Scontri con colpi di artiglieria pesante sono in corso a Misurata, una città 200 chilometri a est di Tripoli dove sono “intrappolati” migliaia di civili: lo dicono fonti della MISNA, sottolineando come al conflitto reale tra le forze del colonnello Muammar Gheddafi e i rivoltosi si sia affiancata “una guerra psicologica”.
Agenzia Misna - Ancora ieri si è combattuto a Zawiya, 50 chilometri a ovest della capitale, e a Ben Jawad, uno snodo strategico a un’ora di macchina da Sirte, la città natale di Gheddafi. È difficile valutare i proclami di vittoria e le smentite delle parti in lotta, a Ben Jawad e altrove. Di certo c’è che un’eventuale avanzata dei rivoltosi verso Sirte incontrerebbe una resistenza accanita da parte dei reparti dell’esercito e dell’aviazione fedeli al colonnello. Sul piano umanitario i nodi più critici restano Zawiya, dove i rivoltosi controllerebbero ancora la zona del centro, e Misurata. In questa città, le religiose che lavorano negli ospedali raccontano di civili atterriti e rinchiusi in casa. Il vice-segretario generale dell’Onu Valerie Amos ha chiesto al governo libico di garantire “accesso immediato” agli operatori delle organizzazioni umanitarie affinché possano essere prestati soccorsi ai feriti. Impossibile per ora fare una stima delle vittime, ma alla MISNA confermano che “si muore ogni giorno” e che il susseguirsi delle avanzate dei rivoltosi e delle controffensive delle forze governative rischia di far durare la crisi a lungo.
I timori aumentano perché sul piano internazionale si muove poco. Il ministro della Difesa americano, Robert Gates, ha detto che l’imposizione di una “no fly zone” è poco praticabile perché finirebbe per determinare un conflitto armato con Tripoli. Nella capitale, dicono alla MISNA, oggi non sono segnalati incidenti: “Sembra tutto tranquillo da quando, ieri notte, i sostenitori di Gheddafi sono scesi in piazza per festeggiare chissà cosa”.
Agenzia Misna - Ancora ieri si è combattuto a Zawiya, 50 chilometri a ovest della capitale, e a Ben Jawad, uno snodo strategico a un’ora di macchina da Sirte, la città natale di Gheddafi. È difficile valutare i proclami di vittoria e le smentite delle parti in lotta, a Ben Jawad e altrove. Di certo c’è che un’eventuale avanzata dei rivoltosi verso Sirte incontrerebbe una resistenza accanita da parte dei reparti dell’esercito e dell’aviazione fedeli al colonnello. Sul piano umanitario i nodi più critici restano Zawiya, dove i rivoltosi controllerebbero ancora la zona del centro, e Misurata. In questa città, le religiose che lavorano negli ospedali raccontano di civili atterriti e rinchiusi in casa. Il vice-segretario generale dell’Onu Valerie Amos ha chiesto al governo libico di garantire “accesso immediato” agli operatori delle organizzazioni umanitarie affinché possano essere prestati soccorsi ai feriti. Impossibile per ora fare una stima delle vittime, ma alla MISNA confermano che “si muore ogni giorno” e che il susseguirsi delle avanzate dei rivoltosi e delle controffensive delle forze governative rischia di far durare la crisi a lungo.
I timori aumentano perché sul piano internazionale si muove poco. Il ministro della Difesa americano, Robert Gates, ha detto che l’imposizione di una “no fly zone” è poco praticabile perché finirebbe per determinare un conflitto armato con Tripoli. Nella capitale, dicono alla MISNA, oggi non sono segnalati incidenti: “Sembra tutto tranquillo da quando, ieri notte, i sostenitori di Gheddafi sono scesi in piazza per festeggiare chissà cosa”.
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