mercoledì, febbraio 16, 2011
Diminuiscono le aggressioni con l’acido verso le donne in Bangladesh, dopo che il governo ha adottato misure di prevenzione e pene più severe per contrastare questo fenomeno, come le restrizione nella vendita di acidi al dettaglio.

Radio Vaticana - Questa pratica, definita “una sorta di terrorismo di genere”, riguarda le donne che rifiutano proposte di matrimonio o si oppongono alla volontà e ai desideri degli uomini. Un comportamento spesso tacitamente tollerato dalla società e che rimane di frequente impunito. Secondo la “Acid Survivors Foundation” (Asf), Ong locale che monitora il fenomeno, nel 2010 i casi denunciati sono stati 153, mentre nel 2002 erano 490. Fra il 2000 e il 2009 il totale dei casi ha raggiunto quota 2.198, ma solo 439 colpevoli sono stati incriminati. “Siamo felici che, a livello statale, sia cresciuta la consapevolezza di dover fermare questa pratica orribile, figlia di una mentalità maschilista, che ritiene la donna inferiore e priva di dignità”, spiega all’agenzia Fides padre Silvano Garello, missionario Saveriano da anni in Bangladesh. “E’ un segno che nella società e nella politica sta prendendo piede la coscienza del doveroso rispetto della dignità e dei diritti della donna.”, prosegue il missionario, e che “la condizione della donna sta lentamente migliorando: ora l’istruzione femminile è obbligatoria fino a circa 15 anni di età, e questo è un buon deterrente per posporre i matrimoni con mogli-bambine". Questa tendenza è accolta con favore dalla Chiesa e dalle organizzazioni per la difesa dei diritti umani mentre "organizzazioni cristiane come la Caritas e World Vision promuovono progetti per migliorare la condizione sociale ed economica delle donne. Oggi esistono in Bangladesh donne imprenditrici artigiane e commercianti, vi sono scrittrici e donne impegnate in politica. Si fa strada, sia pure a fatica, la convinzione che la donna è titolare di indipendenza, autonomia e libertà. La Chiesa lavora in tal senso soprattutto nel campo dell’istruzione, che è l’elemento chiave per cambiare la mentalità corrente”, conclude il missionario

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