giovedì, gennaio 13, 2011
L’attacco alla Freedom Flotilla è stato solo una delle tante, terribili violazioni dei diritti umani da parte di Israele: Angela Lano, che era a bordo di una delle navi umanitarie della Flotilla, racconta nel suo libro “Verso Gaza” quei terribili momenti, dandoci lo spunto per tante riflessioni

del nostro Fabio Vitucci

31 maggio 2010, ore 4.30 del mattino, acque internazionali: parte il violento attacco dell’esercito israeliano alla Freedom Flotilla, una flotta composta da 8 navi e oltre 800 volontari e giornalisti che stanno portando beni di prima necessità nella Striscia di Gaza, ridotta ormai alla fame dall’embargo israeliano. Un attacco premeditato, organizzato fin nei minimi particolari, compresa una propaganda che immediatamente ha provato a descrivere il carico umanitario come una banda di terroristi pronti a portare chissà quale pericolo alla nazione israeliana. Quanto accaduto è descritto minuziosamente da Angela Lano, uno dei membri italiani della Freedom Flotilla a bordo della Sfendoni 8000, una nave partita da Atene e che, come tutte le altre (e come documentano i filmati girati durante il carico), trasportava case prefabbricate, cemento, sedie a rotelle, prodotti sanitari… Naturalmente nessuno a bordo è armato: l’unica resistenza, come già stabilito in caso di attacco, consiste nel raggrupparsi intorno alla cabina del capitano, per potergli permettere di continuare a guidare l’imbarcazione verso Gaza. Ma nulla sembra fermare la rabbia dei soldati israeliani, che sparano all’impazzata senza motivo, uccidendo 9 persone e ferendone gravemente altre 23, per poi minacciare anche i giornalisti presenti, sottraendo loro macchine fotografiche, pc, videocamere e tutto quanto avrebbe potuto mostrare al mondo la loro furia cieca. Ma non è bastato, perché l’accaduto è lo stesso ampiamente visibile nei video che circolano su YouTube grazie ad alcuni coraggiosi che son riusciti a nascondere il loro materiale in modo a dir poco rocambolesco… All’attacco seguirà poi il trasporto forzato ad Israele, la prigionia nel carcere di Beer Sheva, 24 ore in completo isolamento prima di ricevere le ambasciate dei propri paesi e, solo dopo due giorni, il rimpatrio prima in Turchia e poi a casa. E durante tutto questo continue umiliazioni, una costante minaccia e la violazione dei più elementari diritti umani.

Possiamo accettare tutto questo nel 2010? Possiamo accettare le angherie di una nazione che si proclama l’unica democrazia del Medio Oriente e poi si comporta in questo modo? Possiamo accettare l’inesorabile distruzione di un popolo, quello palestinese, con la strategia degli insediamenti dei coloni, con l’embargo a Gaza e Cisgiordania, con la costruzione del Muro a Gerusalemme? No, non possiamo, e l’intera comunità internazionale non dovrebbe permetterlo. E invece gli Stati Uniti sono i primi difensori di Israele, condizionati come sono dalla potente lobby ebraica (che controlla l’80% del Congresso americano), e tanti altri paesi nel mondo fanno finta di niente, per meri interessi economici. Italia compresa, dove il giorno successivo all’attacco alla Freedom Flotilla un patetico articolo de Il Giornale titolava “Israele ha fatto bene a sparare”…

Qui non si tratta di occidente contro oriente, di cristiani o ebrei contro musulmani, di filoisraeliani contro panarabisti: questa è una guerra di civiltà, uno scontro sulla libertà umana e sui diritti più elementari. In Israele ci sono tantissimi contrari alla politica del proprio governo, certi che il sionismo stia solo distruggendo lo stato israeliano. E affermare che Israele possa fare quello che vuole per controbilanciare quanto gli ebrei hanno subito durante l’Olocausto è un discorso a dir poco senza senso. Anzi, proprio perché gli ebrei hanno visto da vicino cosa voglia dire la deportazione e la sistematica distruzione di un popolo, possono e devono capire più di altri la disperazione dei palestinesi.

Questo è il fiume inarrestabile di emozioni e riflessioni che il libro di Angela Lano ha fatto sgorgare in me. Ma mi piace chiudere con le parole della stessa autrice: “Attivisti e giornalisti sono stati, loro malgrado, trasformati in eroi. Sì, nostro malgrado, perché volevamo semplicemente recarci a Gaza, chi per rompere un ingiusto assedio, chi per documentare lo storico evento. Abbiamo rotto, invece, il muro di omertà e silenzio che da tempo copre la sofferenza di milioni di palestinesi, sotto occupazione e sotto embargo, in Cisgiordania, nella Striscia di Gaza e a Gerusalemme. Abbiamo perso, ma abbiamo vinto!”. E ora che una breccia è stata aperta, è il momenti di agire. Altrimenti ne saremo tutti colpevoli. Nessuno escluso.

Sono presenti 2 commenti

Anonimo ha detto...

queste cose mi affascina sempre di più

Anonimo ha detto...

e Franco faceva bene a torturare con la garrota i comunisti

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