Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali
Città del Vaticano (ZENIT.org).- Le nuove tecnologie mettono a disposizione degli utenti un intero mondo di possibilità, ma il loro uso richiede maturità e consapevolezza e non deve portare a sostituire “il contatto umano diretto” con i rapporti virtuali. Papa Benedetto XVI lo afferma nel Messaggio che ha diffuso questo lunedì, festa di San Francesco di Sales, per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebrerà domenica 5 giugno. Nel testo, sul tema “Verità, annuncio e autenticità di vita nell'era digitale”, il Pontefice definisce il diffondersi della comunicazione attraverso Internet “un fenomeno caratteristico del nostro tempo”, e osserva che le nuove tecnologie “non stanno cambiando solo il modo di comunicare, ma la comunicazione in se stessa”.
Per questo motivo, si può dire di essere di fronte “ad una vasta trasformazione culturale”.
Con questo modo di diffondere informazioni e conoscenze, constata, “sta nascendo un nuovo modo di apprendere e di pensare, con inedite opportunità di stabilire relazioni e di costruire comunione”. “Si prospettano traguardi fino a qualche tempo fa impensabili, che suscitano stupore per le possibilità offerte dai nuovi mezzi”.
Uso responsabile
In questo contesto, si impone “in modo sempre più pressante una seria riflessione sul senso della comunicazione nell’era digitale”, sottolinea il Vescovo di Roma, indicando che “ciò è particolarmente evidente quando ci si confronta con le straordinarie potenzialità della rete Internet e con la complessità delle sue applicazioni”.
Come ogni altro frutto dell’ingegno umano, infatti, “le nuove tecnologie della comunicazione chiedono di essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera”.
Interessati da questi cambiamenti nella comunicazione, ricorda il Papa, sono soprattutto i giovani, che li vivono “con tutte le ansie, le contraddizioni e la creatività proprie di coloro che si aprono con entusiasmo e curiosità alle nuove esperienze della vita”.
Per loro e per tutti gli utenti, la presenza negli spazi virtuali “può essere il segno di una ricerca autentica di incontro personale con l’altro se si fa attenzione ad evitarne i pericoli, quali il rifugiarsi in una sorta di mondo parallelo, o l’eccessiva esposizione al mondo virtuale”.
Rischi e sfide
I punti critici di una comunicazione di questo tipo, sottolinea il Papa, riguardano sia la propria persona che il rapporto con gli altri.
“Nella ricerca di condivisione, di 'amicizie'”, infatti, ci si trova innanzitutto “di fronte alla sfida dell’essere autentici, fedeli a se stessi, senza cedere all’illusione di costruire artificialmente il proprio 'profilo' pubblico”.
Quanto ai rapporti interpersonali, l'uso delle nuove tecnologie porta a domandarsi “chi è il mio 'prossimo' in questo nuovo mondo”.
“Esiste il pericolo di essere meno presenti verso chi incontriamo nella nostra vita quotidiana ordinaria? - chiede il Papa -. Esiste il rischio di essere più distratti, perché la nostra attenzione è frammentata e assorta in un mondo 'differente' rispetto a quello in cui viviamo? Abbiamo tempo di riflettere criticamente sulle nostre scelte e di alimentare rapporti umani che siano veramente profondi e duraturi?”.
“Il contatto virtuale non può e non deve sostituire il contatto umano diretto con le persone a tutti i livelli della nostra vita”, dichiara.
Stile cristiano
Benedetto XVI sottolinea quindi l'esistenza di “uno stile cristiano di presenza anche nel mondo digitale”, che si concretizza in “una forma di comunicazione onesta ed aperta, responsabile e rispettosa dell’altro”.
“Comunicare il Vangelo attraverso i nuovi media significa non solo inserire contenuti dichiaratamente religiosi sulle piattaforme dei diversi mezzi, ma anche testimoniare con coerenza, nel proprio profilo digitale e nel modo di comunicare, scelte, preferenze, giudizi che siano profondamente coerenti con il Vangelo, anche quando di esso non si parla in forma esplicita”, indica.
“L’impegno per una testimonianza al Vangelo nell’era digitale richiede a tutti di essere particolarmente attenti agli aspetti di questo messaggio che possono sfidare alcune delle logiche tipiche del web”, prosegue il Papa, esortando in primo luogo ad “essere consapevoli che la verità che cerchiamo di condividere non trae il suo valore dalla sua 'popolarità' o dalla quantità di attenzione che riceve”.
“Dobbiamo farla conoscere nella sua integrità, piuttosto che cercare di renderla accettabile, magari 'annacquandola'. Deve diventare alimento quotidiano e non attrazione di un momento”.
La verità del Vangelo, infatti, “non è qualcosa che possa essere oggetto di consumo, o di fruizione superficiale, ma è un dono che chiede una libera risposta”. “Pur proclamata nello spazio virtuale della rete, esige sempre di incarnarsi nel mondo reale e in rapporto ai volti concreti dei fratelli e delle sorelle con cui condividiamo la vita quotidiana. Per questo rimangono sempre fondamentali le relazioni umane dirette nella trasmissione della fede”.
Per questo motivo, il Papa invita i cristiani “ad unirsi con fiducia e con consapevole e responsabile creatività nella rete di rapporti che l’era digitale ha reso possibile”.
I credenti, conclude, “incoraggiano tutti a mantenere vive le eterne domande dell'uomo, che testimoniano il suo desiderio di trascendenza e la nostalgia per forme di vita autentica, degna di essere vissuta”.
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