Ci sono parole che feriscono e parole che rendono felici; parole che offendono e oltraggiano e parole che scaldano il cuore. Ci sono poi parole che consolano e parole che scavano in profondità lasciando segni perenni. Sopra a tutto e prima di tutto, però, ci sono le parole per vivere… o meglio, la Parola.
Il libro “Parole per vivere”, edito da Edizioni Paoline, del Cardinale Carlo Maria Martini, raccoglie il commento ad alcuni passi del Vangelo da lui proposti in occasione di altrettanti incontri che hanno avuto luogo tra il 2008 e il 2009 nella Diocesi di Milano. È questa l’occasione per riflettere su numerosi argomenti tutti legati da un unico punto di partenza: la Parola di Dio. Ad ogni incontro, infatti, il Cardinal Martini, invece di prendere spunto da un tema preciso, preferiva iniziare con il Vangelo del giorno perché “se la liturgia oggi ci propone questo Vangelo è perché ha qualcosa da dirci.” Ogni incontro, e conseguentemente ogni capitolo del libro, segue lo schema della Lectio divina ed è diviso in tre parti: lectio, meditatio, contemplatio. Lungi dall’essere un libro per studiosi o solamente un testo per le meditazioni, “Parole per vivere” risulta estremamente interessante e agevole nella lettura. La chiarezza espositiva del Cardinal Martini ci fa seguire il percorso fino in profondità, laddove la Lectio ci porta a riflettere sull’azione della Parola di Dio nella nostra vita.
Ad esempio, a proposito della parabola del seminatore “Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura.”(Matteo 4, 26-30) le parole del Cardinal Martini ci invitano a riflettere sulla nostra condizione: “E’ descritta molto bene questa progressione del seme verso il grano. (…) E di questo seme che cosa coglie? Coglie la inevitabilità. Il regno di Dio va avanti comunque. Coglie anche la necessità, l’inesorabilità: niente può fermare il regno di Dio; una volta lanciato il seme nella terra, il contadino non ha che da lasciarlo crescere. Però c’è anche l’aspetto del contadino che dà prova di pazienza, di ritegno, di lasciar fare al Signore, di non preoccuparsi troppo di essere lui a far maturare il seme, ma di lasciare che sia la natura a farlo spontaneamente. (…) Vuol dire che noi non vediamo del tempo che uno spazio limitato. (…) Quindi è anzitutto un messaggio di grande affidamento a Dio. (…) Anche nella nostra vita noi dobbiamo valorizzare quei gesti semplici che possiamo compiere, dai quali sappiamo che il Signore farà venire il suo Regno.”
Sono parole apparentemente semplici, chiare e percepibili fino in fondo, ma anche estremamente profonde e che toccano il nostro essere cristiani nella quotidianità. I brani del Vangelo da cui prendono spunto le Lectio sono noti e conosciuti, ma è sempre fonte di meraviglia notare come ogni volta la Parola abbia un significato nuovo e non sia mai la stessa. Anche queste interpretazioni, meditazioni e contemplazioni del Cardinal Martini lo testimoniano.
“Nessuno nella Chiesa è senza vocazione e senza impegno. Il Signore ce lo farà scoprire come l’ha fatto scoprire a Maria. Potremmo dire che all’angolo di ogni nostra strada c’è un angelo Gabriele che ci dice: ‘Tu sei chiamato a questo’.”
Parole, queste del Cardinal Martini, non sempre rassicuranti o forzatamente buone, ma che sono autentiche e interessano il perenne bisogno dell’uomo di vivere la propria vocazione.
Ci piace concludere con queste parole che si riferiscono al brano del Vangelo di Marco 6, 7-13 in cui Gesù manda i dodici apostoli in missione. “Gli apostoli sono mandati, non si appoggiano sul loro zelo, sul loro entusiasmo, ma sono comandati e mandati. (…) Invece la coscienza di essere mandati è una grande forza, una forza per tutti i momenti della vita. (…) Se poi guardiamo il metodo usato da Gesù per la missione, vediamo che si basa molto sugli incontri personali (…) Bisogna mettersi di fronte a ciascuno e conoscere lo spirito che è in lui. L’evangelizzazione è sempre a tu per tu. Parte da un contatto, da persona a persona. La natura dell’evangelizzazione è così: non è comunicazione di una notizia al di fuori di noi, ma è qualcosa che abbiamo dentro noi stessi e consegniamo ad altri come tesoro prezioso. (…) Gesù manda gli apostoli perché ciascuno incontri le persone e porti la parola di vita, la forza. (…) Un’altra caratteristica appare poi molto chiaramente da questa prima missione: la povertà, la scelta di una presentazione di sé umile e povera. (…) nella povertà e nella semplicità, così come si è. (…) Spesso non crediamo molto allo Spirito, vorremmo avere sostegni più visibili; ma lo Spirito è dentro di noi, è la forza di Gesù operante in noi. È lui che guida la Chiesa di tutti i tempi perché riviva le intenzioni di Gesù e compia il suo stesso cammino. Che è soprattutto una via di povertà, di umiltà, di distacco. (…) La Chiesa non vive attraverso grandi segni, grandi adunate di popolo, anche se ci vogliono. La Chiesa non vive attraverso la forza della sua identità. La sua identità è la povertà di Gesù, l’umiltà di Gesù, la compassione di Gesù, il perdono di Gesù.”
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