Erano impegnati in una operazione nel distretto del Gulistan, nella provincia di Farah
PeaceReporter - L'attentato che ha causato la morte dei 4 militari italiani in Afghanistan si è verificato nel distretto del Gulistan, nell'area di competenza italiana del Prt (Provincial Reconstruction Team) di Herat. Un'area, quella del Gulistan che nel settembre del 2005 era stata conquistata dai combattenti talebani e successivamente riconquistata dall'esercito afgano. Sarebbe stato uno 'Ied', un ordigno esplosivo improvvisato, a provocare la morte dei quattro militari italiani. L'ordigno, rudimentale ma potentissimo, avrebbe investito in pieno un blindato Lince che non ha retto all'urto. Il mezzo, sul quale sembra viaggiassero tutti e quattro i militari uccisi e il ferito, è andato distrutto. All'esplosione sarebbe seguita una imboscata compiuta dai combattenti talebani che secondo le prime ricostruzioni sarebbero stati respinti dagli altri militari della colonna coinvolta nello scontro a fuoco.
Sarebbero gravi le condizioni del quinto militare italiano ferito. Il militare avrebbe riportato numerosi traumi di vario genere.
I militari italiani colpiti erano tutti alpini. Si trovavano a bordo di un mezzo che faceva parte di una colonna logistica di circa 70 unità.
Con le quattro vittime di oggi, sale a 34 il numero dei militari italiani morti in Afghanistan dall'inizio della missione Isaf, nel 2004. Di questi, la maggioranza è rimasta vittima di attentati e scontri a fuoco, altri invece sono morti in incidenti, alcuni anche per malore e uno si è suicidato. Già dodici le vittime in questo 2010.
Su Facebook, i commenti nelle pagine vicine all'ambiente militare sono diversi e di segno opposto. C'è chi suggerisce di bombardare l'Afghanistan con il napalm (senza forse sapere che si sta già facendo questo tipo di operazione) e chi invece si dispera perché "Si contnua a morire in nome di una pace che non ci sarà mai", e chi chiede "Ma quando la finiscono? Portiamo a casa alle loro famiglie questi ragazzi vivi e non dentro a una bara!".
I militari facevano parte della la Task Force South-East, formata dal 7° reggimento alpini di Belluno, schierata nelle basi operative avanzate di Gulistan e Bakwa. L’unità è destinata a operare nei distretti di Gulistan, Bakwa e Por Chaman nel settore sud-orientale dell’area di responsabilità del Regional Command West a guida italiana.
Zone desertiche e scarsamente abitate, i disrtretti di Gulistan, Bakwa e Por Chaman, sono la via di fuga dei guerriglieri talebani in fuga dall'Helmand, dove è in corso la più pesante offensiva militare che si ricordi da dopo la seconda guerra mondiale.
Non a caso la Task Force South East comandata dal colonnello Paolo Sfarra si chiama in realtà "Task Force South East - Battle group 4". Perché è il quarto gruppo costituito per combattere una guerra che nulla ha a che fare con la missione di pace che continuano a propagandare i governi che si sono susseguiti dall'inizio della guerra afgana e gli stati maggiori della difesa.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.