Convegno nazionale degli Assistenti diocesani e parrocchiali di Azione Cattolica: gli Assistenti di AC e l’impegno per la solidarietà intergenerazionale
www.azionecattolica.it - Un’occasione per incontrarsi. Ma anche una possibilità di tessere quelle reti di amicizia e fraternità che fanno sì che il Vangelo sia continuamente vissuto e tramandato nelle vite di ogni giorno. Questo è anche il Convegno nazionale degli assistenti regionali, diocesani e parrocchiali di Ac (aperto a tutti gli altri sacerdoti interessati) che inizia oggi pomeriggio, alle 17.00, a Roma, presso la Domus Mariae, in via Aurelia 481. Si rifletterà sul mondo giovanile e la sua “sete di giustizia”, e sul conseguente impegno per la solidarietà intergenerazionale anche, e soprattutto, in Ac. Il Convegno costituisce un’occasione preziosa per effettuare, secondo lo specifico ministero sacerdotale, una riflessione condivisa su questo tema tanto rilevante per tutta la Chiesa in Italia.
Per don Armando Matteo, assistente della Fuci e coordinatore del Collegio assistenti di Azione Cattolica, «il Convegno, realizzato in collaborazione con la Fuci, intende da una parte sviluppare l’ambito della tradizione, secondo il metodo attuato al Convegno ecclesiale di Verona, e interrogarsi dunque sul tema della sempre più difficile trasmissione della fede alle nuove generazioni; dall’altra si propone di dare un efficace riscontro all’indicazione del Santo Padre di una ricerca più intensa della “solidarietà e della giustizia intergenerazionale”, premessa indispensabile per un paese davvero capace di propiziare vita buona per tutti».
«I giovani oggi sono pochi – continua don Armando Matteo –, appena un settimo della popolazione nazionale, e questo fa sì che la loro voce non sempre riesca ad attirare la giusta attenzione della comunità civile ed ecclesiale: gli assistenti sono perciò chiamati a farsi compagni di viaggio e promotori di un vero protagonismo delle nuove generazioni. Oggi, non domani».
Tra i relatori del Convegno si segnalano Riccardo Grassi e Massimo Livi Bacci, ai quali si chiederà se si può essere esprimere una presenza attiva da parte dei giovani nella Chiesa e nel paese; don G. Cesare Pagazzi e Paola Bignardi, i quali aiuteranno a discernere il profilo di un educatore all’altezza dei tempi. «Avremo ancora la gioia di incontrare – conclude Matteo – e ascoltare don Luigi Ciotti e padre Francesco Rossi De Gasperis, due colonne della nostra Chiesa». E Martedì 15 febbraio, alle ore 12.00, la celebrazione Eucaristica sarà presieduta dal card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.
Per mons. Domenico Sigalini, Assistente ecclesiastico generale dell’Ac, «l’importante è focalizzare l’attenzione sulla realtà giovanile, vedendola come soggetto attivo che ha coscienza della propria situazione e chiede giustizia per questo mondo. Una delle prospettive che ci proponiamo è quella di creare dei circuiti positivi di risposta con l’intergenerazionalità. È naturale come l’Ac si presti a ciò. Lo abbiamo visto il 30 ottobre a piazza San Pietro: la creatività, l’impegno e la passione dei giovani si è fatta carico di tutta la manifestazione. Una festa, ricordo, dove c’erano anche gli adulti. E se quello che abbiamo visto è vero per il 30 ottobre, può essere vero anche per tutta la vita».
Un impegno, quello degli assistenti, che viene seguito dall’associazione con grande attenzione. La scorsa estate è stato pubblicato un libro edito dall’Ave, Un prete che educa. L’assistente di azione cattolica: uomo di relazioni, esperto in umanità, a cura di don Antonio Mastantuono, riflessione tuttora seguita da un vasto pubblico di lettori.
Ed è appena uscito Un parroco si confessa. Domande e risposte sulla vita di un prete, sempre edito da Ave e a cura di Alberto Campoleoni: il libro presenta la vita ordinaria di un prete, parroco in città (si tratta di don Mario Carminati – intervistato appunto da Campoleoni –, sacerdote della diocesi di Bergamo, con una lunga esperienza pastorale), tra mille impegni diversi da svolgere e l’esigenza di mantenere uno spazio per coltivare la propria “identità”. Ne emerge uno spaccato genuino di vita, ordinaria e realista, senza trionfalismi ma con una tesi di fondo: si farà anche fatica, ma il ministero vale la pena.
Tweet |
Sono presenti 0 commenti
Inserisci un commento
Gentile lettore, i commenti contententi un linguaggio scorretto e offensivo verranno rimossi.