lunedì, novembre 08, 2010
del nostro collaboratore Bartolo Salone

I Salmi (dall’ebraico “Tehillim”, cioè “lodi”, “inni”, “cantici”) costituiscono lo scheletro e l’anima della preghiera ebraica e cristiana. Cantati nel Tempio di Gerusalemme e recitati nelle sinagoghe, i Salmi hanno scandito per secoli la preghiera comunitaria e individuale degli Ebrei e quindi dello stesso Gesù, che era solito frequentare quei luoghi di culto insieme con la gente del suo tempo, come i vangeli più volte ci ricordano. I Salmi scandiscono inoltre i momenti cruciali della Passione di nostro Signore: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” – le parole finali pronunciate da Cristo prima di esalare l’ultimo respiro sulla croce sono tratte dal Salmo 21, canto di speranza del giusto sofferente in Dio, che sempre interviene nella storia a risollevare il misero, salvandolo dalle mani del suo persecutore.

Consapevole del ruolo che hanno avuto nella vita terrena del suo divin Fondatore, la Chiesa ha tratto dai Salmi l’essenza della sua preghiera ufficiale: non c’è liturgia della Parola o liturgia delle Ore che non contempli la recita dei Salmi, sicché possiamo affermare che la Chiesa, nuovo popolo regale, redento dal sangue di Cristo, prega con i Salmi proprio come il popolo dell’Antica Alleanza. I Salmi rappresentano dunque la manifestazione più tangibile di quella continuità di fede che lega l’antico popolo di Israele al popolo della Nuova Alleanza, il segno di quell’unione spirituale che ancor oggi accomuna Ebrei e Cristiani.

Benché un’antica tradizione li attribuisca al Re Davide, in realtà il Salterio (cioè la raccolta dei Salmi) racchiude in sé una enorme varietà di composizioni poetiche (150 in tutto) le quali abbracciano buona parte della storia di Israele, dalla fase premonarchica (XII secolo a. C.) al periodo della lotta maccabaica (II sec. a. C.): in essi sono dunque espressi i dolori, le gioie, le speranze e le attese di un popolo. I Salmi tuttavia parlano ancora all’uomo di oggi, aiutandolo a scorgere nella contraddittorietà degli accadimenti quelle tracce di una “presenza” discreta, ma vera, che infonde speranza e forza nella prova. I Salmi ci insegnano a contemplare la realtà delle cose create per cogliervi la presenza del Creatore. I Salmi, infine, aiutano a “leggere” nelle profondità dell’animo umano, a districarci in quel groviglio di sentimenti che si agitano nel nostro cuore e a cui sovente non sappiamo dare neppure un nome. Il Salterio, come ha ben detto Calvino, è “un’anatomia di tutte le parti dell’anima, perché non c’è sentimento dell’uomo che qui non sia rappresentato come in uno specchio”.

In quest’ottica i Salmi ci sono riproposti da un fine biblista quale Gianfranco Ravasi in un libro dal titolo “I Salmi nello specchio della creazione” (primo di un’opera pensata in tre volumi), appena edito dalle Paoline per la collana “Immagini e parole”. Ciascun Salmo, preceduto da una breve introduzione che ne inquadra il soggetto, è spiegato attraverso il linguaggio delle immagini. Un modo efficace ed originale di presentare i canti biblici che non potrà non risultare gradito al lettore, in tempi in cui la frenesia del vivere quotidiano fa desiderare di fermarsi un tantino per cogliere quel profondo senso di meraviglia per le cose create che i Salmi sanno eccellentemente comunicare.

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