Wi-fi più libero, annuncia Maroni. Ma è presto per dire cosa cambierà realmente.
PeaceReporter - Bersi un caffè a un tavolino di una città d'arte e navigare su Internet, magari lavorare pure. Per ora in Italia è impossibile a causa dell'articolo sette del decreto Pisanu, una scelleratezza bipartisan che dal 2005, nel nome della sicurezza, tarpa le ali al Wi-fi pubblico. La norma stabilisce infatti che se un esercente decide di offrire ai propri clienti una connessione in rete senza fili (Wi-fi), deve prima chiedere un'apposita licenza al questore e quindi metterla a disposizione solo previa identificazione del cliente attraverso documento; in seguito, dovrà conservare su un apposito registro cartaceo tutti i dati "relativi alle attività di navigazione". Il ministro degli Interni Maroni ha tuttavia appena annunciato che il Pisanu va in pensione dal primo gennaio 2011. Ne abbiamo parlato con l'avvocato Guido Scorza, specialista in informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie.
Che cosa cambia realmente?
L'unica certezza è che Maroni ha manifestato l'intenzione di superare il Decreto Pisanu. Dico "superare" perché in realtà non ha parlato di abrogarlo. Ha detto che intende sostituire l'attuale sistema di identificazione con il documento d'identità, dal primo gennaio, con un'identificazione light. Non sappiamo cosa intenda. Dalle pochissime informazioni che abbiamo, si capisce che dal primo gennaio, se il decreto Pisanu non verrà prorogato, il bar o il ristorante che mette a disposizione il wi-fi non avrà più bisogno di richiedere una licenza al questore. Dopo di che, tutto è rimandato al disegno di legge che Maroni dice di voler presentare. Senza di quello, l'identificazione resta come quella attuale, con il documento di identità. E' difficile capire cosa intenda quando dice "dal primo gennaio": se vuole semplicemente non proregare il Pisanu oppure se pensa di avere già ultimato tutto l'iter di approvazione di una nuova legge. Questa seconda ipotesi mi sembra un po' velleitaria, perché i tempi sono stretti e non mi attendo che abbiano fretta di approvare una legge che si aspetta da cinque anni e che riguarda Internet. Me lo auguro ma è difficile.
Prima ipotesi: non prorogano il Pisanu ma non c'è neanche una legge sostitutiva
Noi discutiamo dell'articolo sette del decreto, che è composto da due parti diverse. La prima stabilisce l'obbligo di munirsi di una speciale licenza rilasciata dal questore per tutti coloro che vogliano condividere risorse di connettività: per intenderci, il titolare del bar o del ristorante. Questa parte scadeva al 13 dicembre 2007 e poi è stata prorogata di anno in anno.
La seconda parte non aveva nessun termine e al primo gennaio la troviamo ancora in vigore. Quindi, se sono il gestore di un bar, al primo gennaio non devo più fare richiesta al questore, ma devo identificare gli utenti attraverso il loro documento di identità e tenere traccia della loro navigazione online.
Sedersi tranquillamente su una panchina e connettersi al wi-fi del locale più vicino: perché succeda questo, cosa dovrebbe avvenire?
L'articolo sette del decreto Pisanu nella sua integralità dovrebbe essere abrogato. Oppure, come pare suggerire quanto dice oggi Maroni, parzialmente sostituito con una disposizione che sostanzialmente dica: non c'è bisogno dell'identificazione con il documento di identità, basta, che ne so, il numero del telefonino, la registrazione dell'apparecchio con cui ci si connette o altri strumenti light.
Meglio ancora, dovrebbe avvenire che si rinunciasse del tutto a identificare chi si connette a mezzo wi-fi. Ma questo Maroni l'ha già escluso, perché continua a dire che una qualsiasi forma di identificazione, magari anche senza documento d'identità, è necessaria. Per cui, quello che dice lei non si può ipotizzare nel breve periodo.
Quello che è ipotizzabile è: aprire il pc, trovare una maschera che ti chiede di identificarti in qualche modo e poi navigare.
Perché il procuratore antimafia Grasso è contrario?
Bisognerebbe chiederlo a lui. Il mio dubbio, leggendo anche la dichiarazione che dice "a rischio le indagini sulla criminalità informatica", è che Grasso non abbia capito qual è l'ambito di applicazione del decreto Pisanu. Noi stiamo parlando solo ed esclusivamente delle risorse di connettività offerte in luogo pubblico da gestori di bar, Internet caffè, eccetera. Francamente faccio fatica a pensare che gli episodi di criminalità informatica vengano commessi dal mafioso di turno che ha bisogno di sedersi al caffè di piazza Navona e utilizzare a scrocco la connessione del bar per gestire un traffico internazionale di stupefacenti, piuttosto che riciclare denaro sporco. Immagino faccia molto prima a comprare tramite un prestanome una chiavetta Telecom o Vodafone di connessione mobile e restarsene - come spesso è accaduto - nel centro di Palermo a fare quello che gli pare. Tanto agli occhi di tutto il mondo continuerà a essere un "Paolo Rossi" qualsiasi. Oppure potrebbe farsi mandare da qualche affiliato dell'est Europa una dozzina di sim card usa e getta attraverso le quali navigare in Internet senza nessuna speranza di essere identificato. Quindi la mia impressione è che Grasso sia andato un po' a ruota libera avendo sentito semplicemente che l'accesso a Internet diventa libero, senza nessuna necessità di identificazione. In realtà Maroni continua ad affermare che di una identificazione c'è bisogno.
L'uno e l'altro si dimenticano completamente che stiamo parlando di una schedatura di massa degli utenti, cittadini qualsiasi che si siedono a un bar per leggersi un giornale e che solo perché hanno l'ardire di farlo magari con un iPad, si sentono richiedere un documento d'identità e gli viene detto che tutto quello che faranno online verrà monitorato.
Bisognerebbe chiedersi se tutto ciò sia proporzionato all'obiettivo perseguito e rispetto all'esperienza: in questi cinque anni, quanti mafiosi e terroristi abbiamo fermato tramite le disposizioni del decreto Pisanu? Maroni l'altro giorno ha citato un pugno di episodi, neanche tutti riconducibili alla fattispecie del Pisanu. A fronte di questo, abbiamo massacrato sia la diffusione del wi-fi sia la privacy dei cittadini. Siamo più o meno tutti d'accordo che se tappezziamo la città di telecamere di sorveglianza arriviamo a un mondo più sicuro. Ma a cosa abbiamo rinunciato per quell'ambizione potenziale? Nel dibattito questo sfugge totalmente. Sembra solo che più dati ti chiedo e più il mondo è sicuro.
Che cosa cambia realmente?
L'unica certezza è che Maroni ha manifestato l'intenzione di superare il Decreto Pisanu. Dico "superare" perché in realtà non ha parlato di abrogarlo. Ha detto che intende sostituire l'attuale sistema di identificazione con il documento d'identità, dal primo gennaio, con un'identificazione light. Non sappiamo cosa intenda. Dalle pochissime informazioni che abbiamo, si capisce che dal primo gennaio, se il decreto Pisanu non verrà prorogato, il bar o il ristorante che mette a disposizione il wi-fi non avrà più bisogno di richiedere una licenza al questore. Dopo di che, tutto è rimandato al disegno di legge che Maroni dice di voler presentare. Senza di quello, l'identificazione resta come quella attuale, con il documento di identità. E' difficile capire cosa intenda quando dice "dal primo gennaio": se vuole semplicemente non proregare il Pisanu oppure se pensa di avere già ultimato tutto l'iter di approvazione di una nuova legge. Questa seconda ipotesi mi sembra un po' velleitaria, perché i tempi sono stretti e non mi attendo che abbiano fretta di approvare una legge che si aspetta da cinque anni e che riguarda Internet. Me lo auguro ma è difficile.
Prima ipotesi: non prorogano il Pisanu ma non c'è neanche una legge sostitutiva
Noi discutiamo dell'articolo sette del decreto, che è composto da due parti diverse. La prima stabilisce l'obbligo di munirsi di una speciale licenza rilasciata dal questore per tutti coloro che vogliano condividere risorse di connettività: per intenderci, il titolare del bar o del ristorante. Questa parte scadeva al 13 dicembre 2007 e poi è stata prorogata di anno in anno.
La seconda parte non aveva nessun termine e al primo gennaio la troviamo ancora in vigore. Quindi, se sono il gestore di un bar, al primo gennaio non devo più fare richiesta al questore, ma devo identificare gli utenti attraverso il loro documento di identità e tenere traccia della loro navigazione online.
Sedersi tranquillamente su una panchina e connettersi al wi-fi del locale più vicino: perché succeda questo, cosa dovrebbe avvenire?
L'articolo sette del decreto Pisanu nella sua integralità dovrebbe essere abrogato. Oppure, come pare suggerire quanto dice oggi Maroni, parzialmente sostituito con una disposizione che sostanzialmente dica: non c'è bisogno dell'identificazione con il documento di identità, basta, che ne so, il numero del telefonino, la registrazione dell'apparecchio con cui ci si connette o altri strumenti light.
Meglio ancora, dovrebbe avvenire che si rinunciasse del tutto a identificare chi si connette a mezzo wi-fi. Ma questo Maroni l'ha già escluso, perché continua a dire che una qualsiasi forma di identificazione, magari anche senza documento d'identità, è necessaria. Per cui, quello che dice lei non si può ipotizzare nel breve periodo.
Quello che è ipotizzabile è: aprire il pc, trovare una maschera che ti chiede di identificarti in qualche modo e poi navigare.
Perché il procuratore antimafia Grasso è contrario?
Bisognerebbe chiederlo a lui. Il mio dubbio, leggendo anche la dichiarazione che dice "a rischio le indagini sulla criminalità informatica", è che Grasso non abbia capito qual è l'ambito di applicazione del decreto Pisanu. Noi stiamo parlando solo ed esclusivamente delle risorse di connettività offerte in luogo pubblico da gestori di bar, Internet caffè, eccetera. Francamente faccio fatica a pensare che gli episodi di criminalità informatica vengano commessi dal mafioso di turno che ha bisogno di sedersi al caffè di piazza Navona e utilizzare a scrocco la connessione del bar per gestire un traffico internazionale di stupefacenti, piuttosto che riciclare denaro sporco. Immagino faccia molto prima a comprare tramite un prestanome una chiavetta Telecom o Vodafone di connessione mobile e restarsene - come spesso è accaduto - nel centro di Palermo a fare quello che gli pare. Tanto agli occhi di tutto il mondo continuerà a essere un "Paolo Rossi" qualsiasi. Oppure potrebbe farsi mandare da qualche affiliato dell'est Europa una dozzina di sim card usa e getta attraverso le quali navigare in Internet senza nessuna speranza di essere identificato. Quindi la mia impressione è che Grasso sia andato un po' a ruota libera avendo sentito semplicemente che l'accesso a Internet diventa libero, senza nessuna necessità di identificazione. In realtà Maroni continua ad affermare che di una identificazione c'è bisogno.
L'uno e l'altro si dimenticano completamente che stiamo parlando di una schedatura di massa degli utenti, cittadini qualsiasi che si siedono a un bar per leggersi un giornale e che solo perché hanno l'ardire di farlo magari con un iPad, si sentono richiedere un documento d'identità e gli viene detto che tutto quello che faranno online verrà monitorato.
Bisognerebbe chiedersi se tutto ciò sia proporzionato all'obiettivo perseguito e rispetto all'esperienza: in questi cinque anni, quanti mafiosi e terroristi abbiamo fermato tramite le disposizioni del decreto Pisanu? Maroni l'altro giorno ha citato un pugno di episodi, neanche tutti riconducibili alla fattispecie del Pisanu. A fronte di questo, abbiamo massacrato sia la diffusione del wi-fi sia la privacy dei cittadini. Siamo più o meno tutti d'accordo che se tappezziamo la città di telecamere di sorveglianza arriviamo a un mondo più sicuro. Ma a cosa abbiamo rinunciato per quell'ambizione potenziale? Nel dibattito questo sfugge totalmente. Sembra solo che più dati ti chiedo e più il mondo è sicuro.
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