mercoledì, marzo 30, 2011
Malgrado gli annunci, il presidente siriano si è limitato a promettere riforme, ma non ha annunciato iniziative attese, come la fine della legge di emergenza, in vigore da 48 anni, e del partito unico. Deraa è circondata dall’esercito, ma secondo fonti dei manifestanti una grande folla si sta radunando per partecipare ai funerali delle ultime vittime.

Beirut (AsiaNews) – Promesse e carri armati. Il presidente siriano Bashar al-Assad sembra convinto di poter contenere la richiesta di riforme e democrazia che da giorni hanno spinto in piazza migliaia di persone e hanno provocato decine di morti in scontri con le forze di sicurezza. Oggi era il giorno, attesissimo, del suo discorso al Parlamento siriano, intervento annunciato e rinviato, perché, come egli stesso ha sostenuto, voleva vedere con chiarezza la situazione. L’aspettativa, di manifestanti e osservatori, era soprattutto per la fine della legge di emergenza, in vigore da 48 anni, per la quale una persona può essere arrestata dalla polizia praticamente senza accuse e a tempo indeterminato; per la fine del partito unico, il Baath; per la fine della legislazione sulla stampa, che in pratica impedisce la pubblicazione di voci realmente indipendenti e per la fine della corruzione.

Si dava, anzi, per certo, che oggi Assad l’avrebbe annunciato. In tal senso si era espressa, domenica, Bouthaina Shaaban, la portavoce e braccio destro del presidente. E l’opinione era rafforzata dalle dimissioni del governo, in carica da otto anni, presentate ieri e “accettate” dal presidente.

Interrotto da applausi scroscianti di tutti i deputati, Assad si è limitato ad affermazioni come: “Dico a coloro che chiedono le riforme che siamo avanti nell’incrementarle e che vogliamo farle partire ora”. “Stiamo studiando decisioni per combattere la corruzione e accrescere le opportunità di lavoro”.

Poi ha espresso dispiacere perchè ci sono state delle vittime. “I nostri nemici stanno lavorando alacremente per colpire la stabilità della Siria” che è “obiettivo di un grande complotto esterno” e la popolazione è stata “ingannata” per scendere in strada, istigata delle tv satellitari. La popolazione di Deraa deve frenare le minoranze che mirano a creare il caos. “Quelli che vogliono il caos – ha detto – sono corresponsabili delle morti avvenute”.

Per il resto, dopo la grande manifestazione organizzata ieri dal regime per mostrare il sostegno popolare al presidente, oggi i temi cari alla propaganda sono risuonati in affermazioni come: i legami tra lo Stato e il popolo non sono basati su pressioni, ma sui diritti e le necessità dei cittadini; la Siria è stata obiettivo di un complotto che mirava a eliminare la sua leadership della resistenza contro Israele; crediamo e speriamo che gli ultimi avvenimenti siano di sostegno alla causa palestinese; la nostra politica estera è stata basata sulla decisione di difendere i diritti della resistenza araba; non siamo isolati dal mondo arabo.

La città simbolo della rivolta, Deraa, intanto, continua a essere circondata dai carri armati: posti di blocco in tutte le vie d’accesso alla città controllano chiunque voglia entrare o uscire. E secondo fonti dell’opposizione migliaia di persone si stanno radunando intorno alla moschea al-Omari per prendere parte ai funerali delle ultime cinque persone uccise negli incidenti.

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