Il nostro Bartolo Salone ci racconta "da vicino" il viaggio di Benedetto XVI in Sicilia
Breve ma intensa la presenza del Papa nel capoluogo siciliano. Una visita attesissima, che non ha deluso le aspettative. Circa 250000 i fedeli giunti per l’occasione a Palermo da ogni parte della Sicilia per ascoltare le parole di incoraggiamento che il Santo Padre ha rivolto ai giovani, alle famiglie e a tutti gli uomini di buona volontà in vista della creazione di una società più umana, che sappia trarre dal Vangelo le forze per il suo rinnovamento non solo spirituale ma anche materiale. Notevole è stato l’impegno profuso dai giovani della Pastorale giovanile palermitana per la preparazione e l’animazione dei momenti di riflessione e preghiera che hanno preceduto la venuta di Benedetto XVI. Particolarmente apprezzata l’iniziativa delle “Fontane di luce”, momenti di catechesi, preghiera e testimonianze tenuti in ben venti chiese di Palermo, sotto la guida dei vescovi siciliani che il giorno successivo avrebbero concelebrato con il Santo Padre l’eucaristia. Cinque le aree tematiche prescelte: cittadinanza attiva, lavoro, ambiente, scuola e università, giustizia e legalità.
Il sabato sera c’è stato il concerto in Piazza Politeama, gremita di giovani in festa, e finalmente, la mattina del 3 ottobre, la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Sua Santità al Foro Italico; presenti anche il sindaco di Palermo Diego Cammarata, che ha rivolto il suo benvenuto al Santo Padre, e alcuni esponenti del Governo italiano.
Grande la gioia e la commozione dei fedeli all’ingresso del Santo Padre: urla, acclamazioni, cartelloni che esprimono l’entusiasmo di un popolo in festa attorno al suo Pastore. Tuttavia la funzione religiosa si è svolta in maniera sobria, silenziosa, essendo stati dapprima i presbiteri e poi i fedeli presenti richiamati ad un religioso raccoglimento “per volontà dello stesso Santo Padre”. La messa, infatti, non è uno spettacolo o un concerto, ma è momento dell’incontro personale e al tempo stesso comunitario con Cristo presente nella Santissima Eucaristia. L’attenzione va rivolta quindi a Cristo e alla sua Parola soltanto, per quanto autorevole e carismatica sia la persona di chi presiede la celebrazione. Anche in questo Benedetto XVI non ha voluto mancare al suo ruolo di maestro nella fede, implicitamente ricordando, in un’epoca dominata da spiccati personalismi, che il Papa è solo “il servo dei servi” di Dio. Ciò in linea con il brano del Vangelo domenicale che esorta tutti noi a considerarci dei “servi inutili”, quale atteggiamento di estrema umiltà che dovrebbe connotare la condotta e gli atteggiamenti di tutti i credenti in Cristo, specie di chi lo serve nella Chiesa.
Efficace l’omelia, in cui, accanto alla preoccupazione per la precarietà del lavoro e per le sofferenze inflitte alla società civile dalla criminalità organizzata, campeggia l’esortazione a non aver paura di testimoniare la fede in Cristo Signore, pur in contesti “difficili” segnati dalla presenza del malaffare. Esempio per tutti, sotto questo aspetto, è don Pino Puglisi, il sacerdote di Brancaccio ucciso dalla mafia, che il Papa addita a modello soprattutto per i consacrati nell’incontro del pomeriggio in cattedrale.
Il nome di don Pino ritornerà ancora durante l’incontro delle 18.00 con i giovani e le famiglie a piazza Politeama, in cui più esplicita e forte si fa la condanna verso Cosa Nostra. Rivolgendosi ai giovani, il Papa ha detto: “Non cedete alle suggestioni della mafia. E’ una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”, ricordando – oltre a Pino Puglisi – altri esempi siciliani di santità: la beata Pina Suriano, le venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, i servi di Dio Rosario Livatino e Mario Giuseppe Restivo. Nessuno sconto, quindi, ai giovani che lo acclamavano in Piazza Politeama: la via della salvezza rimane quella “stretta” del Vangelo. Il Vangelo resta la sola speranza di riscatto e di autentico progresso dell’umanità. La pratica dei valori evangelici richiede, poi, coraggio e propensione al sacrificio (parola, quest’ultima, poco apprezzata dalla gioventù moderna, cresciuta nel mito del “tutto e subito”, caratterizzante la società del benessere). Ed è proprio al coraggio che il Santo Padre esorta i giovani: “Non abbiate paura! Vivete con coraggio i valori del vangelo per far risplendere la luce del Bene. Con la forza di Dio tutto è possibile”. Coraggio che affonda le sue radici nella Speranza che nasce dalla Fede e che il nichilismo, quella cultura del nulla oggi imperante, tende sempre più a soffocare nel cuore dei giovani.
A conclusione di tutto, sulla via del ritorno verso l’aeroporto di Punta Raisi, un inatteso fuori programma: il Papa ha voluto onorare la memoria del giudice Falcone, che insieme con la moglie e alcuni agenti di scorta ha perduto la sua vita in occasione della strage di Capaci del ‘92, sostando in preghiera e deponendo un mazzo di fiori davanti alla stele commemorativa. I fiori prima o poi seccheranno, ma, nella misura in cui sapremo rispondere con coraggio alla chiamata alla conversione, potremo sperare in un futuro migliore. Questo il messaggio che Benedetto XVI ha voluto lasciare ai giovani di Sicilia.
Il sabato sera c’è stato il concerto in Piazza Politeama, gremita di giovani in festa, e finalmente, la mattina del 3 ottobre, la solenne concelebrazione eucaristica presieduta da Sua Santità al Foro Italico; presenti anche il sindaco di Palermo Diego Cammarata, che ha rivolto il suo benvenuto al Santo Padre, e alcuni esponenti del Governo italiano.
Grande la gioia e la commozione dei fedeli all’ingresso del Santo Padre: urla, acclamazioni, cartelloni che esprimono l’entusiasmo di un popolo in festa attorno al suo Pastore. Tuttavia la funzione religiosa si è svolta in maniera sobria, silenziosa, essendo stati dapprima i presbiteri e poi i fedeli presenti richiamati ad un religioso raccoglimento “per volontà dello stesso Santo Padre”. La messa, infatti, non è uno spettacolo o un concerto, ma è momento dell’incontro personale e al tempo stesso comunitario con Cristo presente nella Santissima Eucaristia. L’attenzione va rivolta quindi a Cristo e alla sua Parola soltanto, per quanto autorevole e carismatica sia la persona di chi presiede la celebrazione. Anche in questo Benedetto XVI non ha voluto mancare al suo ruolo di maestro nella fede, implicitamente ricordando, in un’epoca dominata da spiccati personalismi, che il Papa è solo “il servo dei servi” di Dio. Ciò in linea con il brano del Vangelo domenicale che esorta tutti noi a considerarci dei “servi inutili”, quale atteggiamento di estrema umiltà che dovrebbe connotare la condotta e gli atteggiamenti di tutti i credenti in Cristo, specie di chi lo serve nella Chiesa.
Efficace l’omelia, in cui, accanto alla preoccupazione per la precarietà del lavoro e per le sofferenze inflitte alla società civile dalla criminalità organizzata, campeggia l’esortazione a non aver paura di testimoniare la fede in Cristo Signore, pur in contesti “difficili” segnati dalla presenza del malaffare. Esempio per tutti, sotto questo aspetto, è don Pino Puglisi, il sacerdote di Brancaccio ucciso dalla mafia, che il Papa addita a modello soprattutto per i consacrati nell’incontro del pomeriggio in cattedrale.
Il nome di don Pino ritornerà ancora durante l’incontro delle 18.00 con i giovani e le famiglie a piazza Politeama, in cui più esplicita e forte si fa la condanna verso Cosa Nostra. Rivolgendosi ai giovani, il Papa ha detto: “Non cedete alle suggestioni della mafia. E’ una strada di morte, incompatibile con il Vangelo”, ricordando – oltre a Pino Puglisi – altri esempi siciliani di santità: la beata Pina Suriano, le venerabili Maria Carmelina Leone e Maria Magno, i servi di Dio Rosario Livatino e Mario Giuseppe Restivo. Nessuno sconto, quindi, ai giovani che lo acclamavano in Piazza Politeama: la via della salvezza rimane quella “stretta” del Vangelo. Il Vangelo resta la sola speranza di riscatto e di autentico progresso dell’umanità. La pratica dei valori evangelici richiede, poi, coraggio e propensione al sacrificio (parola, quest’ultima, poco apprezzata dalla gioventù moderna, cresciuta nel mito del “tutto e subito”, caratterizzante la società del benessere). Ed è proprio al coraggio che il Santo Padre esorta i giovani: “Non abbiate paura! Vivete con coraggio i valori del vangelo per far risplendere la luce del Bene. Con la forza di Dio tutto è possibile”. Coraggio che affonda le sue radici nella Speranza che nasce dalla Fede e che il nichilismo, quella cultura del nulla oggi imperante, tende sempre più a soffocare nel cuore dei giovani.
A conclusione di tutto, sulla via del ritorno verso l’aeroporto di Punta Raisi, un inatteso fuori programma: il Papa ha voluto onorare la memoria del giudice Falcone, che insieme con la moglie e alcuni agenti di scorta ha perduto la sua vita in occasione della strage di Capaci del ‘92, sostando in preghiera e deponendo un mazzo di fiori davanti alla stele commemorativa. I fiori prima o poi seccheranno, ma, nella misura in cui sapremo rispondere con coraggio alla chiamata alla conversione, potremo sperare in un futuro migliore. Questo il messaggio che Benedetto XVI ha voluto lasciare ai giovani di Sicilia.
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