Mentre il segretario alla Difesa Usa Robert Gates incontra le massime autorità cinesi nel suo viaggio diplomatico, l'agenzia Nuova Cina riferisce che la Corea del Nord ha chiesto agli Stati Uniti di "abbandonare la sua politica ostile contro il Paese e firmare un accordo di pace per sostituire l'accordo di armistizio della guerra coreana".
di Gabriele Battaglia
PeaceReporter - L'apertura arriva dal Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del regime, ed è quindi da giudicare attendibile. L'attenzione si sposta così nuovamente sull'intreccio coreano e sul tema della pace, sul tavolo dal 1953, quando la guerra di Corea terminò senza un trattato di pace e con un semplice cessate il fuoco. Formalmente, Washington e Pyongyang sono ancora in guerra. Secondo il quotidiano, un accordo di pace dovrebbe essere firmato per trasformare la "relazione belligerante" tra i due Paesi in una "pacifica e fiduciaria". Pyongyang ribadisce inoltre che la pace promuoverebbe il processo di denuclearizzazione della penisola, vista quindi come conseguenza e non come prerequisito dell'accordo stesso.
Da tempo, la Corea del Nord preme per un effettivo e definitivo trattato di pace. Gli appelli agli Stati Uniti - per Pyongyang l'unico avversario "vero" e in grado di metterne a repentaglio l'esistenza stessa - sono ricorrenti. L'ultimo risale a un anno fa, prima dell'escalation che ha prodotto l'affondamento della Cheonan e l'attacco all'isola Yeonpyeong, intervallati da ripetute e minacciose manovre militari unificate tra Corea del Sud e Usa.
Washington invece subordina la pace alla rinuncia da parte del regime dei Kim del proprio programma nucleare.
Anche se spesso sovrapposti, il tema della pace e i "colloqui a sei", che dal 2003 al 2007 hanno cercato di affrontare il problema del programma nucleare di Pyongyang, non sono quindi coincidenti.
Più volte, tuttavia, i contendenti sono andati vicini a lanciare un vero processo di pace proprio nell'ambito dei colloqui.
Questo accadde soprattutto nella terza fase del quinto round (febbraio 2007), quando si stabilì che le parti "direttamente coinvolte", avrebbero negoziato in un apposito "forum separato" un regime di pace permanente nella penisola coreana, e che un gruppo di lavoro si sarebbe dedicato alla normalizzazione dei rapporti tra Corea del Nord e Stati Uniti.
A questa fase distensiva mise fine il presidente Usa George Bush, quando nel settembre dello stesso anno - si era al sesto round dei colloqui - offrì a Pyongyang un trattato di pace solo in caso di totale disarmo nordcoreano.
Da allora l'escalation è stata pressoché continua, con il collaudo di missili balistici, di ordigni nucleari e l'abbandono dei colloqui a sei da parte della Corea del Nord (aprile 2009). Fino al 2010, con i casi Cheonan e Yeonpyeong che si inseriscono nella difficile transizione tra Kim Jong-il e Kim Jong-un. Sullo sfondo, la flotta Usa continua a incrociare nelle acque di Corea.
di Gabriele Battaglia
PeaceReporter - L'apertura arriva dal Rodong Sinmun, quotidiano ufficiale del regime, ed è quindi da giudicare attendibile. L'attenzione si sposta così nuovamente sull'intreccio coreano e sul tema della pace, sul tavolo dal 1953, quando la guerra di Corea terminò senza un trattato di pace e con un semplice cessate il fuoco. Formalmente, Washington e Pyongyang sono ancora in guerra. Secondo il quotidiano, un accordo di pace dovrebbe essere firmato per trasformare la "relazione belligerante" tra i due Paesi in una "pacifica e fiduciaria". Pyongyang ribadisce inoltre che la pace promuoverebbe il processo di denuclearizzazione della penisola, vista quindi come conseguenza e non come prerequisito dell'accordo stesso.
Da tempo, la Corea del Nord preme per un effettivo e definitivo trattato di pace. Gli appelli agli Stati Uniti - per Pyongyang l'unico avversario "vero" e in grado di metterne a repentaglio l'esistenza stessa - sono ricorrenti. L'ultimo risale a un anno fa, prima dell'escalation che ha prodotto l'affondamento della Cheonan e l'attacco all'isola Yeonpyeong, intervallati da ripetute e minacciose manovre militari unificate tra Corea del Sud e Usa.
Washington invece subordina la pace alla rinuncia da parte del regime dei Kim del proprio programma nucleare.
Anche se spesso sovrapposti, il tema della pace e i "colloqui a sei", che dal 2003 al 2007 hanno cercato di affrontare il problema del programma nucleare di Pyongyang, non sono quindi coincidenti.
Più volte, tuttavia, i contendenti sono andati vicini a lanciare un vero processo di pace proprio nell'ambito dei colloqui.
Questo accadde soprattutto nella terza fase del quinto round (febbraio 2007), quando si stabilì che le parti "direttamente coinvolte", avrebbero negoziato in un apposito "forum separato" un regime di pace permanente nella penisola coreana, e che un gruppo di lavoro si sarebbe dedicato alla normalizzazione dei rapporti tra Corea del Nord e Stati Uniti.
A questa fase distensiva mise fine il presidente Usa George Bush, quando nel settembre dello stesso anno - si era al sesto round dei colloqui - offrì a Pyongyang un trattato di pace solo in caso di totale disarmo nordcoreano.
Da allora l'escalation è stata pressoché continua, con il collaudo di missili balistici, di ordigni nucleari e l'abbandono dei colloqui a sei da parte della Corea del Nord (aprile 2009). Fino al 2010, con i casi Cheonan e Yeonpyeong che si inseriscono nella difficile transizione tra Kim Jong-il e Kim Jong-un. Sullo sfondo, la flotta Usa continua a incrociare nelle acque di Corea.
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