L’Europa si interroga sull’allarme terrorismo lanciato in questi giorni dagli Stati Uniti. Nel vertice di ieri a Lussemburgo i ministri degli Interni degli Stati membri hanno confermato che la minaccia principale è rappresentata da cittadini occidentali, addestrati in Pakistan, Afghanistan e Somalia, pronti a mettere a segno attentati in vari Paesi europei.
Radio Vaticana - Non si conoscono con precisione gli obiettivi, ma c’è accordo nel ritenere mutata la struttura del terrorismo rispetto all’11 settembre. Non c’è più un gruppo unico di appartenenza, bensì vari nuclei sparsi in tutto il territorio. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali:
R. – La polverizzazione del terrorismo è diventata un dato di fatto ed è estremamente preoccupante, ma il vero rischio è il fatto che la nuova minaccia provenga proprio dai cittadini occidentali, persone dotate di passaporto dei vari Paesi dell’Unione, che possono muoversi liberamente e purtroppo liberamente possono anche pianificare azioni criminali.
D. – Cosa può fare l’Europa per adeguarsi a questa nuova minaccia?
R. – Deve avere una politica comune più forte. Ancora sono sensibili le differenze su, addirittura, il termine “terrorismo” e su chi sono i terroristi. Ma soprattutto deve essere maggiormente coerente nei confronti dei Paesi dai quali possono provenire le minacce e avere una sola strategia. Non vi sono altre soluzioni.
D. – L’Unione Europea ha criticato gli Stati Uniti per il modo in cui ha comunicato l’allerta - attraverso la televisione, attraverso Fox News - chiedendo maggiore collaborazione...
R. – In America i servizi di intelligence continuano ad essere numerosissimi. La riforma dell’architettura dei servizi segreti americani non ha portato certamente i risultati sperati e vi è molta, moltissima confusione. C’è da aspettarsi, quindi, non solo maggiore collaborazione, ma soprattutto il vero punto è che i servizi americani in primis dovrebbero parlarsi di più tra di loro e poi, con una sola voce, parlare con i colleghi europei. Notizie di questo genere devono essere comunicate nei modi e nei tempi previsti, soprattutto da realtà istituzionali non certamente mediatiche.
Radio Vaticana - Non si conoscono con precisione gli obiettivi, ma c’è accordo nel ritenere mutata la struttura del terrorismo rispetto all’11 settembre. Non c’è più un gruppo unico di appartenenza, bensì vari nuclei sparsi in tutto il territorio. Eugenio Bonanata ne ha parlato con Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali:
R. – La polverizzazione del terrorismo è diventata un dato di fatto ed è estremamente preoccupante, ma il vero rischio è il fatto che la nuova minaccia provenga proprio dai cittadini occidentali, persone dotate di passaporto dei vari Paesi dell’Unione, che possono muoversi liberamente e purtroppo liberamente possono anche pianificare azioni criminali.
D. – Cosa può fare l’Europa per adeguarsi a questa nuova minaccia?
R. – Deve avere una politica comune più forte. Ancora sono sensibili le differenze su, addirittura, il termine “terrorismo” e su chi sono i terroristi. Ma soprattutto deve essere maggiormente coerente nei confronti dei Paesi dai quali possono provenire le minacce e avere una sola strategia. Non vi sono altre soluzioni.
D. – L’Unione Europea ha criticato gli Stati Uniti per il modo in cui ha comunicato l’allerta - attraverso la televisione, attraverso Fox News - chiedendo maggiore collaborazione...
R. – In America i servizi di intelligence continuano ad essere numerosissimi. La riforma dell’architettura dei servizi segreti americani non ha portato certamente i risultati sperati e vi è molta, moltissima confusione. C’è da aspettarsi, quindi, non solo maggiore collaborazione, ma soprattutto il vero punto è che i servizi americani in primis dovrebbero parlarsi di più tra di loro e poi, con una sola voce, parlare con i colleghi europei. Notizie di questo genere devono essere comunicate nei modi e nei tempi previsti, soprattutto da realtà istituzionali non certamente mediatiche.
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