All’udienza generale Benedetto XVI dice che Il Natale “non è solo un ricodo del passato, ma un fatto che si svolge sotto i nostri occhi”. Occorre riscattare questo Tempo da “un rivestimento troppo moralistico e sentimentale”, esso “non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l’umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l’invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’Epifania, “manifestazione del Signore a tutte le genti”, liturgicamente parte del tempo di Natale, ha in sé un invito: ciò che abbiamo veduto, contemplato, toccato, “il Verbo fatto carne, annunciamolo con gioia al mondo e testimoniamolo con la nostra vita”, perché il Natale “non è solo un ricodo del passato, ma un fatto che si svolge sotto i nostri occhi”, l’annuncio “è nato per voi un salvatore”, perchè “la manifestazione di Dio è finalizzata alla nostra partecipazione alla vita divina, alla realizzazione in noi del mistero della sua incarnazione. Tale mistero è il compimento della vocazione dell’uomo”.
E’ l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto alle ottomila persone presenti alla prima udienza generale dell’anno, alla viglia dell’Epifania. “La festa del Natale - ha detto - affascina oggi come una volta, più di altre grandi feste della Chiesa; affascina perchè tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell'uomo”. “Il consumismo può distogliere da questa interiore nostalgia, ma se nel cuore c'è il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza, le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l'incarnazione di Dio”.
Ma “la celebrazione liturgica del Natale non è solo un ricordo, ma soprattutto un mistero, non solo memoria, ma presenza, due aspetti inscindibili: occorre vivere il tempo natalizio come la Chiesa lo presenta”, già in prospettiva pasquale. Lo stesso tempo liturgico natalizio ''si estende per 40 giorni, dal 25 dicembre al 2 febbraio, dalla celebrazione della notte di Natale, alla maternità di Maria, all'Epifania, al battesimo di Gesù, alle nozze di Cana, alla Presentazione al tempio, proprio in analogia con il tempo pasquale, che forma un'unità di 50 giorni, fino alla Pentecoste”.
Il Natale è “l’inizio del mistero centrale della salvezza, Gesù comincia la sua offerta di se stesso fin dall’inizio della sua esistenza umana”, ed “è interessante vedere alcne icone orientali di Gesù Bambino rappresentato a volte in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro”. L’Incarnazione e la Pasqua sono infatti “due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo”.
La notte di Natale è “profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua, quando la redenzione si compie nel sacrificio glorioso del Signore morto e risorto. Lo stesso presepio, quale immagine dell’incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un’allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia. Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all’altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione presuppongono l’Incarnazione”.
“Occorre riscattare questo Tempo natalizio - la conclusione del Papa - da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale. La celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l’umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l’invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne”.
Città del Vaticano (AsiaNews) – L’Epifania, “manifestazione del Signore a tutte le genti”, liturgicamente parte del tempo di Natale, ha in sé un invito: ciò che abbiamo veduto, contemplato, toccato, “il Verbo fatto carne, annunciamolo con gioia al mondo e testimoniamolo con la nostra vita”, perché il Natale “non è solo un ricodo del passato, ma un fatto che si svolge sotto i nostri occhi”, l’annuncio “è nato per voi un salvatore”, perchè “la manifestazione di Dio è finalizzata alla nostra partecipazione alla vita divina, alla realizzazione in noi del mistero della sua incarnazione. Tale mistero è il compimento della vocazione dell’uomo”.
E’ l’esortazione che Benedetto XVI ha rivolto alle ottomila persone presenti alla prima udienza generale dell’anno, alla viglia dell’Epifania. “La festa del Natale - ha detto - affascina oggi come una volta, più di altre grandi feste della Chiesa; affascina perchè tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell'uomo”. “Il consumismo può distogliere da questa interiore nostalgia, ma se nel cuore c'è il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza, le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l'incarnazione di Dio”.
Ma “la celebrazione liturgica del Natale non è solo un ricordo, ma soprattutto un mistero, non solo memoria, ma presenza, due aspetti inscindibili: occorre vivere il tempo natalizio come la Chiesa lo presenta”, già in prospettiva pasquale. Lo stesso tempo liturgico natalizio ''si estende per 40 giorni, dal 25 dicembre al 2 febbraio, dalla celebrazione della notte di Natale, alla maternità di Maria, all'Epifania, al battesimo di Gesù, alle nozze di Cana, alla Presentazione al tempio, proprio in analogia con il tempo pasquale, che forma un'unità di 50 giorni, fino alla Pentecoste”.
Il Natale è “l’inizio del mistero centrale della salvezza, Gesù comincia la sua offerta di se stesso fin dall’inizio della sua esistenza umana”, ed “è interessante vedere alcne icone orientali di Gesù Bambino rappresentato a volte in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro”. L’Incarnazione e la Pasqua sono infatti “due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo”.
La notte di Natale è “profondamente legata alla grande veglia notturna della Pasqua, quando la redenzione si compie nel sacrificio glorioso del Signore morto e risorto. Lo stesso presepio, quale immagine dell’incarnazione del Verbo, alla luce del racconto evangelico, allude già alla Pasqua ed è interessante vedere come in alcune icone della Natività nella tradizione orientale, Gesù Bambino venga rappresentato avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia che ha la forma di un sepolcro; un’allusione al momento in cui Egli verrà deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo e messo in un sepolcro scavato nella roccia. Incarnazione e Pasqua non stanno una accanto all’altra, ma sono i due punti chiave inseparabili dell’unica fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio Incarnato e Redentore. Croce e Risurrezione presuppongono l’Incarnazione”.
“Occorre riscattare questo Tempo natalizio - la conclusione del Papa - da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale. La celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l’umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l’invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne”.
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