Anche se con un po' di ritardo, raccogliamo la testimonianza sul Natale di un giovane del Centro Scalabriniano di Brixton a Londra
Quest’anno per me il Natale è venuto due volte. È venuto come al solito ai rintocchi del campanile veneto della chiesa di Dolo, paese da dove provengo, per la messa di mezzanotte, con gli amici di vecchia o recente data, con la famiglia, i parenti, e il consueto pranzo luculliano ricco di piatti della tradizione. Ma quest’anno il Natale mi ha sorpreso, perché si è ripresentato ancora dopo dieci giorni, al mio rientro a Londra. Quasi mi aspettasse. La famiglia dove alloggio è di origine serba, di religione ortodossa, credente ma non praticante, una famiglia complicata, ma serena. Ha accolto allo stesso tavolo tutti i suoi ospiti e amici - norvegesi, italiani, tedeschi - per festeggiare il Natale. La vigilia è il 6 gennaio e comincia quando il padrone di casa e la figlia maggiore, augurandosi “Dobro Veče Srećan Božić”, versano a terra delle granaglie in simbolo di prosperità che rimangono nel pavimento per tre giorni. Qualche botto di stelle filanti lanciate in aria, l’incensazione dei commensali, che dopo aver aspirato l’incenso si fanno il segno di croce, e la preghiera in serbo della figlia minore segnano l’inizio della cena di vigilia. Il pasto è magro, privo di latte, carne, uova, formaggi e dolci. Si è armati solo di cucchiaio, perché coltello e forchetta simboleggiano le armi e la discordia. Dopo un bicchierino di Rakija, distillato di prugne, si è cominciato a godere del semplice pasto della vigilia con ingredienti poveri: fagioli, patate, merluzzo fritto, uno sformato di pasta-sfoglia, riso, porri e l’immancabile vino. L’atmosfera di festa, l’intima e incomprensibile preghiera della figlia minore, la presenza degli amici di famiglia più cari mi hanno fatto capire di essere accolta come qualcuno di famiglia. Mi hanno fatto sentire a casa in un posto come Londra, città che affascina e accoglie tutti, anche se mette un po’ di paura per la sua grandezza e la sua diversità. Vivere la diversità aiuta a combattere la paura dell’altro, ad affacciarsi ad una cultura diversa. Farsi condurre poi dai “padroni di casa” aiuta a superare i pregiudizi. È proprio questo che fa di questa città la sua bellezza: essere accolti e sentirsi a casa da chi a casa non è. Tra emigrati ci si capisce. La necessità di fare nuove conoscenze, di stringere rapporti di fiducia, di sapere che c’è qualcuno su cui puoi contare, fa stringere più facilmente delle relazioni con chi si è trovato nella tua stessa situazione in passato e ti capisce poiché ha vissuto prima le tue sensazioni e le tue esperienze. L’emigrato accoglie l'emigrante. A Londra si può.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.