Sono ormai circa 70.000 gli sfollati costretti a lasciare le proprie abitazioni nell'isola di Giava, nell'area circostante il vulcano Merapi, uno dei più attivi al mondo, che da alcuni giorni erutta lava, nubi e ceneri.
Agenzia Misna - Lo ha detto alla MISNA Methodius Kusumahadia, direttore della Caritas (Karina, in Indonesia) per l'area di Semarang, capoluogo della provincia di Giava centrale, precisando che ancora ieri sera si è verificata un'importante esplosione dal cratere del Merapi. "L'evacuazione riguarda un'area di circa 15 chilometri attorno al vulcano e il numero di sfollati supera le previsioni che erano state comunicate dalle autorità, che si aspettavano al massimo 50.000 persone. Tuttavia - dice alla MISNA il direttore della locale Caritas - la distribuzione dei pasti e dei beni di prima necessità per ora sembra svolgersi regolarmente. Circa 26.000 persone si trovano in un apposito campo sfollati, il resto ha cercato riparo presso strutture pubbliche, persino militari". Il vero problema, sottolinea Kusumahadia, "sarà per il futuro di questa gente: per molti non sarà più possibile tornare a casa, tutto è stato bruciato, distrutto dall'eruzione". Mentre il governo e alcune organizzazioni non governative stanno provvedendo all'assistenza alimentare, la Caritas fornisce un importante sostegno logistico e un collegamento degli aiuti tra le nove parrocchie dell'area colpita. "Abbiamo anche svolto un lavoro di sensibilizzazione, prima dell'eruzione, per convincere i residenti a lasciare le loro abitazioni. Resta tutto un lavoro di sostegno psicologico, pensando al futuro da ricostruire" ha concluso il direttore di Caritas-Semarang. L'eruzione del Merapi ha causato 35 vittime nei gironi scorsi; precedenti eruzioni risalgono al 2006 (due vittime), al 1994 (60 vittime) e al 1930, quando il vulcano uccise 1300 persone.
Agenzia Misna - Lo ha detto alla MISNA Methodius Kusumahadia, direttore della Caritas (Karina, in Indonesia) per l'area di Semarang, capoluogo della provincia di Giava centrale, precisando che ancora ieri sera si è verificata un'importante esplosione dal cratere del Merapi. "L'evacuazione riguarda un'area di circa 15 chilometri attorno al vulcano e il numero di sfollati supera le previsioni che erano state comunicate dalle autorità, che si aspettavano al massimo 50.000 persone. Tuttavia - dice alla MISNA il direttore della locale Caritas - la distribuzione dei pasti e dei beni di prima necessità per ora sembra svolgersi regolarmente. Circa 26.000 persone si trovano in un apposito campo sfollati, il resto ha cercato riparo presso strutture pubbliche, persino militari". Il vero problema, sottolinea Kusumahadia, "sarà per il futuro di questa gente: per molti non sarà più possibile tornare a casa, tutto è stato bruciato, distrutto dall'eruzione". Mentre il governo e alcune organizzazioni non governative stanno provvedendo all'assistenza alimentare, la Caritas fornisce un importante sostegno logistico e un collegamento degli aiuti tra le nove parrocchie dell'area colpita. "Abbiamo anche svolto un lavoro di sensibilizzazione, prima dell'eruzione, per convincere i residenti a lasciare le loro abitazioni. Resta tutto un lavoro di sostegno psicologico, pensando al futuro da ricostruire" ha concluso il direttore di Caritas-Semarang. L'eruzione del Merapi ha causato 35 vittime nei gironi scorsi; precedenti eruzioni risalgono al 2006 (due vittime), al 1994 (60 vittime) e al 1930, quando il vulcano uccise 1300 persone.
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