del nostro corrispondente a Londra Renato Zilio
324. Sono i nostri italiani che questa terra inglese di Brookwood conserva sepolti come in uno scrigno. Domenica 14 novembre è stata l’occasione di visitarli in maniera ufficiale, come tutti gli anni, in una commossa cerimonia civile e religiosa. La data - normalmente la prima domenica di novembre - era stata posticipata per ritrovarsi insieme, in questo rito, alle celebrazioni della comunità inglese. Ammirevole coincidenza. È questo un gesto di memoria e di pietà, a cui la comunità italiana è ormai affezionata da sempre. Anche quest’anno, sotto una pioggia battente.
Come in un silenzioso e grandioso pellegrinaggio - condotto quest’anno da sua Ecc.za l’Ambasciatore Alain Giorgio Maria Economides e dal Console Generale Uberto Vanni d'Archirafi insieme ad Autorità militari e Associazioni - tutti ritrovavano una coralità importante, in questo alto momento simbolico. È il riunirsi della comunità italiana di Inghilterra e del Galles attorno alle sue tombe, in un immenso cimitero militare inglese. Ed è ricordare insieme il duplice dolore di una Patria: perdere i propri figli in terra straniera, lontano dai propri confini. Il dolore sa riunire insieme, è noto, quanto una grande gioia o una festa. Ma forse ancora di più, perché attraversa i confini dell’invisibile per la scomparsa di qualcuno. Così, è stato bello veder ognuno deporre una corona di fiori e segretamente, allo stesso tempo, un grazie. Un fiore è sempre “your best way to say thank you!” ripetono gli inglesi nel loro remembrance day.
Il cimitero militare di Brookwood, infatti, è occasione speciale per ricordare chi ha vissuto un pezzo di vita come un’opera incompiuta. E ha affrontato il sacrificio più grande che si possa richiedere a un uomo, offrendosi a un ideale come una vittima su un’altare. Ricorda a noi che continuiamo a vivere quanto sia importante essere animati da un ideale e saper superare i conflitti con la forza del dialogo e della pace.
Sottolineava, infine, padre Pietro Celotto: “Con le massime autoritá, passando a benedire tomba per tomba i nostri caduti, viviamo un atto di cristiana pietá e di merito al valore del loro sacrificio per la Patria lontana. La morte di questi eroi non sia avvenuta invano. Il loro esempio resti un monito a tutti specialmente ai giovani. La pace, è vero, é un’aspirazione fondamentale degli uomini. Spesso degenera in forme di egoismo e di odio: la nostra storia, allora, si fa tormentata storia di incomprensioni e di morte. Beati, invece, i costruttori di pace, perché di essi é il Regno dei cieli!”
“La pace dovrà restare una preziosa eredità per chi viene dopo di noi...” Sembrava questo, andandosene, il pensiero di ognuno: lo portava dentro di sè come un augurio. O, forse, come una preghiera.
Come in un silenzioso e grandioso pellegrinaggio - condotto quest’anno da sua Ecc.za l’Ambasciatore Alain Giorgio Maria Economides e dal Console Generale Uberto Vanni d'Archirafi insieme ad Autorità militari e Associazioni - tutti ritrovavano una coralità importante, in questo alto momento simbolico. È il riunirsi della comunità italiana di Inghilterra e del Galles attorno alle sue tombe, in un immenso cimitero militare inglese. Ed è ricordare insieme il duplice dolore di una Patria: perdere i propri figli in terra straniera, lontano dai propri confini. Il dolore sa riunire insieme, è noto, quanto una grande gioia o una festa. Ma forse ancora di più, perché attraversa i confini dell’invisibile per la scomparsa di qualcuno. Così, è stato bello veder ognuno deporre una corona di fiori e segretamente, allo stesso tempo, un grazie. Un fiore è sempre “your best way to say thank you!” ripetono gli inglesi nel loro remembrance day.
Il cimitero militare di Brookwood, infatti, è occasione speciale per ricordare chi ha vissuto un pezzo di vita come un’opera incompiuta. E ha affrontato il sacrificio più grande che si possa richiedere a un uomo, offrendosi a un ideale come una vittima su un’altare. Ricorda a noi che continuiamo a vivere quanto sia importante essere animati da un ideale e saper superare i conflitti con la forza del dialogo e della pace.
Sottolineava, infine, padre Pietro Celotto: “Con le massime autoritá, passando a benedire tomba per tomba i nostri caduti, viviamo un atto di cristiana pietá e di merito al valore del loro sacrificio per la Patria lontana. La morte di questi eroi non sia avvenuta invano. Il loro esempio resti un monito a tutti specialmente ai giovani. La pace, è vero, é un’aspirazione fondamentale degli uomini. Spesso degenera in forme di egoismo e di odio: la nostra storia, allora, si fa tormentata storia di incomprensioni e di morte. Beati, invece, i costruttori di pace, perché di essi é il Regno dei cieli!”
“La pace dovrà restare una preziosa eredità per chi viene dopo di noi...” Sembrava questo, andandosene, il pensiero di ognuno: lo portava dentro di sè come un augurio. O, forse, come una preghiera.
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