“Tutto sarà finito in 48 ore” ha detto oggi Seif al-Islam Gheddafi, il figlio del colonnello, mentre le forze governative continuavano ad avanzare in direzione di Bengasi, la principale città della Cirenaica sotto il controllo dei rivoltosi.
Agenzia Misna - Il timore di un epilogo drammatico della crisi cominciata il mese scorso è confermato da alcune fonti della MISNA a Bengasi, che in brevi resoconti tradiscono un senso di attesa e incertezza nel futuro. Ieri sera le forze di Gheddafi hanno ripreso il controllo di Ajdabiya, un centro appena 80 chilometri a ovest di Bengasi. Oggi combattimenti e vittime sono segnalati anche a Misurata, più a est, dove i rivoltosi continuerebbero a resistere; ma in generale è diffusa l’idea che il fronte antigovernativo non sia in grado di contrastare la superiorità militare del colonnello. In un’intervista all’emittente “Euronews”, Seif al-Islam ha detto che i reparti del colonnello sono “vicini a Bengasi” e che chiunque consegnerà le armi beneficerà di un’amnistia.
Sul piano internazionale si muove poco. Nei prossimi giorni dovrebbe tenersi un incontro tra i rappresentanti di Unione Europea, Lega Araba e Unione Africana. Un intervento esterno, magari attraverso l’imposizione di una “no fly zone”, resta però solo un’ipotesi. Lo ha confermato oggi il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, secondo il quale la comunità internazionale “non può intraprendere un’azione militare”. Se Gheddafi restasse al potere, ha aggiunto il ministro, sarebbe un vantaggio soprattutto per la Cina: un paese che durante la crisi non si è esposto sul piano politico e che ha già una forte presenza nell’economia libica.
Agenzia Misna - Il timore di un epilogo drammatico della crisi cominciata il mese scorso è confermato da alcune fonti della MISNA a Bengasi, che in brevi resoconti tradiscono un senso di attesa e incertezza nel futuro. Ieri sera le forze di Gheddafi hanno ripreso il controllo di Ajdabiya, un centro appena 80 chilometri a ovest di Bengasi. Oggi combattimenti e vittime sono segnalati anche a Misurata, più a est, dove i rivoltosi continuerebbero a resistere; ma in generale è diffusa l’idea che il fronte antigovernativo non sia in grado di contrastare la superiorità militare del colonnello. In un’intervista all’emittente “Euronews”, Seif al-Islam ha detto che i reparti del colonnello sono “vicini a Bengasi” e che chiunque consegnerà le armi beneficerà di un’amnistia.
Sul piano internazionale si muove poco. Nei prossimi giorni dovrebbe tenersi un incontro tra i rappresentanti di Unione Europea, Lega Araba e Unione Africana. Un intervento esterno, magari attraverso l’imposizione di una “no fly zone”, resta però solo un’ipotesi. Lo ha confermato oggi il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, secondo il quale la comunità internazionale “non può intraprendere un’azione militare”. Se Gheddafi restasse al potere, ha aggiunto il ministro, sarebbe un vantaggio soprattutto per la Cina: un paese che durante la crisi non si è esposto sul piano politico e che ha già una forte presenza nell’economia libica.
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