Cambia la politica di Seul dopo le recenti tensioni con Pyongyang. La Cina dice no, per ora. Spingere lentamente ma costantemente in direzione della riunificazione evitando, al tempo stesso, rappresaglie di Pyongyang.
PeaceReporter - E' questa la strategia sudcoreana per il futuro, resa esplicita da un rapporto presentato dai ministri della Difesa, degli Esteri e della Riunificazione, al presidente Lee Myung Bak. Una strategia evidentemente concordata con Stati Uniti e Giappone. Si tratta di un passaggio angusto: bisogna fare terra bruciata attorno alla dinastia dei Kim e al tempo stesso evitare le cannonate. Ma, in caso di cannonate, si deve contrattaccare velocemente, in profondità, senza permettere ulteriori colpi di coda.
Dopo l'attacco di Yeonpyeong le polemiche hanno squassato il mondo politico di Seul. A farne le spese è stato il ministro della Difesa Kim Tae-young, rimpiazzato dal generale Kim Kwan-jin.
In un sondaggio fatto all'indomani dell'incidente, l'ottanta per cento dei coreani ha affermato che il governo avrebbe dovuto attuare una "risposta militare più forte".
Da quel momento in poi, la strategia del presidente Lee fondata sulla ripresa dei colloqui a sei con Cina, Russia, Usa e Giappone - oltre che con la Corea del Nord - ha cominciato a vacillare. Non si tratta quindi più di premere per scongiurare il programma nucleare nordcoreano e migliorare le relazioni con Pyongyang, ma anche di agire per un diverso scenario: "La Corea del Sud vuole una pacifica riunificazione della penisola coreana - ha detto Lee in visita alle truppe di confine il 27 dicembre - non attaccheremo per primi, ma se attaccati saremo costretti a rispondere con forza per difendere la pace".
In particolare, il nuovo ministro della Difesa preme per una strategia di "deterrenza attiva" che comprenda un esercito "in assetto da combattimento", in grado di replicare immediatamente ad attacchi anche nucleari e quindi vincere. Secondo quanto riportato da Bloomberg, sul sito del ministero sarebbe anche ricomparsa la definizione di "principale nemico" a proposito della Corea del Nord. E' un termine non più in uso dal 2004, quando si inaugurò la "politica del sole splendente" nei confronti dei dirimpettai. Va ricordato che le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra, dato che il conflitto del 1950-53 si chiuse con un semplice cessate il fuoco.
Anche il ministro della Riunificazione Hyun In Taek ha ufficialmente proclamato che i preparativi per mettere fine alla separazione delle due Coree saranno il compito principale per il 2011. Ha aggiunto che la priorità sarà data alla popolazione della Corea del Nord, marcando in questo una netta distinzione tra il regime dei Kim e gli abitanti del Paese.
A Seul e dintorni si va infatti diffondendo (o viene scientemente diffusa) l'idea che sebbene l'atteggiamento dell'élite nordcoreana non sia in procinto di cambiare, ciò che invece cambia assai rapidamente è la coscienza del popolo. Una forbice che va allargata a suon di dollari (o meglio, won): ad agosto Lee aveva proposto una "tassa per la riunificazione", definita dalla Corea del Nord "un trucco meschino".
Insomma, si gioca sul filo del rasoio, mentre la Cina mette già le mani avanti. In un editoriale su Global Times - giornale-emanazione del Quotidiano del popolo - il piano per una riunificazione che di fatto sarebbe un "assorbimento" da parte della Corea del Sud viene bocciato senza mezzi termini. Non si pone il veto, tuttavia, a una riunificazione pacifica, purché ci si intenda su cosa ciò possa significare.
Secondo l'articolo, la riunificazione richiede la cooperazione di entrambe le Coree ed è difficile che il piano del Sud, con esercitazioni militari e preparativi per un "crollo" nordcoreano annessi, ottenga questo scopo.
"La penisola coreana - si legge - è afflitta dall'idea di una runificazione violenta". Il Sud vuole la stabilità, ma non ha la pazienza per compiere azioni conseguenti.
E caso mai non si fosse capito: "La storia della Cina è colma di amarezze e la nazione comprende nel profondo il dolore dei coreani. Per dirla tutta, la Cina non impedirebbe una riunificazione pacifica. Quindi è singolare che la Corea del Sud non consideri l'opinione della Cina".
Notevole la conclusione: "Nel blockbuster hollywoodiano Inception, il protagonista principale usa una trottola per capire se si trova in un sogno o nella realtà. Ora la trottola della Corea del Sud le pone alcune domande: le sue azioni contribuiscono a ridurre le tensioni? La sua politica aiuta a sistemare le questioni aperte con il Nord? Le sue decisioni facilitano la cooperazione tra potenze come Cina, Russia e Stati Uniti? Se la risposta è sì, la Corea del Sud è nella realtà. In caso contrario, se la risposta è negativa, sta sognando."
PeaceReporter - E' questa la strategia sudcoreana per il futuro, resa esplicita da un rapporto presentato dai ministri della Difesa, degli Esteri e della Riunificazione, al presidente Lee Myung Bak. Una strategia evidentemente concordata con Stati Uniti e Giappone. Si tratta di un passaggio angusto: bisogna fare terra bruciata attorno alla dinastia dei Kim e al tempo stesso evitare le cannonate. Ma, in caso di cannonate, si deve contrattaccare velocemente, in profondità, senza permettere ulteriori colpi di coda.
Dopo l'attacco di Yeonpyeong le polemiche hanno squassato il mondo politico di Seul. A farne le spese è stato il ministro della Difesa Kim Tae-young, rimpiazzato dal generale Kim Kwan-jin.
In un sondaggio fatto all'indomani dell'incidente, l'ottanta per cento dei coreani ha affermato che il governo avrebbe dovuto attuare una "risposta militare più forte".
Da quel momento in poi, la strategia del presidente Lee fondata sulla ripresa dei colloqui a sei con Cina, Russia, Usa e Giappone - oltre che con la Corea del Nord - ha cominciato a vacillare. Non si tratta quindi più di premere per scongiurare il programma nucleare nordcoreano e migliorare le relazioni con Pyongyang, ma anche di agire per un diverso scenario: "La Corea del Sud vuole una pacifica riunificazione della penisola coreana - ha detto Lee in visita alle truppe di confine il 27 dicembre - non attaccheremo per primi, ma se attaccati saremo costretti a rispondere con forza per difendere la pace".
In particolare, il nuovo ministro della Difesa preme per una strategia di "deterrenza attiva" che comprenda un esercito "in assetto da combattimento", in grado di replicare immediatamente ad attacchi anche nucleari e quindi vincere. Secondo quanto riportato da Bloomberg, sul sito del ministero sarebbe anche ricomparsa la definizione di "principale nemico" a proposito della Corea del Nord. E' un termine non più in uso dal 2004, quando si inaugurò la "politica del sole splendente" nei confronti dei dirimpettai. Va ricordato che le due Coree sono ancora tecnicamente in guerra, dato che il conflitto del 1950-53 si chiuse con un semplice cessate il fuoco.
Anche il ministro della Riunificazione Hyun In Taek ha ufficialmente proclamato che i preparativi per mettere fine alla separazione delle due Coree saranno il compito principale per il 2011. Ha aggiunto che la priorità sarà data alla popolazione della Corea del Nord, marcando in questo una netta distinzione tra il regime dei Kim e gli abitanti del Paese.
A Seul e dintorni si va infatti diffondendo (o viene scientemente diffusa) l'idea che sebbene l'atteggiamento dell'élite nordcoreana non sia in procinto di cambiare, ciò che invece cambia assai rapidamente è la coscienza del popolo. Una forbice che va allargata a suon di dollari (o meglio, won): ad agosto Lee aveva proposto una "tassa per la riunificazione", definita dalla Corea del Nord "un trucco meschino".
Insomma, si gioca sul filo del rasoio, mentre la Cina mette già le mani avanti. In un editoriale su Global Times - giornale-emanazione del Quotidiano del popolo - il piano per una riunificazione che di fatto sarebbe un "assorbimento" da parte della Corea del Sud viene bocciato senza mezzi termini. Non si pone il veto, tuttavia, a una riunificazione pacifica, purché ci si intenda su cosa ciò possa significare.
Secondo l'articolo, la riunificazione richiede la cooperazione di entrambe le Coree ed è difficile che il piano del Sud, con esercitazioni militari e preparativi per un "crollo" nordcoreano annessi, ottenga questo scopo.
"La penisola coreana - si legge - è afflitta dall'idea di una runificazione violenta". Il Sud vuole la stabilità, ma non ha la pazienza per compiere azioni conseguenti.
E caso mai non si fosse capito: "La storia della Cina è colma di amarezze e la nazione comprende nel profondo il dolore dei coreani. Per dirla tutta, la Cina non impedirebbe una riunificazione pacifica. Quindi è singolare che la Corea del Sud non consideri l'opinione della Cina".
Notevole la conclusione: "Nel blockbuster hollywoodiano Inception, il protagonista principale usa una trottola per capire se si trova in un sogno o nella realtà. Ora la trottola della Corea del Sud le pone alcune domande: le sue azioni contribuiscono a ridurre le tensioni? La sua politica aiuta a sistemare le questioni aperte con il Nord? Le sue decisioni facilitano la cooperazione tra potenze come Cina, Russia e Stati Uniti? Se la risposta è sì, la Corea del Sud è nella realtà. In caso contrario, se la risposta è negativa, sta sognando."
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.