sabato, gennaio 01, 2011
del nostro Carlo Mafera

E’ sempre straordinario l’impatto che il visitatore amante dell’arte ha con la pittura veneta. Questa specifica corrente pittorica è notoriamente caratterizzata dal grande effetto cromatico e dall’uso dei colori anche in modo spregiudicato, con accostamenti che a prima vista sembrerebbero azzardati, ma che invece sono sapientemente utilizzati. Tutti i più grandi critici ed estimatori, dal passato ai giorni nostri, sono concordi sulla svolta epocale che la scuola veneziana, in termini di tecnica e ricerca sul colore, ha dato alla pittura moderna, imponendosi da subito in Europa e influenzando artisti del calibro di Rembrandt.
Parliamo di Giorgione e Tiziano, Bellini e di Palma, Lorenzo Lotto e Paolo Veronese, Tintoretto e Bassano.

Tutto questo si può apprezzare nella mostra aperta fino al 30 gennaio 2011 a Roma al Chiostro del Bramante, che presenta un percorso nella pittura veneta come è rappresentata nell'Accademia Carrara di Bergamo - dal Quattrocento al Settecento, cioè da Pisanello a Tiepolo - grazie alla chiusura temporanea del museo lombardo per lavori di ristrutturazione. Bergamo è stata a lungo legata a Venezia, e parte del territorio della repubblica Serenissima, proprio nel periodo di quattro secoli preso in considerazione. L'esposizione offre alla vista 80 dipinti, tra tavole e tele, scalati in modo omogeneo lungo tutto questo periodo.
Si inizia con la fase che ruota attorno alle personalità di Giovanni Bellini e Carpaccio, nella seconda metà del Quattrocento, con lo sviluppo della linea del Rinascimento settentrionale, per via cromatica e luministica – basata cioè principalmente sul colore - alternativa a quella prospettica, basata sul disegno, di Firenze. Le opere di Tiziano e Palma il vecchio, in particolare, raccontano la fase splendida del rinascimento. Ma protagonista, sia a Venezia sia a Bergamo, di questa stagione è stato Lorenzo Lotto, che ha portato nella città lombarda gli influssi della grande maniera veneta.
Per il cinquecento, non mancano nella mostra le opere di Tintoretto e Veronese, dei Bassano e di Paris Bordon. Più complessa e meno conosciuta è la stagione seicentesca, a Venezia, che invece merita di essere riscoperta per il suo fascino colto. Terza e ultima grande stagione è quella, notissima e celebrata, del Settecento. Capolavori straordinari si incontrano nella pittura sacra di Tiepolo, ma al tempo stesso nel filone laico e razionale che si sviluppa con lo sguardo oggettivo sul mondo dei vedutisti, il più noto dei quali è stato certamente Canaletto.
Il dipinto che più mi ha impressionato è stato “Le nozze mistiche di Santa Caterina” di Lorenzo Lotto dove l’artista esprime un’arte la cui riflessione prende le mosse non solo dalle abilità tecniche dell’artista stesso e dall’uso nella tavolozza dei colori del rosa, del celeste, del verde, ma sicuramente influenzato anche dalle trasparenze dei vetri di Murano, dagli ori dei mosaici, delle stoffe e dei variopinti tessuti di quella bruma brulicante società mercantile lagunare, che ha ispirato inconsueti e unici accostamenti di colore. Nel dipinto di Lorenzo Lotto come dice il grande storico dell’arte Giulio Carlo Argan: “…l’attitudine del pittore è quella di un confessore, dell’interlocutore che pone le domande, interpreta le risposte [...] e la bellezza che fa irradiare, come una luce interna, dalle sue figure, non è un bello naturale né, a rigore, un bello spirituale o morale, ma semplicemente un bello interiore tradito, più che rivelato, da uno sguardo, da un sorriso, dalla pallida trasparenza del volto o dallo stanco posare d’una mano».

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