Un “venerdì dell’unità” dopo le violenze avvenute nei giorni scorsi al Cairo, tra la comunità copta e musulmana: è questo lo spirito con cui migliaia di persone si sono recate a piazza Tahrir, nel cuore della capitale egiziana.
Agenzia Misna - Un gesto in risposta all’appello per una marcia contro il settarismo e le divisioni – sottolinea il quotidiano on line ‘Al Ahram’ – ma anche contro la minaccia di una ‘contro-rivoluzione’ di cui alcuni analisti scorgono l’esistenza dietro gli avvenimenti dell’ultima settimana. “Il vuoto politico attuale alimenta la minaccia di una controrivoluzione. Sono tanti i settori del potere nell’era di Mubarak che scorgono un’opportunità in questo preciso momento politico – osserva Amr Hamzawy, direttore del Centro Carnegie di Beirut per il Medioriente – e alcuni analisti e politici ritengono ci sia il loro zampino dietro le violenze tra copti e musulmani”. Lo stesso segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, nell’annunciare via ‘Facebook’ la sua prossima candidatura alle elezioni presidenziali dell’Egitto ha messo in guardia “dai tentativi di coloro che agiscono in modo corrotto e cospirano per alimentare il caos e le divisioni tra la gente, in modo da arrestare la marcia verso la democrazia e la libertà”.
Intanto, dal Cairo, le emittenti satellitari mostrano immagini di cristiani e musulmani che pregano insieme per dire ‘no’ alle violenze. La manifestazione, si tiene all’indomani dell’incontro tra i vertici del Consiglio supremo delle forze armate egiziane e i rappresentanti della comunità copta per allentare le tensioni dopo gli scontri che hanno provocato la morte di 13 persone. A scatenare le violenze un incendio appiccato ad una chiesa a Helwan, sud del Cairo e la vicenda di un matrimonio interconfessionale tra una ragazza musulmana e un giovane cristiano.
Agenzia Misna - Un gesto in risposta all’appello per una marcia contro il settarismo e le divisioni – sottolinea il quotidiano on line ‘Al Ahram’ – ma anche contro la minaccia di una ‘contro-rivoluzione’ di cui alcuni analisti scorgono l’esistenza dietro gli avvenimenti dell’ultima settimana. “Il vuoto politico attuale alimenta la minaccia di una controrivoluzione. Sono tanti i settori del potere nell’era di Mubarak che scorgono un’opportunità in questo preciso momento politico – osserva Amr Hamzawy, direttore del Centro Carnegie di Beirut per il Medioriente – e alcuni analisti e politici ritengono ci sia il loro zampino dietro le violenze tra copti e musulmani”. Lo stesso segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, nell’annunciare via ‘Facebook’ la sua prossima candidatura alle elezioni presidenziali dell’Egitto ha messo in guardia “dai tentativi di coloro che agiscono in modo corrotto e cospirano per alimentare il caos e le divisioni tra la gente, in modo da arrestare la marcia verso la democrazia e la libertà”.
Intanto, dal Cairo, le emittenti satellitari mostrano immagini di cristiani e musulmani che pregano insieme per dire ‘no’ alle violenze. La manifestazione, si tiene all’indomani dell’incontro tra i vertici del Consiglio supremo delle forze armate egiziane e i rappresentanti della comunità copta per allentare le tensioni dopo gli scontri che hanno provocato la morte di 13 persone. A scatenare le violenze un incendio appiccato ad una chiesa a Helwan, sud del Cairo e la vicenda di un matrimonio interconfessionale tra una ragazza musulmana e un giovane cristiano.
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