Volo di prova” con Marta Meneghetti e Lucilla Mininno ha rappresentato dal 7 al 10 ottobre un pezzo teatrale di grande spessore esistenziale e psicanalitico: il rapporto tra madre e figlia e per estensione i giochi di ruolo. Dalle note di regia estrapoliamo: “In un oscuro e silenzioso limbo prima della nascita, una Madre e una Figlia, o meglio una che in vita farà la Madre e una che in vita farà la Figlia, si incontrano e si danno, loro malgrado, appuntamento sul mondo. Il loro legame, la loro tradizione, una ruota di gomma, sulla quale sedersi e aspettare di nascere per l’ennesima volta, un panzerotto e una bottiglia di acqua da consumare il più tardi possibile…
Sul fondo i resti di pacchi che portano in dono un biglietto per l’ennesimo viaggio nella condizione dell’uomo, un biglietto per una vita che è un teatro in cui ogni parte è sempre la stessa, grottesca e comica….” Il rapporto madre–figlia è una delle relazioni più complesse, che rimarrà centrale durante tutta la vita per entrambe le donne e influenzerà ogni rapporto che la figlia avrà nella sua vita, poiché prima che una donna diventi grande continua ad essere figlia di sua madre. Nella rappresentazione viene messa in evidenza anche l’intercambiabilità dei ruoli, ma nonostante i cambiamenti gli aspetti emotivamente profondi del rapporto rimarranno sostanzialmente costanti.
Guardando “A cavallo della tomba” mi è sembrato di prendere coscienza dei ruoli che, spesso coattivamente e inconsapevolmente, siamo chiamati a svolgere durante la nostra vita. Un testo psicoterapeutico che fa rimettere in discussione il nostro vissuto, senza volerne dare una soluzione ma semplicemente rappresentandolo. Gli spettatori sono interpreti e possono di volta in volta guardare dall’esterno la rappresentazione del nostro modo di essere, la nostra famiglia, il nostro passato, il nostro presente e osservare così il ruolo che ogni giorno inconsciamente interpretiamo sul palcoscenico della vita. Guardando da fuori, il pubblico prende coscienza di quelle dinamiche comportamentali nostre e di chi ci vive accanto che non avevamo percepito da dentro... Il pubblico ha la possibilità di portare alla luce qualcosa di nascosto e prima sconosciuto che ci condiziona ogni giorno. La nuova coscienza di noi, prodotta dalla visione di questa “commedia” ci condurrà a vivere il presente in modo diverso, più libero e spontaneo, e ad abbandonare quelle maschere che prima non sapevamo di indossare? In ogni quadro della “commedia” verrà attuato un “Gioco”, e avrà un tema che guarderà la rappresentazione della vita e, come osservatore, il pubblico scoprirà cose impensate di sé.
La rappresentazione dei ruoli esistenziali che inconsciamente e quotidianamente rappresentiamo, in questo pezzo teatrale, vuole avere l’obiettivo di non dare indicazioni. Semplicemente vuole significare che,osservando da fuori possiamo modificare l’immagine interiore della nostra famiglia e la nostra posizione all’interno del sistema familiare. I nostri atteggiamenti nei confronti dei componenti la famiglia possono mutare e spesso il gioco dei ruoli può essere vissuto come un’esperienza liberatoria. E come dice Lucilla Mininno, attrice e regista: ”Questa la partita giocata attraverso l’unica arma reale che quelli come me possiedono: il teatro!”.
Sul fondo i resti di pacchi che portano in dono un biglietto per l’ennesimo viaggio nella condizione dell’uomo, un biglietto per una vita che è un teatro in cui ogni parte è sempre la stessa, grottesca e comica….” Il rapporto madre–figlia è una delle relazioni più complesse, che rimarrà centrale durante tutta la vita per entrambe le donne e influenzerà ogni rapporto che la figlia avrà nella sua vita, poiché prima che una donna diventi grande continua ad essere figlia di sua madre. Nella rappresentazione viene messa in evidenza anche l’intercambiabilità dei ruoli, ma nonostante i cambiamenti gli aspetti emotivamente profondi del rapporto rimarranno sostanzialmente costanti.
Guardando “A cavallo della tomba” mi è sembrato di prendere coscienza dei ruoli che, spesso coattivamente e inconsapevolmente, siamo chiamati a svolgere durante la nostra vita. Un testo psicoterapeutico che fa rimettere in discussione il nostro vissuto, senza volerne dare una soluzione ma semplicemente rappresentandolo. Gli spettatori sono interpreti e possono di volta in volta guardare dall’esterno la rappresentazione del nostro modo di essere, la nostra famiglia, il nostro passato, il nostro presente e osservare così il ruolo che ogni giorno inconsciamente interpretiamo sul palcoscenico della vita. Guardando da fuori, il pubblico prende coscienza di quelle dinamiche comportamentali nostre e di chi ci vive accanto che non avevamo percepito da dentro... Il pubblico ha la possibilità di portare alla luce qualcosa di nascosto e prima sconosciuto che ci condiziona ogni giorno. La nuova coscienza di noi, prodotta dalla visione di questa “commedia” ci condurrà a vivere il presente in modo diverso, più libero e spontaneo, e ad abbandonare quelle maschere che prima non sapevamo di indossare? In ogni quadro della “commedia” verrà attuato un “Gioco”, e avrà un tema che guarderà la rappresentazione della vita e, come osservatore, il pubblico scoprirà cose impensate di sé.
La rappresentazione dei ruoli esistenziali che inconsciamente e quotidianamente rappresentiamo, in questo pezzo teatrale, vuole avere l’obiettivo di non dare indicazioni. Semplicemente vuole significare che,osservando da fuori possiamo modificare l’immagine interiore della nostra famiglia e la nostra posizione all’interno del sistema familiare. I nostri atteggiamenti nei confronti dei componenti la famiglia possono mutare e spesso il gioco dei ruoli può essere vissuto come un’esperienza liberatoria. E come dice Lucilla Mininno, attrice e regista: ”Questa la partita giocata attraverso l’unica arma reale che quelli come me possiedono: il teatro!”.
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