Stati Uniti preoccupati per il riavvicinamento Taipei-Pechino. E adesso c'è di mezzo l'intelligence. A Oriente, gli Stati Uniti scrutano con particolare attenzione e con una certa apprensione un alleato già dato per sicuro: Taiwan.
PeaceReporter - Alcuni segnali inducono infatti a ritenere che l'avvicinamento del Kuomintang - oggi al potere - con i dirimpettai della Cina comunista, non sia solo un flirt passeggero, bensì uno scivolamento graduale e ineluttabile come la deriva dei continenti. Da quando è diventato presidente nel maggio 2008, Ma Ying-jeou è stato più volte accusato dai suoi oppositori interni ed esterni di essere eccessivamente accondiscendente nei confronti di Pechino. Molti analisti filo-occidentali ritengono abbia abbandonato il motto bu tong, bu du, bu wu (no riunificazione, no indipendenza, no guerra) per tendere progressivamente verso l'ipotesi di una futura, sola Cina. All'atto pratico, durante i due anni in carica il presidente taiwanese ha tolto le restrizioni alle relazioni economiche e approvato i primi voli di linea diretti tra i due lati dello stretto. E sempre più turisti della Repubblica di Cina si sono riversati sul continente, alla ricerca delle proprie radici familiari o di quei simboli culturali comuni a ogni cinese sparso per il mondo.
Ma non solo. I nuovi fatti che comproverebbero un graduale smarcamento dalla tutela di Washington riguardano l'intelligence.
Fin dal dopoguerra, Taiwan è stata una roccaforte per i servizi Usa. I vantaggi che offre l'isola sono riassumibili in due punti: primo, il know-how tecnologico diffuso, che permette lo spionaggio elettronico; secondo, l'aspetto fisico e la lingua condivisi da taiwanesi e cinesi continentali, che consentono il reclutamento di agenti da utilizzare sul campo, cioè nella Cina Popolare.
Il sistema di intercettazione (Sigint) di Taipei ha come fulcro la base di Pingtung Lee, sul monte Yangmingshan, poco a nord della capitale.
Fin dal dopoguerra, gli Stati Uniti hanno disseminato Taiwan di installazioni del genere, ma dopo la normalizzazione dei rapporti tra Washington e Pechino, con il riconoscimento della Repubblica Popolare da parte degli Usa sotto l'amministrazione di Jimmy Carter (1978), le strutture gestite direttamente dagli Usa sono passate al governo dell'isola o ad agenzie private con funzioni di copertura.
A Pingtung Lee, le apparecchiature furono potenziate alla vigilia del ritorno di Hong Kong alla Cina, nel 1997, quando le installazioni condivise tra britannici e statunitensi furono ricollocate tra Australia e, appunto, Taiwan. Da qui, per ammissione della stessa Us National Security Agency, arriva il grosso delle informazioni sul Celeste Impero; la base è particolarmente specializzata nella decrittazione di messaggi in codice.
Taipei avrebbe di recente rifiutato la proposta Usa di condividere informazioni di intelligence anche con il Giappone. Avrebbe cioè messo i bastoni tra le ruote alla "dottrina Obama", basata su una rinnovata attenzione all'Estremo Oriente per contendere alla Cina il soft power nell'area. Questo rifiuto taiwanese ad agire in network, è letto come un segnale di chiusura verso le esigenze di sicurezza giapponesi e quindi come un favore a Pechino.
C'è poi un secondo indizio: il reclutamento di agenti da utilizzare in Cina si è ridotto negli ultimi tempi. Si è ridotta anche l'affidabilità di tali agenti. Al posto del vecchio personale appositamente addestrato, il governo Ma utilizzerebbe oggi uomini d'affari o studenti, gente cioè che non offre troppe garanzie, facile al doppio gioco o esposta al ricatto di parte avversa.
In definitiva, ciò che preoccupa gli Usa è un minore impegno taiwanese nel contenimento coordinato della Cina.
Sono segnali di un graduale distacco da Washington e riavvicinamento a Pechino?
L'ultima notizia è la rinuncia di Taipei a schierare una innovativa batteria missilistica - Ray Ting 2000 or "Tuono 2000" - nell'isolotto di Kinmen, che si trova a soli sei chilometri dalla città portuale cinese di Xiamen. E' considerata "non necessaria" - riportano i media di Taiwan - per via dei rapporti sempre migliori con Pechino.
PeaceReporter - Alcuni segnali inducono infatti a ritenere che l'avvicinamento del Kuomintang - oggi al potere - con i dirimpettai della Cina comunista, non sia solo un flirt passeggero, bensì uno scivolamento graduale e ineluttabile come la deriva dei continenti. Da quando è diventato presidente nel maggio 2008, Ma Ying-jeou è stato più volte accusato dai suoi oppositori interni ed esterni di essere eccessivamente accondiscendente nei confronti di Pechino. Molti analisti filo-occidentali ritengono abbia abbandonato il motto bu tong, bu du, bu wu (no riunificazione, no indipendenza, no guerra) per tendere progressivamente verso l'ipotesi di una futura, sola Cina. All'atto pratico, durante i due anni in carica il presidente taiwanese ha tolto le restrizioni alle relazioni economiche e approvato i primi voli di linea diretti tra i due lati dello stretto. E sempre più turisti della Repubblica di Cina si sono riversati sul continente, alla ricerca delle proprie radici familiari o di quei simboli culturali comuni a ogni cinese sparso per il mondo.
Ma non solo. I nuovi fatti che comproverebbero un graduale smarcamento dalla tutela di Washington riguardano l'intelligence.
Fin dal dopoguerra, Taiwan è stata una roccaforte per i servizi Usa. I vantaggi che offre l'isola sono riassumibili in due punti: primo, il know-how tecnologico diffuso, che permette lo spionaggio elettronico; secondo, l'aspetto fisico e la lingua condivisi da taiwanesi e cinesi continentali, che consentono il reclutamento di agenti da utilizzare sul campo, cioè nella Cina Popolare.
Il sistema di intercettazione (Sigint) di Taipei ha come fulcro la base di Pingtung Lee, sul monte Yangmingshan, poco a nord della capitale.
Fin dal dopoguerra, gli Stati Uniti hanno disseminato Taiwan di installazioni del genere, ma dopo la normalizzazione dei rapporti tra Washington e Pechino, con il riconoscimento della Repubblica Popolare da parte degli Usa sotto l'amministrazione di Jimmy Carter (1978), le strutture gestite direttamente dagli Usa sono passate al governo dell'isola o ad agenzie private con funzioni di copertura.
A Pingtung Lee, le apparecchiature furono potenziate alla vigilia del ritorno di Hong Kong alla Cina, nel 1997, quando le installazioni condivise tra britannici e statunitensi furono ricollocate tra Australia e, appunto, Taiwan. Da qui, per ammissione della stessa Us National Security Agency, arriva il grosso delle informazioni sul Celeste Impero; la base è particolarmente specializzata nella decrittazione di messaggi in codice.
Taipei avrebbe di recente rifiutato la proposta Usa di condividere informazioni di intelligence anche con il Giappone. Avrebbe cioè messo i bastoni tra le ruote alla "dottrina Obama", basata su una rinnovata attenzione all'Estremo Oriente per contendere alla Cina il soft power nell'area. Questo rifiuto taiwanese ad agire in network, è letto come un segnale di chiusura verso le esigenze di sicurezza giapponesi e quindi come un favore a Pechino.
C'è poi un secondo indizio: il reclutamento di agenti da utilizzare in Cina si è ridotto negli ultimi tempi. Si è ridotta anche l'affidabilità di tali agenti. Al posto del vecchio personale appositamente addestrato, il governo Ma utilizzerebbe oggi uomini d'affari o studenti, gente cioè che non offre troppe garanzie, facile al doppio gioco o esposta al ricatto di parte avversa.
In definitiva, ciò che preoccupa gli Usa è un minore impegno taiwanese nel contenimento coordinato della Cina.
Sono segnali di un graduale distacco da Washington e riavvicinamento a Pechino?
L'ultima notizia è la rinuncia di Taipei a schierare una innovativa batteria missilistica - Ray Ting 2000 or "Tuono 2000" - nell'isolotto di Kinmen, che si trova a soli sei chilometri dalla città portuale cinese di Xiamen. E' considerata "non necessaria" - riportano i media di Taiwan - per via dei rapporti sempre migliori con Pechino.
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