"Il dramma della povertà offusca in misura crescente l'orizzonte della nostra comunità nazionale". Così mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, intervenuto oggi alla presentazione del rapporto 2010 di Caritas Italiana e Fondazione Zancan su povertà ed esclusione sociale in Italia.
RadioVaticana - Otto milioni 370 mila persone in Italia sono povere, di questi il 4,7% vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero: non è in grado di accedere ai beni essenziali che consentono di vivere uno standard di vita minimamente accettabile. Il disagio aumenta per chi vive solo e magari ha figli a carico, tra i precari, chi ha perso il posto di lavoro, tra le famiglie monoreddito, famiglie numerose o con situazioni di disabilità, o con anziani a carico. E’ la fotografia scattata dalla Caritas che in collaborazione con la Fondazione “Zancan” ha presentato il X rapporto sulla povertà in Italia. Dati preoccupanti che rivedono in peggio (+3,7% di poveri), le ultime stime dell’Istituto di Statistica Italiano riferite al 2009. Il documento evidenzia anche la crescente categoria degli impoveriti: persone che nel corso degli anni hanno visto cambiare la propria posizione in senso peggiorativo e che sono a rischio, per un qualunque imprevisto come nel caso di un infortunio, di cadere sotto la linea della povertà, ovvero circa 983 Euro per un nucleo di due persone. Al centro delle preoccupazioni del Rapporto, la famiglia. Mons Mariano Crociata:
“E’ più che mai necessario, proprio per evitare l’effetto di una caduta libera, investire a tutto campo a partire dal sostegno a quel soggetto sociale essenziale del tessuto sociale che è la famiglia. Questo investimento esige anzitutto una peculiare attenzione educativa perché, come ci ha insegnato Papa Benedetto XVI nell’enciclica 'Caritas in Veritate', nessun processo economico è indipendente e disancorato dall’orizzonte dei valori”.
Importante, secondo mons Crociata, la sfida del federalismo solidale:
“La sfida del federalismo solidale, che traduce con espressione nuova la scommessa classica, insita nell’applicazione del principio di sussidiarietà, può portare a nuovi e più efficaci assetti in un sistema assistenziale caratterizzato da troppi squilibri. Fra di essi, risultano particolarmente gravi l’elusione e l’evasione fiscale: la sottrazione di risorse dovute alla comunità pesa sugli onesti, sottraendo loro legittime risorse e diminuisce la disponibilità di aiuti agli indigenti”.
Scarsa è la tempestività degli enti locali nell'affrontare le nuove povertà che sono sempre più veloci, complesse, multidimensionali. Secondo i dati, il “fiatone” economico e il progressivo esaurimento delle risorse determina situazioni di disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare dove, secondo la Caritas, al crescere dei figli si diventa sempre più poveri; mentre sono il 4% le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. Mons. Giuseppe Pasini presidente della Fondazione Emanuela Zancan:
“Su 100 famiglie, poco più di 11 sono povere. Se noi aumentiamo fino a tre figli, il numero dei poveri cresce; con quattro figli sono poveri quasi il 17 per cento, con cinque figli si arriva al 26 per cento. Cioè, sostanzialmente, le condizioni sono tali per cui una famiglia che decide di avere un figlio in più, oggi si sente condannata all’impoverimento. E prima ancora c’è un’altra considerazione da fare, viene anche spostata sempre più avanti l’età in cui un giovane decide di sposarsi. I dati ci dicono che oggi le donne si sposano a 29 anni, gli uomini a 32, e questa è l’età media. Tutta la società rallenta e si invecchia”.
Caritas e Fondazione Zancan puntano l’accento anche sull’aborto e ribadiscono che questo dramma non è staccato dalle difficoltà economiche, ancora mons. Pasini:
“Evidentemente, ci sono tante cause: c’è la caduta dei valori morali, ma una delle cause è anche economica, quando una famiglia vede che il suo lavoro è precario, vede che non ce la fa più con le spese perché magari è in cassa integrazione e arriva una maternità, la tentazione a non accettare la vita c’è. E’ necessario che la politica intervenga, ma sono anni che lo diciamo senza che cambi sostanzialmente nulla”.
Caritas è in prima linea sul fronte degli aiuti: nel biennio 2009 -2010 le richieste sono aumentate del 25%, ad invocare sostegno in maggioranza sono stranieri, il 40% italiani. Stimato in circa un milione di persone il flusso che ogni anno beneficia dell’intervento dei Centri di ascolto. Il Sud si conferma più povero rispetto al Nord. Un quadro a tinte scure che impone la necessità di politiche efficaci e non di breve periodo. Giudizio negativo, secondo i questionari del rapporto su “social card” e "bonus famiglia", interventi - rileva don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana - che “andrebbero migliorati e opportunamente modificati”. La ricerca auspica più investimenti sui servizi, anziché sui trasferimenti economici e guardando all’Europa evidenzia esempi virtuosi, sul fronte del sostegno alle famiglie e al lavoro come la realtà finlandese e svedese.
“E’ più che mai necessario, proprio per evitare l’effetto di una caduta libera, investire a tutto campo a partire dal sostegno a quel soggetto sociale essenziale del tessuto sociale che è la famiglia. Questo investimento esige anzitutto una peculiare attenzione educativa perché, come ci ha insegnato Papa Benedetto XVI nell’enciclica 'Caritas in Veritate', nessun processo economico è indipendente e disancorato dall’orizzonte dei valori”.
Importante, secondo mons Crociata, la sfida del federalismo solidale:
“La sfida del federalismo solidale, che traduce con espressione nuova la scommessa classica, insita nell’applicazione del principio di sussidiarietà, può portare a nuovi e più efficaci assetti in un sistema assistenziale caratterizzato da troppi squilibri. Fra di essi, risultano particolarmente gravi l’elusione e l’evasione fiscale: la sottrazione di risorse dovute alla comunità pesa sugli onesti, sottraendo loro legittime risorse e diminuisce la disponibilità di aiuti agli indigenti”.
Scarsa è la tempestività degli enti locali nell'affrontare le nuove povertà che sono sempre più veloci, complesse, multidimensionali. Secondo i dati, il “fiatone” economico e il progressivo esaurimento delle risorse determina situazioni di disagio psicologico e conflittualità intrafamiliare dove, secondo la Caritas, al crescere dei figli si diventa sempre più poveri; mentre sono il 4% le famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta. Mons. Giuseppe Pasini presidente della Fondazione Emanuela Zancan:
“Su 100 famiglie, poco più di 11 sono povere. Se noi aumentiamo fino a tre figli, il numero dei poveri cresce; con quattro figli sono poveri quasi il 17 per cento, con cinque figli si arriva al 26 per cento. Cioè, sostanzialmente, le condizioni sono tali per cui una famiglia che decide di avere un figlio in più, oggi si sente condannata all’impoverimento. E prima ancora c’è un’altra considerazione da fare, viene anche spostata sempre più avanti l’età in cui un giovane decide di sposarsi. I dati ci dicono che oggi le donne si sposano a 29 anni, gli uomini a 32, e questa è l’età media. Tutta la società rallenta e si invecchia”.
Caritas e Fondazione Zancan puntano l’accento anche sull’aborto e ribadiscono che questo dramma non è staccato dalle difficoltà economiche, ancora mons. Pasini:
“Evidentemente, ci sono tante cause: c’è la caduta dei valori morali, ma una delle cause è anche economica, quando una famiglia vede che il suo lavoro è precario, vede che non ce la fa più con le spese perché magari è in cassa integrazione e arriva una maternità, la tentazione a non accettare la vita c’è. E’ necessario che la politica intervenga, ma sono anni che lo diciamo senza che cambi sostanzialmente nulla”.
Caritas è in prima linea sul fronte degli aiuti: nel biennio 2009 -2010 le richieste sono aumentate del 25%, ad invocare sostegno in maggioranza sono stranieri, il 40% italiani. Stimato in circa un milione di persone il flusso che ogni anno beneficia dell’intervento dei Centri di ascolto. Il Sud si conferma più povero rispetto al Nord. Un quadro a tinte scure che impone la necessità di politiche efficaci e non di breve periodo. Giudizio negativo, secondo i questionari del rapporto su “social card” e "bonus famiglia", interventi - rileva don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana - che “andrebbero migliorati e opportunamente modificati”. La ricerca auspica più investimenti sui servizi, anziché sui trasferimenti economici e guardando all’Europa evidenzia esempi virtuosi, sul fronte del sostegno alle famiglie e al lavoro come la realtà finlandese e svedese.
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