mercoledì, ottobre 06, 2010
C’è solo la regia della ‘ndrangheta? A Reggio Calabria l’atmosfera è sempre più cupa e pesante. L’ennesima intimidazione ai magistrati della Stretto può essere letta come un’ulteriore sfida.

Liberainformazione - Proprio ieri, in coincidenza con la telefonata anonima che indicava agli inquirenti una “sorpresa” per il Procuratore Giuseppe Pignatone, era in corso una massiccia operazione delle forze dell’ordine nell’ambito dell’inchiesta sulle minacce ai magistrati reggini. Oltre 250 perquisizioni che hanno riguardato la città di Reggio e le zone della costa jonica e tirrenica della provincia. Perquisizioni si legge in una nota diramata dalla Questura nei confronti di «esponenti di vertice ed i “reggenti” delle famiglie di 'ndrangheta dei De Stefano, Tegano, Serraino, Condello, Fontana, Polimeni, Labate e Libri per Reggio Calabria e le più importanti 'ndrine della fascia tirrenica tra cui i Piromalli, Bellocco, Gallico, Facchineri, Fazzalari, Crea, Zito e Bertuca ed i Commisso, Cordì, Cataldo, Strangio, Vottari, Romeo e Iamonte per il versante jonico» .

Ieri quindi, mentre oltre 700 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri erano impegnati nella ricerca di armi ed esplosivi, qualcuno ha fatto trovare un bazooka mono-uso di fabbricazione jugoslava proprio di fronte la Procura. Indirizzato a Pignatone. Nel solco della “strategia della tensione” che da gennaio sta investendo la Città dello Stretto. L’ordigno rudimentale fatto esplodere il 2 gennaio, le minacce nei confronti di Salvatore Di Landro e dello stesso Pignatone, intimidazioni e minacce nei confronti di giornalisti, le armi fatte trovare lungo il percorso attraversato dal corteo del Presidente della Repubblica in visita a Reggio. Una situazione che Vincenzo Macrì attuale Procuratore di Ancona ma per anni magistrato presso la Direzione nazionale antimafia definisce, ai microfoni di Radio 24: «fuori dal terreno tradizionale della ‘ndrangheta». Secondo Macrì ci sono «poteri contigui alla malavita organizzata calabrese, nervosi sia per le vicende legate alla Procura generale, che per le iniziative della Procura su collegamenti tra clan e settori deviati delle istituzioni».

Settori legati alla ‘ndrangheta, ma non della ‘ndrangheta, indagati che parlano di collegamenti con settori dei servizi segreti, come nel caso di Giovanni Zumbo e Domenico Praticò, fermati per le armi trovate lungo il percorso presidenziale. «Evidenziano - sottoliena Macrì - rapporti abbastanza anomali di settori della 'ndrangheta con personaggi che parlano a nome di settori dei servizi: non si capisce se sono millanterie o circostanze vere».

Una gran confusione che lascia allarmati. E’ un dato di fatto che i pm di Reggio Calabria hanno dato una forte accelerazione alle indagini sul crimine organizzato, e sui rapporti tra le ‘ndrine ed il mondo politico. Le operazioni, inoltre, stanno colpendo pesantemente l’organizzazione ‘ndranghetistica, con centinaia di arresti e milioni di euro di “capitali” sequestrati. Basti pensare alla recente operazione “il Crimine”, condotta in collaborazione con la Procura di Milano, che ha portato dietro le sbarre oltre 300 associati, e che ha rappresentato un duro colpo per le ‘ndrine nel nord Italia.

Le indagini intanto vanno avanti, nonostante il clima violento i magistrati continuano a fare il proprio lavoro. E’ proprio per questo che danno fastidio.


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