Agenda di speranza dei giovani di Ac, del Msac e della Fuci
Ciò che si spende per la formazione non va considerato come «costo», ma come «investimento». Un investimento non solo sul futuro dei più giovani, ma dell’intero Paese: è quanto chiedono i giovani e gli studenti dell’Azione cattolica e gli universitari della Fuci nella loro “Agenda di speranza”, offerta come contributo all’imminente Settimana sociale e alla riflessione che la Chiesa italiana sta conducendo intorno al tema del bene comune. In particolare, il contributo vuole sottolineare alcune questioni prioritarie che, mentre guardano al bene delle nuove generazioni, possono risultare importanti per la ripresa e la crescita morale e materiale di tutto il Paese. L’agenda dei giovani di Ac, del Movimento studenti di Azione cattolica (Msac) e della Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) è in continuità con il Documento di sintesi del “Forum nazionale dei giovani verso le Settimane sociali” e raccoglie l’invito dello stesso Documento preparatorio per la 46ª Settimana sociale che si apre giovedì 14 ottobre a Reggio Calabria.
Altra nota centrale, insieme alla formazione, è il lavoro: «il continuo spostamento in avanti del momento d’ingresso nel mondo del lavoro prolunga la dipendenza dei giovani dalla famiglia e aumenta il loro senso di sfiducia ed emarginazione nei confronti della società e del Paese». È per questo motivo che i giovani di Ac, gli studenti del Msac e gli universitari della Fuci chiedono di affrontare il complesso tema del lavoro e dell’occupazione su due fronti molto concreti: «Occorre, a fianco a un moderno welfare sociale (fatto di maggiore tutela per i lavoratori a progetto, misure economiche di sostegno per chi perde il lavoro, anche per lavoratori atipici, o per chi ha necessità di accedere ad un mutuo), anche un duro lavoro educativo che aiuti a costruire un progetto di vita fondato sui talenti e sulla lettura del contesto». Insomma, perché il lavoro sia espressione di un «progetto di vita» occorre innanzitutto «formare i giovani a una “cultura del lavoro” in cui centrali siano rigore, onestà, competenza, applicazione».
Ciò che i giovani di Azione cattolica, gli studenti del Msac e gli universitari della Fuci auspicano, anche attraverso questa “Agenda di speranza”, è un’Italia capace di affrontare le sfide della modernità e le prospettive di riforma impegnandosi con forza per la tutela dei diritti inviolabili.
A partire da una premessa fondamentale: la storia non è un luogo dove Dio lascia sola l’umanità, ma è «il luogo dove Dio si manifesta e continua ad agire attraverso l’uomo» (Dei Verbum, 2). Ognuno di noi, dunque, - si legge nell’“Agenda di speranza” - è chiamato a dare il suo contributo e può scrivere una pagina di speranza per il cammino dell’umanità e per le generazioni future, raccogliendo pienamente l’invito lanciato nel 2008 da Benedetto XVI «per una nuova generazione di laici cristiani impegnati».
Altra nota centrale, insieme alla formazione, è il lavoro: «il continuo spostamento in avanti del momento d’ingresso nel mondo del lavoro prolunga la dipendenza dei giovani dalla famiglia e aumenta il loro senso di sfiducia ed emarginazione nei confronti della società e del Paese». È per questo motivo che i giovani di Ac, gli studenti del Msac e gli universitari della Fuci chiedono di affrontare il complesso tema del lavoro e dell’occupazione su due fronti molto concreti: «Occorre, a fianco a un moderno welfare sociale (fatto di maggiore tutela per i lavoratori a progetto, misure economiche di sostegno per chi perde il lavoro, anche per lavoratori atipici, o per chi ha necessità di accedere ad un mutuo), anche un duro lavoro educativo che aiuti a costruire un progetto di vita fondato sui talenti e sulla lettura del contesto». Insomma, perché il lavoro sia espressione di un «progetto di vita» occorre innanzitutto «formare i giovani a una “cultura del lavoro” in cui centrali siano rigore, onestà, competenza, applicazione».
Ciò che i giovani di Azione cattolica, gli studenti del Msac e gli universitari della Fuci auspicano, anche attraverso questa “Agenda di speranza”, è un’Italia capace di affrontare le sfide della modernità e le prospettive di riforma impegnandosi con forza per la tutela dei diritti inviolabili.
A partire da una premessa fondamentale: la storia non è un luogo dove Dio lascia sola l’umanità, ma è «il luogo dove Dio si manifesta e continua ad agire attraverso l’uomo» (Dei Verbum, 2). Ognuno di noi, dunque, - si legge nell’“Agenda di speranza” - è chiamato a dare il suo contributo e può scrivere una pagina di speranza per il cammino dell’umanità e per le generazioni future, raccogliendo pienamente l’invito lanciato nel 2008 da Benedetto XVI «per una nuova generazione di laici cristiani impegnati».
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