della nostra redattrice Monica Cardarelli
“Alla Romita, quando non ci sono i pellegrini, non sono mai solo. Siamo almeno in quattro: Padre, Figlio, Spirito Santo e io! E poi ci sono gli animali, le piante, le stelle…” così Fra Bernardino Greco risponde alle nostre domande, con un sorriso schietto e solare, con le mani segnate dal lavoro ma sempre aperte all’accoglienza e i piedi pronti ad andare. Frate francescano da 55 anni, ha seguito la sua vocazione e la passione per San Francesco a soli 15 anni. Per 30 anni ha vissuto ad Assisi e al Monastero di San Damiano, assaporando quella che una volta era la solitudine di Chiara e delle Sorelle Clarisse in quel luogo fuori dalle mura della città ma così vicino ai fratelli e a Dio. Poi, la visione: l’eremo sul Monte di Torre Maggiore, nel comune di Terni, di cui aveva conoscenza fino ad allora solo grazie ai libri del ‘700. Come per magia gli appare davanti agli occhi l’immagine dell’Eremo ricostruito, proprio come San Damiano per Francesco. E Fra Bernardino va, lui che ha come Francesco la libertà di andare. Va, nel 1991, e trova un rudere abbandonato da 130 anni. Ma non si perde d’animo, perché “quando sono entrato ho sentito una voce che mi diceva di restare e ricostruirla”, ci dice. Allora cerca aiuto nelle persone che abitano nel centro più vicino, a 10 chilometri, si rivolge ai contadini del luogo, ma anche al convento francescano più vicino. Chiede il permesso ai proprietari, perché nel frattempo la proprietà era passata ad alcuni privati, che però risponderanno al frate come lui stesso ci racconta: “Padre, è da una vita che l’aspettiamo!”
Inizia così la ricostruzione di quello che un tempo è stato l’Eremo di Cesi o, come la chiamano oggi, la Romita di Cesi. E come fu per San Damiano ai tempi di Francesco, così è stato anche per Fra Bernardino: “La ricostruzione è servita ad aggregare. Come aggregava le pietre, aggregava le persone. È servita a costruire la comunità. Persone vicine, contadini ma anche persone che venivano dall’estero. Francesco - ci dice Fra Bernardino - è stato l’uomo dei contatti col lontano, l’uomo dell’apertura, della ricerca. San Francesco è stato un costruttore, ma un costruttore di comunità.”
Dopo 20 anni di lavori, ora la ricostruzione è terminata. L’Eremo si trova nei boschi del Monte di Torre Maggiore, a 800 metri di altezza, ed è meta di pellegrini che percorrono la Via Francigena che da Assisi porta a Roma. Infatti, la Romita vuole essere luogo di presenza francescana in un territorio in cui Francesco ha vissuto ed ha camminato, una testimonianza di vita cristiana basata sulla preghiera, il lavoro manuale, l’accoglienza dei pellegrini, la condivisione della vita comunitaria e la convivenza... ma anche luogo di ritiro e di silenzio.
Fra Bernardino quando parla della Romita usa sempre il verbo al plurale, e puntualmente la nostra domanda è quanti sono i frati che vivono lì. Ma no, lui risponde che è solo, ma non è mai solo. “Quando non ci sono i pellegrini, che sono un dono di Dio, faccio l’eremita. Ma non sto mai da solo. Abbiamo animali, cani, gatti, pecore, papere, e poi siamo circondati da cinghiali, volpi… viviamo nella natura.”
La semplicità, la purezza di cuore e la schiettezza nel suo modo di porsi sono un dono per chi ascolta. Sempre con il sorriso, con il volto sereno e tanto entusiasmo, ci parla del ‘suo’ Francesco, di quel San Francesco che l’ha affascinato e che ancora oggi continua ad attirarlo. “Perché Francesco è sempre attuale – ci dice Fra Bernardino – voi qui parlate tanto di ambiente e fate bene, ma Francesco queste cose le aveva capite già nel 1200 e le viveva. Per lui la natura non era qualcosa che stava fuori da sé, ma qualcosa in cui lui era inserito. Francesco ha vissuto il Cantico delle Creature concretamente. Era un rapporto che lui sentiva. Francesco era l’uomo cosmico che sente unità e fratellanza con tutte le creature, non solo con le persone. Nel Cantico non c’è l’uomo al centro della natura, ma l’uomo che loda Dio per la natura. Il Cantico delle Creature è una lode continua a Dio per ogni creatura, dal vento al fuoco, dal sole alle stelle. Non c’è niente di negativo riferito alla natura nel Cantico delle Creature. Solo la lode per tutte le creature.”
Quindi può essere attuale San Francesco? “Certo – risponde Fra Bernardino - anche noi oggi possiamo prenderlo ad esempio e ispirarci a lui per vivere la nostra vita e fare le nostre scelte. Perché ognuno di noi è unico e deve scegliere la sua vita in modo unico, diverso dall’altro o da quello che io penso sia la cosa giusta per lui. Siamo tutti dei geni, ma ognuno ha la sua genialità. Ognuno di noi deve trovare il suo modo per seguire Francesco e così essere creativo nella fede.”
Certo non è facile oggi seguire la strada percorsa da un santo come lui, ma pensando alla qualità della vita viene da riflettere: come è possibile oggi, ad esempio, essere poveri? “Francesco era felice nella povertà perché la felicità non consiste nel benessere ma nell’unione, nella comunione. La solitudine rende infelici, la comunione no. Francesco non ha sofferto la solitudine perché aveva questa passione per Cristo e la compassione per l’uomo. Francesco non ha niente… povertà è libertà. La povertà è una ricchezza. Essere poveri significa essere liberi, non avere condizionamenti, non avere legami, vincoli. Non si tratta solo di povertà materiale ma anche affettiva, psicologica. Una povertà che è libertà. Liberi nella testa, nelle mani, nei piedi. Mani libere con cui non devi trattenere quello che hai, bensì cogliere, prendere e dare. Mente lucida, occhi limpidi e cuore puro. Mani pulite e piedi spediti.”
Ci salutiamo con una stretta di mano e un grande sorriso. Lo guardo mentre si allontana nel suo saio marrone, con i sandali ai piedi, e capisco che lui quella libertà l’ha trovata e la vive e la testimonia ogni giorno.
Inizia così la ricostruzione di quello che un tempo è stato l’Eremo di Cesi o, come la chiamano oggi, la Romita di Cesi. E come fu per San Damiano ai tempi di Francesco, così è stato anche per Fra Bernardino: “La ricostruzione è servita ad aggregare. Come aggregava le pietre, aggregava le persone. È servita a costruire la comunità. Persone vicine, contadini ma anche persone che venivano dall’estero. Francesco - ci dice Fra Bernardino - è stato l’uomo dei contatti col lontano, l’uomo dell’apertura, della ricerca. San Francesco è stato un costruttore, ma un costruttore di comunità.”
Dopo 20 anni di lavori, ora la ricostruzione è terminata. L’Eremo si trova nei boschi del Monte di Torre Maggiore, a 800 metri di altezza, ed è meta di pellegrini che percorrono la Via Francigena che da Assisi porta a Roma. Infatti, la Romita vuole essere luogo di presenza francescana in un territorio in cui Francesco ha vissuto ed ha camminato, una testimonianza di vita cristiana basata sulla preghiera, il lavoro manuale, l’accoglienza dei pellegrini, la condivisione della vita comunitaria e la convivenza... ma anche luogo di ritiro e di silenzio.
Fra Bernardino quando parla della Romita usa sempre il verbo al plurale, e puntualmente la nostra domanda è quanti sono i frati che vivono lì. Ma no, lui risponde che è solo, ma non è mai solo. “Quando non ci sono i pellegrini, che sono un dono di Dio, faccio l’eremita. Ma non sto mai da solo. Abbiamo animali, cani, gatti, pecore, papere, e poi siamo circondati da cinghiali, volpi… viviamo nella natura.”
La semplicità, la purezza di cuore e la schiettezza nel suo modo di porsi sono un dono per chi ascolta. Sempre con il sorriso, con il volto sereno e tanto entusiasmo, ci parla del ‘suo’ Francesco, di quel San Francesco che l’ha affascinato e che ancora oggi continua ad attirarlo. “Perché Francesco è sempre attuale – ci dice Fra Bernardino – voi qui parlate tanto di ambiente e fate bene, ma Francesco queste cose le aveva capite già nel 1200 e le viveva. Per lui la natura non era qualcosa che stava fuori da sé, ma qualcosa in cui lui era inserito. Francesco ha vissuto il Cantico delle Creature concretamente. Era un rapporto che lui sentiva. Francesco era l’uomo cosmico che sente unità e fratellanza con tutte le creature, non solo con le persone. Nel Cantico non c’è l’uomo al centro della natura, ma l’uomo che loda Dio per la natura. Il Cantico delle Creature è una lode continua a Dio per ogni creatura, dal vento al fuoco, dal sole alle stelle. Non c’è niente di negativo riferito alla natura nel Cantico delle Creature. Solo la lode per tutte le creature.”
Quindi può essere attuale San Francesco? “Certo – risponde Fra Bernardino - anche noi oggi possiamo prenderlo ad esempio e ispirarci a lui per vivere la nostra vita e fare le nostre scelte. Perché ognuno di noi è unico e deve scegliere la sua vita in modo unico, diverso dall’altro o da quello che io penso sia la cosa giusta per lui. Siamo tutti dei geni, ma ognuno ha la sua genialità. Ognuno di noi deve trovare il suo modo per seguire Francesco e così essere creativo nella fede.”
Certo non è facile oggi seguire la strada percorsa da un santo come lui, ma pensando alla qualità della vita viene da riflettere: come è possibile oggi, ad esempio, essere poveri? “Francesco era felice nella povertà perché la felicità non consiste nel benessere ma nell’unione, nella comunione. La solitudine rende infelici, la comunione no. Francesco non ha sofferto la solitudine perché aveva questa passione per Cristo e la compassione per l’uomo. Francesco non ha niente… povertà è libertà. La povertà è una ricchezza. Essere poveri significa essere liberi, non avere condizionamenti, non avere legami, vincoli. Non si tratta solo di povertà materiale ma anche affettiva, psicologica. Una povertà che è libertà. Liberi nella testa, nelle mani, nei piedi. Mani libere con cui non devi trattenere quello che hai, bensì cogliere, prendere e dare. Mente lucida, occhi limpidi e cuore puro. Mani pulite e piedi spediti.”
Ci salutiamo con una stretta di mano e un grande sorriso. Lo guardo mentre si allontana nel suo saio marrone, con i sandali ai piedi, e capisco che lui quella libertà l’ha trovata e la vive e la testimonia ogni giorno.
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