“Non so quante volte mi sono spogliata e rivestita in ambulatori tristi, dietro separé mal piazzati, sotto luci asfittiche. Quante volte ho ammucchiato in fretta i vestiti su seggiole di laminato, ascoltato il rumore dei guanti di lattice infilati e sfilati, il fruscio dello scottex, il cigolio degli attrezzi. Quante volte ho spalancato le gambe, accettato manipolazioni, palpazioni da estranei, aspettato che guardassero dentro di me, dentro la parte più privata di me, come fossero davanti al banco di un supermercato”
del nostro Stefano Buso
“La madre distratta” di Nicoletta Canazza è la storia vera (ma non autobiografica) di una quarantenne angosciata tra il desiderio del proprio uomo di avere un bimbo e la prospettiva di vivere quest’evento con patemi e ansia. Ecco allora un iter tra ambulatori e visite, sanitari, medici e paramedici, un’odissea in mezzo a persone disponibili e altre palesemente distaccate. Vani i tentativi di prender tempo, di attendere che la mente si adegui all’idea di una gravidanza in fin dei conti non troppo voluta. Prendono così le mosse l’ipotesi di famiglia e femminilità che non sempre strizzano l’occhiolino a quello di maternità, perché va da sé che non tutte le donne anelano a diventare mamma, seppur viviamo in una società in cui “una donna che non fa figli, che non pensa ai figli, che non si interessa ai figli degli altri…. è una stranezza, una contraddizione che diventa colpevole mancanza in un destino universale”.
L’opera (pubblicata da Edizioni Clandestine) esplicita la posizione di una persona in evidente stato di conflitto con se stessa. Troppi i dettagli, i tasselli da metter assieme in una vita: matrimonio, lavoro, carriera, formazione, svago, sacrifici et similia… e in più anche la prospettiva di una gestazione con tutte le conseguenze che scatena: problemi professionali, carriera compromessa o limitata, rinunce, notti insonni, dissidi domestici e tanti, troppi sacrifici da affrontare. Insomma, maternità più figlio uguale rinuncia.
Nella vita esistono fasi per ogni cosa, ciononostante questo non inibisce ad alcuno di porsi in discussione, anche a quarant’anni. Nondimeno sarebbe auspicabile che certi intenti (almeno i più importanti) siano chiari ancor prima. Diversamente si rischia d’essere tentennanti e precipitosi dinnanzi ad ogni progetto impegnativo, compreso quello della maternità. E così facendo prevalgono il mero calcolo cronologico e sfumature dai contorni opportunistici. Forse un’esistenza meno impostata e più rilassata potrebbe rivelarsi più gratificante e serena.
Il libro di Nicoletta Canazza, sicuramente un ottimo saggio, apre le porte a una realtà più che mai attuale, meritando perciò lettura e attenzione. L’esistenza non è mai a senso unico o, meglio, è intesa da ogni persona in modo differente: ce lo ricorda questo testo, che manifesta pretesti intelligenti conducendo all’inevitabile confronto, seppur da posizioni discordanti…
L’opera (pubblicata da Edizioni Clandestine) esplicita la posizione di una persona in evidente stato di conflitto con se stessa. Troppi i dettagli, i tasselli da metter assieme in una vita: matrimonio, lavoro, carriera, formazione, svago, sacrifici et similia… e in più anche la prospettiva di una gestazione con tutte le conseguenze che scatena: problemi professionali, carriera compromessa o limitata, rinunce, notti insonni, dissidi domestici e tanti, troppi sacrifici da affrontare. Insomma, maternità più figlio uguale rinuncia.
Nella vita esistono fasi per ogni cosa, ciononostante questo non inibisce ad alcuno di porsi in discussione, anche a quarant’anni. Nondimeno sarebbe auspicabile che certi intenti (almeno i più importanti) siano chiari ancor prima. Diversamente si rischia d’essere tentennanti e precipitosi dinnanzi ad ogni progetto impegnativo, compreso quello della maternità. E così facendo prevalgono il mero calcolo cronologico e sfumature dai contorni opportunistici. Forse un’esistenza meno impostata e più rilassata potrebbe rivelarsi più gratificante e serena.
Il libro di Nicoletta Canazza, sicuramente un ottimo saggio, apre le porte a una realtà più che mai attuale, meritando perciò lettura e attenzione. L’esistenza non è mai a senso unico o, meglio, è intesa da ogni persona in modo differente: ce lo ricorda questo testo, che manifesta pretesti intelligenti conducendo all’inevitabile confronto, seppur da posizioni discordanti…
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È presente 1 commento
In un mondo dove tutto sembra essere sempre vicino, a portata di mano e di desiderio, possibile è proprio la natura che ci dimostra quanto siamo fragili nella nostra pretesa di onnipotenza. Maternità e paternità, considerati doveri fino a poco tempo fa, ora sono diventati diritti inalienabili. Io credo sia "semplicemente" un atto d'amore. Non lo è se decidi di diventare madre a 50 anni. Lo è sicuramente nel momento in cui, magari con l'affidamento, decidi di amare un piccolo che non ha nulla di tuo nel dna.
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