mercoledì, marzo 23, 2011
Fabrizio Floris pubblica una nuova opera per la Collana NordSud delle Edizioni Paoline

La città, intesa nella sua accezione più classica, come spazio abitato, con caratteristiche proprie da contrapporsi alla campagna, cambiata quasi inavvertitamente. E - quel che più impressiona -senza che sia data la possibilità di riflettere sul fenomeno, di valutarlo nelle sue conseguenze. Le pagine di questo libro raccontano tre forme di nuove realtà urbane: una baraccopoli (Korogocho a Nairobi), un campo profughi (Kakuma, una regione al confine fra Sudan, Uganda, Etiopia e Kenya, in cui si sono rifugiate 86.000 persone, fuggite da varie guerre) e una periferia marginalizzata (la periferia diffusa di Torino). Una ricerca lunga dieci anni, un viaggio in cui l'autore racconta e documenta come e quanto stia cambiando l'idea classica di città, e al suo posto si sia inserito un modo nuovo di intendere lo spazio abitato. Accanto o intorno alle città, ma anche in luoghi "i campi profughi" che assomigliano alle città senza esserlo, crescono a dismisura insediamenti di esseri umani inutili al sistema e fuori luogo. Oggi, queste non-città raccolgono un miliardo di individui. Fra trent'anni saranno 2-3 miliardi. Un fenomeno sconvolgente, in aumento esponenziale. Il libro è un tentativo di dare le ragioni di questo cambiamento, alla luce degli studi di antropologia, economia e sociologia. un saggio e una testimonianza insieme, che racconta luoghi, volti e storie e spessore umano ai dati statistici.

In questo periodo di viaggi, il libro presenta alcuni stimoli di riflessione per un turismo che non sia solo consumo delle bellezze artistiche e naturali di un Paese, ma contaminazione, vicinanza che diventa riflessione globale e esperienza di vita. La Prefazione di Marco Aime, antropologo, ricercatore presso l'università di Genova, offre strumenti di valutazione dei cambiamenti in atto, mentre le pagine del libro incarnano - in volti e situazioni concrete - la vita di una consistente fetta di popolazione, anche molto vicina a noi, che vive una precarietà che va dal lavoro, alla casa, alla stessa idea di identità personale e di nazione. Un testo impegnativo dallo stile giornalistico sciolto e ricco di documentazioni.


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