lunedì, gennaio 24, 2011
“Rinvigorire lo zelo apostolico e missionario dei sacerdoti”. Questo lo spirito della Lettera circolare, pubblicata dalla Congregazione per il Clero, intitolata “L’identità missionaria del presbitero nella Chiesa quale dimensione intrinseca dell’esercizio dei tria munera”, ovvero dei tre uffici di insegnare, santificare e governare.

Radio Vaticana - La Lettera riprende e rilancia il tema dell’ultima Assemblea plenaria del Dicastero, svoltasi nel marzo 2009. Per questo ripropone nella premessa l’allocuzione di Benedetto XVI, al fine di offrire le direttrici fondamentali, riconducibili nella cornice teologica benedettina, per approfondire “questioni attuali di cruciale importanza per la vita della Chiesa”, come spiega il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, in un articolo di presentazione del testo pubblicato su L’Osservatore Romano. “La Chiesa peregrinante per sua natura è missionaria”, sottolinea la Lettera, ricordando che “il Concilio Ecumenico Vaticano II, sull’onda dell’ininterrotta Tradizione, è quanto mai esplicito nell’affermare la missionarietà intrinseca della Chiesa. La Chiesa non esiste da sé e per se stessa: essa trae la sua origine dalle missioni del Figlio e dello Spirito; la Chiesa è chiamata, per sua natura, ad uscire da se stessa in un movimento verso il mondo, per essere segno dell’Emmanuele, del Verbo fattosi carne, del Dio-con-noi”. I padri della Plenaria hanno concordato, osserva il cardinale Piacenza, su “la necessità di un rinnovato impegno missionario”, a fronte del “progressivo costante avanzare della secolarizzazione, con il conseguente disfacimento di quelle strutture culturali e sociali, che concorrevano in maniera non irrilevante alla trasmissione della fede”, suggerendo quindi “un autentico ‘sussulto’ di responsabilità, sia in ordine alla missione ‘ad gentes’, sia nei confronti del quotidiano esercizio del ministero, il quale domanda di essere vissuto in maniera autenticamente apostolica e, perciò, missionaria”. La Lettera pone in evidenza – osserva ancora il porporato - “la necessità universale di una rinnovata prassi missionaria, la quale dipende in primo luogo dalla coscienza che ciascuno ha di essere discepolo”. “La missione, in tal senso, non è tanto un’organizzazione di eventi, la cui riuscita sarebbe legata alle capacità umane, né tantomeno una strategia di progressivo ‘indottrinamento universale’. La missione accade ed è efficace laddove vive, prega, soffre e opera un autentico discepolo di Cristo”. “L’auspicio – conclude il prefetto del Dicastero vaticano – è che la Lettera possa continuare a contribuire a sostenere il quotidiano impegno missionario dei sacerdoti, nella consapevolezza che esso deriva, e in certo modo dipende, fondamentalmente, dall’accoglienza orante dell’opera dello Spirito Santo nella loro vita”. (A cura di Roberta Gisotti)

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