La nostra redattrice Monica Cardarelli ha partecipato al Festival Francescano di Reggio Emilia
“Forza venite gente che in piazza si va, un grande spettacolo c’è…”: i giorni scorsi a Reggio Emilia si aveva l’impressione che tanti e tanti rispondessero a questo richiamo mentre si recavano nella splendida piazza della Vittoria. Dal 1 al 3 ottobre Reggio Emilia è stata infatti invasa, per il secondo anno consecutivo, dai rappresentanti di tutte le famiglie francescane: frati minori, conventuali e cappuccini, le sorelle Clarisse del Monastero di Sant’Agata Feltria e le Clarisse Cappuccine di Correggio, i rappresentanti delle fraternità OFS dell’Emilia Romagna e non. E con loro tutti coloro che sentono forte il richiamo alla spiritualità francescana e clariana.
Anche quest’anno si sono alternati relatori di altissimo livello come Marco Bartoli e Chiara Frugoni, Stefano Zamagni e Giovanni Salonia, Massimo Cacciari e Antonio Sciortino, Giovanni Nicolini e Ettore Colli Vignarelli e molti altri.
Interessanti le proposte per i bambini e i ragazzi e alta la loro partecipazione, a cominciare dai laboratori di mediazione del conflitto a quelli a cura dell’Antoniano di Bologna. Spettacoli teatrali come “Un uomo di nome Francesco” con Marco Finco e Filarmonica clown o “L’ecclesiaste” di Vincenzo Cerami hanno animato queste giornate, mentre il concerto di Noa ha concluso la seconda edizione del Festival francescano.
Il tema di quest’anno “Fratelli è possibile?” era il filo conduttore di tutti gli interventi, gli spettacoli e le iniziative. Interessante la proposta della “Biblioteca vivente”: era possibile, cioè, prenotare un ‘libro’ e ‘leggerlo’ per mezz’ora, ma la cosa curiosa e interessante era costituita dal fatto che i libri, in questo caso, sono persone. Persone che hanno una vita da raccontare, esperienze difficili, diverse dal ‘comune’ e alle quali generalmente non ci si avvicina, anzi si tende ad allontanarsi. Pensata per cercare di abbattere i luoghi comuni e i pregiudizi, la “Biblioteca vivente” ha riscosso un notevole successo. Infatti, guardando negli occhi, scambiando due parole e stringendo una mano, era possibile ‘leggere’ libri come: ‘l’ex tossicodipendente’, il ‘marito’, la ‘moglie’, la ‘ragazza omosessuale’, il ‘sieropositivo’, il ‘bullo’, il ‘frate’, la ‘suorina’ e molti altri. Un’iniziativa nuova, che è riuscita a farsi avanti in questo contesto. Perché al Festival francescano, anche se con leggerezza e gioia, si parlava soprattutto di relazioni. Quelle relazioni profonde tanto a cuore a Chiara e Francesco, le relazioni tra fratelli e non tra diversi.
Ne è trascorso di tempo da quando Francesco incontrò la Parola, poi il crocifisso di San Damiano e infine il lebbroso. Un percorso di conversione segnato da incontri. Ne è passato di tempo da quando Francesco sentì che quello che aveva davanti non era un povero, ma un fratello povero. Di tempo ne è trascorso ma ancora una volta ci siamo ritrovati a centinaia, a migliaia, insieme in una piazza, in una città, a volte senza conoscersi ma uniti solo dal desiderio di seguire questa scia di umanità e di relazioni vere che proviene da Francesco e Chiara.
Non un Festival all’insegna delle manifestazioni folcloristiche o celebrative ma un momento per ricreare con semplicità quel tessuto di relazioni sostanziali che è vitale per ciascuno di noi. Ripartire dalla relazione con l’Altro e con il fratello. Il cammino è sicuramente molto lungo ancora, ma da qualche parte si doveva pur cominciare. E quale modo migliore se non quello di uscire da se stessi, dalle proprie case e dalle proprie certezze ed andare nelle piazze, per le strade, in mezzo agli altri e con gli altri? Quando poi il cammino è condiviso, è più facile proseguire e andare avanti passo dopo passo, per poter eliminare quel punto interrogativo finale e poter dire ad alta voce: “Fratelli è possibile!”
Anche quest’anno si sono alternati relatori di altissimo livello come Marco Bartoli e Chiara Frugoni, Stefano Zamagni e Giovanni Salonia, Massimo Cacciari e Antonio Sciortino, Giovanni Nicolini e Ettore Colli Vignarelli e molti altri.
Interessanti le proposte per i bambini e i ragazzi e alta la loro partecipazione, a cominciare dai laboratori di mediazione del conflitto a quelli a cura dell’Antoniano di Bologna. Spettacoli teatrali come “Un uomo di nome Francesco” con Marco Finco e Filarmonica clown o “L’ecclesiaste” di Vincenzo Cerami hanno animato queste giornate, mentre il concerto di Noa ha concluso la seconda edizione del Festival francescano.
Il tema di quest’anno “Fratelli è possibile?” era il filo conduttore di tutti gli interventi, gli spettacoli e le iniziative. Interessante la proposta della “Biblioteca vivente”: era possibile, cioè, prenotare un ‘libro’ e ‘leggerlo’ per mezz’ora, ma la cosa curiosa e interessante era costituita dal fatto che i libri, in questo caso, sono persone. Persone che hanno una vita da raccontare, esperienze difficili, diverse dal ‘comune’ e alle quali generalmente non ci si avvicina, anzi si tende ad allontanarsi. Pensata per cercare di abbattere i luoghi comuni e i pregiudizi, la “Biblioteca vivente” ha riscosso un notevole successo. Infatti, guardando negli occhi, scambiando due parole e stringendo una mano, era possibile ‘leggere’ libri come: ‘l’ex tossicodipendente’, il ‘marito’, la ‘moglie’, la ‘ragazza omosessuale’, il ‘sieropositivo’, il ‘bullo’, il ‘frate’, la ‘suorina’ e molti altri. Un’iniziativa nuova, che è riuscita a farsi avanti in questo contesto. Perché al Festival francescano, anche se con leggerezza e gioia, si parlava soprattutto di relazioni. Quelle relazioni profonde tanto a cuore a Chiara e Francesco, le relazioni tra fratelli e non tra diversi.
Ne è trascorso di tempo da quando Francesco incontrò la Parola, poi il crocifisso di San Damiano e infine il lebbroso. Un percorso di conversione segnato da incontri. Ne è passato di tempo da quando Francesco sentì che quello che aveva davanti non era un povero, ma un fratello povero. Di tempo ne è trascorso ma ancora una volta ci siamo ritrovati a centinaia, a migliaia, insieme in una piazza, in una città, a volte senza conoscersi ma uniti solo dal desiderio di seguire questa scia di umanità e di relazioni vere che proviene da Francesco e Chiara.
Non un Festival all’insegna delle manifestazioni folcloristiche o celebrative ma un momento per ricreare con semplicità quel tessuto di relazioni sostanziali che è vitale per ciascuno di noi. Ripartire dalla relazione con l’Altro e con il fratello. Il cammino è sicuramente molto lungo ancora, ma da qualche parte si doveva pur cominciare. E quale modo migliore se non quello di uscire da se stessi, dalle proprie case e dalle proprie certezze ed andare nelle piazze, per le strade, in mezzo agli altri e con gli altri? Quando poi il cammino è condiviso, è più facile proseguire e andare avanti passo dopo passo, per poter eliminare quel punto interrogativo finale e poter dire ad alta voce: “Fratelli è possibile!”
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