lunedì, novembre 01, 2010
La nostra redattrice Monica Cardarelli intervista Ettore Valzania, Presidente dell’Ordine Francescano secolare dell’Emilia Romagna

‘Fratelli è possibile’ non è stato solo il titolo, nonché tema conduttore, della seconda edizione del Festival francescano, ma è anche il nome della Cooperativa sociale francescana ideata e istituita dalla Fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Cesena e presieduta da Ettore Valzania che è anche Presidente dell’Ordine Francescano secolare dell’Emilia Romagna, con cui oggi abbiamo il piacere di parlare.

D. Come è nata l’idea di una Cooperativa Francescana e come si è realizzata?

R. La Cooperativa sociale francescana ‘Fratelli è possibile’ è nata dall’ispirazione di tutta la Fraternità dell’Ordine Francescano Secolare di Cesena, Fraternità composta da una ventina di famiglie, che circa tre anni fa decidono di mettere buona parte dei loro risparmi in comune per fondare una cooperativa. È stato così creato un fondo economico. Invece di investire in buoni economici, buoni del tesoro o simili, si è pensato di mettere in comune questo capitale prestato, senza interessi, in perfetto stile francescano e lasciarlo a coloro che volevano far crescere la cooperativa. Nella cooperativa c’erano muratori, elettricisti, falegnami, idraulici, imbianchini, giardinieri… abbiamo pensato: come possiamo utilizzare queste risorse di mestieri al servizio del bene sociale?
Innanzitutto ci siamo accorti che potevamo creare dei settori all’interno della cooperativa. Con gli utili di questi settori forti, abbiamo cominciato ad aprire degli sportelli di mediazione del conflitto. Quindi oggi, ad esempio, assumiamo operatori che possono essere psicologi, ma anche altri perché le competenze in questo campo sono sociologia, psicologia, ecc… creando quindi lavoro e andando a risanare, come francescani veri nel rispetto del nostro carisma, le relazioni, l’incontro, l’abbraccio…


D. Ci spieghi meglio in cosa consiste la ‘mediazione del conflitto’?

R. Lo sportello di mediazione del conflitto prevede l’accoglienza e l’ascolto delle persone che vivono situazioni conflittuali personali, sociali o economiche. Accompagniamo le persone nella risoluzione e gestione del conflitto senza mai sostituirci a loro. Un altro intervento che ha valenza territoriale è quello che effettuiamo con una certa rilevanza per l’ACER (Istituto Autonomo per le case popolari) poiché andiamo in quelle case, in quei quartieri, in quegli appartamenti dove il tasso di conflittualità è altissimo a cercare di sanare queste relazioni e supportarne la gestione.
Altro aspetto per noi importante è la formazione: per enti, per società, per formatori, per scuole, insegnanti, altre cooperative…

D. Come vivete la ‘mediazione del conflitto’?

R. Alcuni conflitti sono stati accolti in toto. Come cooperativa e come Fraternità abbiamo fatto anche delle ‘adozioni familiari’, sia con il pagamento dell’affitto che con altre modalità, cercando però sempre di aiutare le persone in situazione di conflitto a ricostruire un’economia familiare. In questo caso non si tratta di sostituirsi a loro risolvendo loro il problema, assolutamente, infatti parliamo di mediazione/accompagnamento nel conflitto. Li accompagniamo cioè aiutandoli a risolvere il loro conflitto ma mai sostituendoci a loro. Lavoriamo con loro. Questo accompagnamento lo riteniamo importante quanto la mediazione perché porta ad autonomia, a far rifiorire, maturare le persone. Quello che vogliamo è vedere delle persone che possano stare bene in virtù di una loro dignità ritrovata.
Penso infatti che il credito sociale vero sia proprio ridare dignità e fiducia alle persone. Inoltre, accogliamo in borsa-lavoro ragazzi che vengono mandati dai servizi sociali, altri ai quali offriamo una piattaforma di amicizia. Offriamo un ‘luogo’ e uno ‘spazio’ anche a quei ragazzi che sono usciti dal carcere e che da noi ritrovano delle persone disposte ad ascoltarli, a dar loro amicizia, ad aiutarli a reinserirsi nella società.


D. Che reazioni avete avuto da parte delle Amministrazioni locali?

R. Questo nostro progetto è stato molto apprezzato dalle Amministrazioni, sia dall’Unione del Comune del Rubicone, che ha patrocinato questo sportello, che da altri. Infatti, abbiamo pensato di farlo in rete, cioè non vogliamo che sia una cosa separata dagli altri servizi. Abbiamo i settori artigianali che danno l’input economico alla mediazione del conflitto. Crediamo sia importante essere portatori di pace.

D. Quindi, il ‘secondo settore’, cioè l’artigianato, che con la propria produzione alimenta il ‘terzo settore’, cioè il sociale, sempre con un occhio attento alla formazione. Ma so che avete anche particolarmente a cuore l’evangelizzazione. Ce ne vuoi parlare?

R. Sì, artigianato, servizio sociale e mediazione del conflitto ma anche evangelizzazione. Come cristiani abbiamo voglia di una nuova evangelizzazione e per questo abbiamo fondato ‘Momenti francescani’. Si tratta di un piccolo libro composto dal Vangelo, dalle Fonti francescane e da una attualizzazione della Parola per ogni giorno dell’anno. Questa ‘attualizzazione’ però non vuole essere un commento alla Parola ma, in uno stile psicologico e spirituale, si propone come un aiuto non al lettore ma al meditatore - cioè a colui che prende questo strumento per fare una meditazione e una preghiera - a cercare di scardinare un po’ le proprie sicurezze, le proprie posizioni, i luoghi comuni che vive per cercare di portarlo ad una maturazione spirituale.

D. Oggi, nel vostro quotidiano, sperimentate la necessità dell’opera della Cooperativa sociale francescana? Pensi, inoltre, che ci sia un collegamento con il carisma francescano dell’Ordine Francescano Secolare?

R. Se penso che la Cooperativa ‘Fratelli è possibile’ è nata solo tre anni fa a Forlì e Cesena e che presto apriremo sportelli di mediazione del conflitto anche nella provincia di Rimini, che conta 8000 assegnazioni di case popolari… Abbiamo formato squadre di volontari attraverso la formazione, e anche in tante realtà dell’OFS (Ordine Francescano Secolare) sta passando la volontà di accogliere come significativa questa particolare sfumatura del nostro carisma. Abbiamo fatto esperienze di 12 anni di vita comunitaria intrafamiliare OFS.
Sì, penso che l’OFS è imperniato sulla fraternità e l’essere Fraternità vuol dire realmente saper vivere la fragilità umana in dialogo con gli altri. È lì la frontiera all’orizzonte: è tornare a guardarsi negli occhi, tornare ad un incontro vero, tornare ad una voglia di costruzione del bene comune in un modo vero.


D. Sullo stile delle relazioni di Francesco e Chiara?

R. Credo che sia Francesco che Chiara avessero capito di amare i fratelli di un amore materno, amore che ha uno stile responsabile. È bella la domanda che Dio fa a Caino che non è ‘Cos’hai fatto?’ ma ‘Dov’è tuo fratello?’. Per me parte da lì la grande intuizione, cioè siamo responsabili gli uni degli altri in modo materno. Credo ci vorrà tanto, e forse non ce la faremo mai, ma credo anche che come francescani abbiamo il dovere di vivere testimoniando questo e soprattutto promuoverlo, farlo venire fuori con forza… con forza! Come dire: dobbiamo far capire a tutti che ci si vuole credere anche perché il bene comune nasce dalle relazioni, ma le relazioni non nascono dal bene comune. È proprio un senso del vivere che dobbiamo ritrovare, il giusto senso, la giusta direzione. Se continuiamo a invertire gli obietti con i mezzi continuiamo a creare dei mostri.

D. Quindi per la maggior parte di voi la Cooperativa ‘Fratelli è possibile’ è… tutto?

R. Per nove confratelli professi è lavoro, vita, famiglia, tutto… ormai è esser francescani a 360 gradi. Penso che Francesco abbia ricevuto l’intuizione dallo Spirito non di abbracciare i poveri in quanto poveri ma in quanto uomini. Se tu fai questo, scopri un bello che non è il bello del volontariato… è molto di più, è un bello immenso e sconvolgente.
Credo che per noi questa intuizione della Cooperativa, cioè di convertire degli utili dal secondo settore, che è l’artigianato, al terzo settore, che è il no profit, sia realmente uno stile di economia fraterna: l’autofinanziarsi, esser banche di se stessi, cercare di capire che l’economia può essere veicolo di bene, non solo di ricchezza. Creare il bene crea la ricchezza, ma creare la ricchezza non sempre crea il bene. Quindi vogliamo essere veramente persone che usano i soldi per creare del bene, vogliamo vedere una qualità di vita crescere con l’opera stessa della produttività. Vogliamo innovarci, uscire da certi schemi, riportarci dentro alla vita sociale, rivivere le piazze…
Dobbiamo rompere la ghettizzazione, e possiamo farlo solo se portiamo noi stessi dentro al ghetto. Il ghetto non verrà mai da te. Da una rinnovata semplicità e armonia di stare insieme nasce il bene comune. Se invece stiamo sempre lì a cercarlo, a parlarne…


D. Ricordiamo che ‘Momenti francescani’ inizierà un ‘tour’ di presentazioni venerdì prossimo, il 5 novembre, ad Assisi, alle 18,00, presso la Sala ‘Perfetta Letizia’ della Domus Pacis di Santa Maria degli Angeli. E prima di salutarci e ringraziare Ettore Valzania per la bella chiacchierata e per averci fatto conoscerete la Cooperativa ‘Fratelli è possibile’, vogliamo farti una domanda che forse può sembrare scontata ma che alcuni si faranno: perché fate tutto questo?

R. Perché? In tutto questo riscopri la straordinaria bellezza di Dio. Il buon Dio ti manda queste persone che hanno una bellezza, una pace, una pulizia che a volte supera di gran lunga quella che tu cerchi di raggiungere. Vedi la straordinarietà delle cose che nascono e si sviluppano, e tu dici: “Questo è Dio!”. Questo è un Dio che è bello in sé. Magari la fatica è tanta ma… sei una persona che è in gioco totalmente con la sua vita. A volte bisognerebbe fermarsi di più a pensare alla gioia delle persone. Credo sia la miglior ricompensa e la miglior lode a Dio.

Salutando Ettore Valzania mi rammarico solo di una cosa: sarà difficile se non impossibile trasmettere con un articolo ciò che ho percepito da questo incontro, la simpatia, la forza, la passione nelle cose in cui crede, la serenità e l’emozione che lascia trasparire quando parla di Dio e delle persone che incontra quotidianamente.

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