martedì, ottobre 26, 2010
“Un grido d’allarme affinché il governo si renda conto che la politica indigena non è ben focalizzata e che l’applicazione della Costituzione in relazione ai popoli indigeni non sta andando per la strada giusta”.

Agenzia Misna - Così il sacerdote gesuita spagnolo José María Korta Lasarte, 81 anni, ha spiegato la decisione di intraprendere uno sciopero della fame, giunto oggi al settimo giorno, per chiedere la demarcazione dei territori ancestrali di alcune comunità indigene della Sierra de Perijá, una remota riserva forestale di 295.280 ettari situata nello stato nord-occidentale di Zulia, alla frontiera con la Colombia. “Oggi i popoli indigeni sono maltrattati…e se un essere umano viene escluso io sono pronto a dare la mia vita per lui” ha detto nel fine-settimana il gesuita, citato dal portale di notizie venezuelano ‘Ultimas Noticias’, parlando ai giornalisti dalla ‘Esquina Pajaritos’ di Caracas, di fronte alla sede dell’Assemblea Nazionale, dove è accampato dal 18 Ottobre, con al fianco diversi rappresentanti dei popoli nativi degli stati di Apure, Zulia e Amazonas venuti per sostenere la sua mobilitazione. Il gesuita ha chiesto anche il rilascio del ‘cacique’ (capo indigeno) Sabino Romero, accusato di responsabilità per l’uccisione di due esponenti della comunità nativa Yukpa, uccisi nell’Ottobre 2009, che ha definito “un ‘falso positivo’, un montaggio da parte del governo, degli allevatori e dei latifondisti che occupano le terre ancestrali degli Yukpas”. La Costituzione del 1999, promossa dal presidente Hugo Chávez, riconosce l’esistenza dei popoli originari, la loro organizzazione sociale, politica ed economica, le culture e le lingue – si stima che nel paese gli indios siano oltre 300.000 divisi in 35 etnie, molte residenti nella selva amazzonica – e i diritti sulle terre che occupano da sempre. Dà loro anche rappresentanza in Parlamento, garantendo il diritto alla proprietà collettiva, stabilendo che per l’avvio di progetti di grande portata debbano essere prima consultati, e concedendo loro di applicare la giustizia sulla base delle loro tradizioni, sempre che non sia contrario alla legge e all’ordine pubblico. Secondo fratel Korta, fondatore dell’Università Indigena del Venezuela, tuttavia “la teoria non corrisponde alla pratica” e oggi “gli indigeni stanno peggio di 10 anni fa”. In base a dati ufficiali, tre nativi su quattro non possiedono documenti di proprietà della terra e oltre la metà necessita di scuole, assistenza sanitaria e altri servizi essenziali. ‘Ultimas Noticias’ riferisce oggi che il gesuita avrebbe accettato di interrompere lo sciopero della fame per essere ricevuto dal presidente, in data e luogo ancora imprecisati. “I popoli indigeni del Venezuela, come probabilmente quelli di tutto il mondo, affrontano le crescenti minacce dell’avanzamento della cultura occidentale nei loro territori. I Pumé, nello Stato di Apure, alla frontiera con la Colombia, sembrano ospiti indesiderati di enormi aziende che hanno invaso quelli che un tempo furono i loro luoghi di pesca, agricoltura, caccia, raccolta e attività rituali” si legge in un articolo a firma di fratel Korta sulla nascita dell’Università Indigena del Venezuela (Uiv), nata nel 2001, pubblicato sull’Annuario della Compagnia di Gesù 2011. “L’Uiv – scrive ancora il gesuita – è il germe della coscienza indo americana. Benché ancora fragile, molte persone hanno visto la sua proposta come una speranza…”. (aggiornamento)


Sono presenti 0 commenti

Inserisci un commento

Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.



___________________________________________________________________________________________
Testata giornalistica iscritta al n. 5/11 del Registro della Stampa del Tribunale di Pisa
Proprietario ed Editore: Fabio Gioffrè
Sede della Direzione: via Socci 15, Pisa