Chiude dopo quattro giorni di lavoro il Forum Internazionale per la Salvaguardia della Natura. Dopo le relazioni scientifiche è il momento delle storie pratiche. Per dimostrare che investire sullo sviluppo sostenibile è possibile ed economicamente sostenibile.
Cuneo – Il modello virtuoso della Costa Rica, il quartiere ad emissioni zero della città tedesca di Tubinga, , il progetto di ricostruzione sostenibile della frazione aquilana di Onna, il programma “Mille Orti in Africa” sviluppato dalla rete Slow Food e Terra Madre. Le rivoluzione verde non è solo nelle teorie e nei ragionamenti astratti di economisti, climatologi e sociologi. E la giornata conclusiva del Forum Internazionale Greenaccord dell’Informazione per la Salvaguardia dell’Ambiente “People Building Future” di Cuneo lo dimostra con quattro casi concreti di sostenibilità ambientale.
Discorso d’apertura per il viceministro per Ambiente, Energia e Telecomunicazioni della Costa Rica, Ana Lorena Guevara, che ha illustrato le peculiarità del “modello Costa Rica”, giudicato a livello internazionale uno degli Stati più avanzati sul fronte del progresso sostenibile e vincitore più volte della classifica tra i Paesi con il più alto tasso di felicità dei cittadini (l’HPI Index della New Economics Foundation). “Il segreto del nostro sistema – ha spiegato Guevara – risiede in quattro elementi: l’abolizione dell’esercito decisa fin dal 1948, un sistema decisionale democratico, un forte investimento sull’educazione e sulla salute, resi possibili dai fondi risparmiati grazie all’assenza di forze armate e un diffuso sistema di tutela della nostra biodiversità e delle risorse naturali che ci spingono a rifiutare investimenti industriali ed economici che potrebbero mettere a repentaglio questi elementi essenziali”.
Di sostenibilità applicata alla ricostruzione del paese di Onna, uno dei centri abruzzesi più colpiti dal terremoto di 18 mesi fa, ha parlato invece l’architetto Wittfrida Mitterer, incaricato di coordinare il progetto di aiuto finanziato dal governo federale tedesco. “Ad Onna nel Giugno 1944 furono fucilati dalla Wermacht 17 civili innocenti. Per questo il governo tedesco ha deciso di concentrare in questa frazione de L’Aquila i propri aiuti, colpito anche dalla volontà degli abitanti di ricostruire il proprio paese esattamente nello stesso luogo e altrettanto bello” ha spiegato la Mitterer. “Ma abbiamo vincolato il nostro sostegno all’approvazione di un piano di ricostruzione accompagnato dal masterplan caratterizzato da criteri antisismici, sostenibilità ambientale (utilizzo di materiali biocompatibili ed ecosostenibili), risparmio energetico (grazie a sistemi energetici innovativi), autenticità (mantenere le facciate pre-sisma, lasciando però la possibilità agli abitanti delle case di gestire le cubature interne secondo le proprie esigenze)”.
Tedeschi ancora protagonisti anche nel pomeriggio, quando, ai quasi cento giornalisti provenienti da tutto il mondo che hanno seguito i quattro giorni di lavori, è stato presentato il piano “Emissioni zero” della città di Tubinga. “Vogliamo ridurre le emissioni nocive del 70% entro il 2020”, ha spiegato Joaquin Eble, architetto ideatore del progetto Tubinga. “A conti fatti, significa far calare i gas inquinanti da otto a tre tonnellate pro capite ogni anno. Più che strategia ambientale è politica economica: vogliamo dimostrare che l’ecologia può essere compatibile con le stringenti regole dell’economia. Anche durante periodi di crisi”. Ed ecco che quindi il progetto prevede il risanamento di 160 edifici pubblici con 10 milioni di euro d’investimenti. Un massiccio programma di car sharing, campagne di informazioni per i cittadini che insegnino tutti i segreti del vivere sostenibile, forti politiche di diffusione delle energie pulite e di risparmio energetico. Scelte che hanno fatto della città a 30 chilometri da Stoccarda un esempio per altre località tedesche e per gli amministratori locali di tutto il mondo.
Ma la sostenibilità non è cosa solo per il mondo occidentale. Lo dimostra Slow Food con il suo progetto “1000 orti in Africa”, lanciato in occasione dell’edizione 2010 di Terra Madre che si aprirà la prossima settimana a Torino. Il progetto permetterà a giovani africani di studiare in Italia e di ritornare nel proprio Paese di origine per aiutare le comunità locali, rafforzando la propria economia e tutelando la propria identità culturale. Per ogni orto sarà necessario reperire 900 euro e si divideranno in orti scolastici, urbani, periurbani e comunitari. Filo conduttore: le coltivazioni seguiranno tecniche sostenibili, basate su compostaggio, preparati naturali per la difesa da insetti e parassiti, gestione razionale dell’acqua.
Puntano già all’edizione 2011 le conclusioni di Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord: “Da questo incontro, si è rafforzata la convinzione dell’importanza di un lavoro congiunto tra scienziati e giornalisti. Gli argomenti che saranno concordati porteranno alla creazione di gruppi di lavoro che fin da subito, grazie alla rete internet, predisporranno gli obiettivi concreti dei futuri incontri: i temi scientifici suggeriti saranno analizzati dal network di giornalisti della rete Greenaccord per capire come comunicarli in maniera efficace e comprensibile soprattutto ai non addetti ai lavori. Dal prossimo Forum dovrà quindi uscire un preciso progetto di comunicazione da mettere in pratica subito. Usciranno messaggi che saranno divulgati su scala mondiale. Riteniamo che la nostra esperienza sia ormai abbastanza matura per uscire dalla sola formazione del giornalista e arrivare a formare una massa critica indispensabile per spingere la classe dirigente dei vari Paesi ad agire per un cambio di rotta radicale”.
Discorso d’apertura per il viceministro per Ambiente, Energia e Telecomunicazioni della Costa Rica, Ana Lorena Guevara, che ha illustrato le peculiarità del “modello Costa Rica”, giudicato a livello internazionale uno degli Stati più avanzati sul fronte del progresso sostenibile e vincitore più volte della classifica tra i Paesi con il più alto tasso di felicità dei cittadini (l’HPI Index della New Economics Foundation). “Il segreto del nostro sistema – ha spiegato Guevara – risiede in quattro elementi: l’abolizione dell’esercito decisa fin dal 1948, un sistema decisionale democratico, un forte investimento sull’educazione e sulla salute, resi possibili dai fondi risparmiati grazie all’assenza di forze armate e un diffuso sistema di tutela della nostra biodiversità e delle risorse naturali che ci spingono a rifiutare investimenti industriali ed economici che potrebbero mettere a repentaglio questi elementi essenziali”.
Di sostenibilità applicata alla ricostruzione del paese di Onna, uno dei centri abruzzesi più colpiti dal terremoto di 18 mesi fa, ha parlato invece l’architetto Wittfrida Mitterer, incaricato di coordinare il progetto di aiuto finanziato dal governo federale tedesco. “Ad Onna nel Giugno 1944 furono fucilati dalla Wermacht 17 civili innocenti. Per questo il governo tedesco ha deciso di concentrare in questa frazione de L’Aquila i propri aiuti, colpito anche dalla volontà degli abitanti di ricostruire il proprio paese esattamente nello stesso luogo e altrettanto bello” ha spiegato la Mitterer. “Ma abbiamo vincolato il nostro sostegno all’approvazione di un piano di ricostruzione accompagnato dal masterplan caratterizzato da criteri antisismici, sostenibilità ambientale (utilizzo di materiali biocompatibili ed ecosostenibili), risparmio energetico (grazie a sistemi energetici innovativi), autenticità (mantenere le facciate pre-sisma, lasciando però la possibilità agli abitanti delle case di gestire le cubature interne secondo le proprie esigenze)”.
Tedeschi ancora protagonisti anche nel pomeriggio, quando, ai quasi cento giornalisti provenienti da tutto il mondo che hanno seguito i quattro giorni di lavori, è stato presentato il piano “Emissioni zero” della città di Tubinga. “Vogliamo ridurre le emissioni nocive del 70% entro il 2020”, ha spiegato Joaquin Eble, architetto ideatore del progetto Tubinga. “A conti fatti, significa far calare i gas inquinanti da otto a tre tonnellate pro capite ogni anno. Più che strategia ambientale è politica economica: vogliamo dimostrare che l’ecologia può essere compatibile con le stringenti regole dell’economia. Anche durante periodi di crisi”. Ed ecco che quindi il progetto prevede il risanamento di 160 edifici pubblici con 10 milioni di euro d’investimenti. Un massiccio programma di car sharing, campagne di informazioni per i cittadini che insegnino tutti i segreti del vivere sostenibile, forti politiche di diffusione delle energie pulite e di risparmio energetico. Scelte che hanno fatto della città a 30 chilometri da Stoccarda un esempio per altre località tedesche e per gli amministratori locali di tutto il mondo.
Ma la sostenibilità non è cosa solo per il mondo occidentale. Lo dimostra Slow Food con il suo progetto “1000 orti in Africa”, lanciato in occasione dell’edizione 2010 di Terra Madre che si aprirà la prossima settimana a Torino. Il progetto permetterà a giovani africani di studiare in Italia e di ritornare nel proprio Paese di origine per aiutare le comunità locali, rafforzando la propria economia e tutelando la propria identità culturale. Per ogni orto sarà necessario reperire 900 euro e si divideranno in orti scolastici, urbani, periurbani e comunitari. Filo conduttore: le coltivazioni seguiranno tecniche sostenibili, basate su compostaggio, preparati naturali per la difesa da insetti e parassiti, gestione razionale dell’acqua.
Puntano già all’edizione 2011 le conclusioni di Andrea Masullo, presidente del Comitato scientifico di Greenaccord: “Da questo incontro, si è rafforzata la convinzione dell’importanza di un lavoro congiunto tra scienziati e giornalisti. Gli argomenti che saranno concordati porteranno alla creazione di gruppi di lavoro che fin da subito, grazie alla rete internet, predisporranno gli obiettivi concreti dei futuri incontri: i temi scientifici suggeriti saranno analizzati dal network di giornalisti della rete Greenaccord per capire come comunicarli in maniera efficace e comprensibile soprattutto ai non addetti ai lavori. Dal prossimo Forum dovrà quindi uscire un preciso progetto di comunicazione da mettere in pratica subito. Usciranno messaggi che saranno divulgati su scala mondiale. Riteniamo che la nostra esperienza sia ormai abbastanza matura per uscire dalla sola formazione del giornalista e arrivare a formare una massa critica indispensabile per spingere la classe dirigente dei vari Paesi ad agire per un cambio di rotta radicale”.
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