mercoledì, marzo 23, 2011
In situazioni tragiche e fortunatamente rare come quella che ha coinvolto il Giappone e indirettamente tutto il mondo, la ricerca ha il dovere di far comprendere la propria utilità sociale, nonostante il comprensibile impatto emotivo dell'evento.

Almanacco della Scienza - CNR
- La sequenza degli
avvenimenti dei giorni scorsi - prima la scossa di intensità record, poi lo spaventoso tsunami, infine gli incidenti nelle centrali nucleari - è stata tale da suscitare sentimenti estremi: inevitabile, quindi, che si parli di "apocalisse", come ha fatto anche Gunther Oettinger, commissario europeo per l'Energia. Ma è altrettanto doveroso che gli scienziati parlino, mettendo l'opinione pubblica a conoscenza di tutti gli elementi di valutazione e traducendo, per quanto possibile, in termini accessibili ai profani fenomeni di grande complessità. Gli esperti dovrebbero in qualche misura essere dei mediatori, poiché l'immediata contrapposizione tra ‘pro' e ‘contro' non aiuta la comprensione e dunque nemmeno l'adozione di misure idonee.

Il problema non è solo quello, peraltro rilevantissimo soprattutto per l'Italia, della decisione riguardo all'inclusione del nucleare nel pacchetto delle fonti energetiche. Un tema sul quale il dibattito e le polemiche sono subito esplose, è il caso di dire, nel nostro e negli altri Paesi. Il rischio è anche di sottovalutare l'importanza dell'azione di contrasto, prevenzione e mitigazione delle catastrofi.

Tra le molte cose che si sono dette in questi giorni, infatti, c'è anche l'osservazione che se un Paese avanzato come il Giappone ha tanto risentito del sisma e soprattutto del maremoto, vuol dire che investire in innovazione non serve. Basterebbe però ricordare quale sia stato l'impatto in precedenti occasioni di analoga violenza, anche in termini di vite umane perse, per capire che il pur terribile bilancio di questi giorni avrebbe potuto essere ancora molto più pesante.

Certo, la scienza e la tecnologia non possono tutto. Gli eventi naturali possono avere una forza superiore a quella di qualunque misura l'uomo adotti. Ma sforzarsi per avanzare le nostre conoscenze è comunque indispensabile e ineludibile.

Dovremmo evitare, insomma, che si stabiliscano contrapposizioni manichee come quella che un sondaggio Observa descrive a proposito degli ogm: solo il 16,8% si dice ‘incerto' in merito, la stragrande maggioranza si divide in favorevoli e contrari, ma con motivazioni che esulano del tutto dal merito tecnico-scientifico della questione. E con due significative quote secondo le quali "la scienza deve andare avanti senza vincoli di nessun tipo" oppure, all'opposto, "l'uomo non deve interferire con la natura".

Natura e scienza non sono due avversari o addirittura due nemici contrapposti, al contrario: la conoscenza è un presupposto fondamentale per stabilire un rapporto equilibrato con l'ambiente, con le risorse (energetiche e non), con gli altri esseri viventi e con il mondo che ci circonda.

di Marco Ferrazzoli

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