Al Teatro Euclide, dal 6 al 28 novembre, “Visi lunghi e giornate corte” della Compagnia Teatro Gruppo con la regia di Vito Boffoli
Leggerezza: sinonimo di amabilità, delicatezza, finezza, gradevolezza, levità, morbidezza. Si coniuga con fede ma anche con musica, teatro e con qualsiasi forma artistica che la richiama . Per quanto attiene l’accostamento alla fede, sembrerà un po’ forzato: come un binomio bizzarro. Ma chissà quante volte, durante il pontificato di Karol Wojtyła, abbiamo sentito l’esortazione, rivolta soprattutto ai giovani, a volare alto. Ecco, la fede è come un aerostato a gas che, per salire di quota, esige di disfarsi delle zavorre. La zavorra più pesante è quella dell’io e l’impresa più faticosa è quella di spogliarsi dell’io.
Invece, per quanto riguarda l’accostamento al teatro o alla musica, il concetto di leggerezza si esprime diversamente. Personalmente, quando ascolto musica o assisto ad uno spettacolo, mi capita di sentirmi leggero, di dondolarmi di muovermi nello spazio in maniera armonica, di sentirmi libero dai pensieri e il mio respiro si calma. Con la musica in particolare mi sembra di volare, mi sembra di toccare con mano tutte le note, a volte mi capita di sentirmi più vicino a Lui. La mia respirazione inizia ad andare al ritmo della musica coinvolgendo piano piano tutto l’organismo. Dalla musica ma anche dal teatro, l’anima razionale riceve chiarezza e distensione, o chiarezza e consolidamento. L’anima ci parla attraverso vibrazioni che hanno senso, la musica come il teatro mette in scena il nostro mondo interiore e ci insegna a dare significato ai vissuti e alle emozioni. Siamo suono, movimento, parola: e tutto ciò per riscoprire il nostro paradiso perduto. La musica come il teatro aprono, nel corpo dell’uomo, una ferita da cui l’anima esce per fraternizzare.
Queste sono le considerazioni che sono scaturite dalla mia partecipazione a questo spettacolo leggero dove ho avuto modo di condividere alcuni pensieri con un gruppo di anziani dei vari centri di Roma che assistevano con me a questa rappresentazione teatrale. Un pretesto per approfondire ancora una volta l’importanza della leggerezza. Non a caso San Francesco amava autodefinirsi il Giullare di Dio.
La vicenda: La vita di una coppia viene sconquassata dall’arrivo improvviso di strani ospiti. I personaggi si trovano coinvolti da una serie di avvenimenti ingarbugliati, dando adito a fraintendimenti che minano l’unione dei due coniugi, in un susseguirsi di avvenimenti grotteschi. La chiave per dipanare l’intrigo è riposta in un delicato intervento degli apparati diplomatici. Ma cosa vale di più: la pace in famiglia o una crisi nazionale? Una frenetica commedia in un caotico fine settimana.
E per concludere un’altra riflessione. Si, è vero che il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi come recitava un noto proverbio latino ma è anche vero che non è nemmeno da disprezzare l’effetto positivo che ha il riso sulla salute. Possiamo senz’altro escludere che abbia effetto sull’ematocrito, come voleva un vecchio proverbio; ma la sua benefica influenza psicosomatica ci sembra altrettanto indiscutibile. Anche ai nostri giorni, tutto sommato, è meglio ridere che piangere.
Invece, per quanto riguarda l’accostamento al teatro o alla musica, il concetto di leggerezza si esprime diversamente. Personalmente, quando ascolto musica o assisto ad uno spettacolo, mi capita di sentirmi leggero, di dondolarmi di muovermi nello spazio in maniera armonica, di sentirmi libero dai pensieri e il mio respiro si calma. Con la musica in particolare mi sembra di volare, mi sembra di toccare con mano tutte le note, a volte mi capita di sentirmi più vicino a Lui. La mia respirazione inizia ad andare al ritmo della musica coinvolgendo piano piano tutto l’organismo. Dalla musica ma anche dal teatro, l’anima razionale riceve chiarezza e distensione, o chiarezza e consolidamento. L’anima ci parla attraverso vibrazioni che hanno senso, la musica come il teatro mette in scena il nostro mondo interiore e ci insegna a dare significato ai vissuti e alle emozioni. Siamo suono, movimento, parola: e tutto ciò per riscoprire il nostro paradiso perduto. La musica come il teatro aprono, nel corpo dell’uomo, una ferita da cui l’anima esce per fraternizzare.
Queste sono le considerazioni che sono scaturite dalla mia partecipazione a questo spettacolo leggero dove ho avuto modo di condividere alcuni pensieri con un gruppo di anziani dei vari centri di Roma che assistevano con me a questa rappresentazione teatrale. Un pretesto per approfondire ancora una volta l’importanza della leggerezza. Non a caso San Francesco amava autodefinirsi il Giullare di Dio.
La vicenda: La vita di una coppia viene sconquassata dall’arrivo improvviso di strani ospiti. I personaggi si trovano coinvolti da una serie di avvenimenti ingarbugliati, dando adito a fraintendimenti che minano l’unione dei due coniugi, in un susseguirsi di avvenimenti grotteschi. La chiave per dipanare l’intrigo è riposta in un delicato intervento degli apparati diplomatici. Ma cosa vale di più: la pace in famiglia o una crisi nazionale? Una frenetica commedia in un caotico fine settimana.
E per concludere un’altra riflessione. Si, è vero che il riso abbonda sulla bocca degli sciocchi come recitava un noto proverbio latino ma è anche vero che non è nemmeno da disprezzare l’effetto positivo che ha il riso sulla salute. Possiamo senz’altro escludere che abbia effetto sull’ematocrito, come voleva un vecchio proverbio; ma la sua benefica influenza psicosomatica ci sembra altrettanto indiscutibile. Anche ai nostri giorni, tutto sommato, è meglio ridere che piangere.
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