martedì, marzo 29, 2011
della nostra Federica Scorpo

La ricostruzione del delitto di Sara Scazzi fatta da Cosima Serrano e quella fatta dal marito Michele Misseri, indagato per l’omicidio della nipote, attraverso l’ottava lettera e l’ennesima versione dei fatti, coincidono perfettamente. L’intervista rilasciata da Cosima a Matrix e su La Stampa, alla luce di questa nuova lettera di Misseri datata 9 febbraio, sembra essere un altro modo per depistare le indagini. Una versiona questa che allontana il delitto dal movente sessuale, rende nota la sola colpevolezza di Michele e estranea dai fatti la figlia Sabrina Misseri, ancora in carcere. "Io - scrive Michele Misseri - vorrei che i carabinieri del Ris mi portassero ad Avetrana. Mi sono ricordato che sotto, nel garage, c'è una prova che mi è venuta in mente adesso di quel giorno, il 26 agosto 2010.

Quando il trattore non partiva, avevo lì a fianco un compressore ad aria che utilizzavo per spolverare il motore. Ero arrabbiatissimo, non riuscivo a controllarmi. In quel momento Sarah è scesa da sola nel garage e mi ha detto:’Zio, perche' stai gridando?'. Io non mi ero accorto di lei, e poi vedendola le ho detto: ’Sarah vattene'. Ma Sarah era sempre davanti e io non volevo che stesse davanti. L’ho presa non so dove. L'ho sollevata per dirle vattene. A quel punto mi è venuto un calore alla testa. Sarah forse mi ha fatto male. Ricordo in maniera confusa che lei mi ha dato un calcio".
Anche Cosima, nelle due interviste, ha dichiarato la medesima versione. Continua Michele nella lettera: "Sul trattore - spiega - tenevo appoggiata una corda. Quando Sarah si è girata, le ho messo la corda al collo. In quel momento non mi rendevo conto che la stavo uccidendo. Sarah in mano aveva il telefonino che vibrava, è caduto per terra, si è aperto in due perdendo la batteria. Sarah cadendo è andata a sbattere con la testa tra il manico e il serbatoio del compressore: ecco perchè il segno sul collo sembrava una cinta e non una corda. Un'altra corda, uguale a quella usata per uccidere, è sulla motozappa che sta sotto il garage. Non volevo uccidere Sarah. Dopo di che l'ho coperta con un grosso cartone e anche il compressore, perché avevo sentito mia figlia Sabrina che mi chiedeva: ’Papà, hai visto Sarah?'. E io ho detto una bugia perché la povera Sarah era già morta. Ho detto a Sabrina che forse Sarah era ancora a casa sua e lei mi ha risposto: ’Se arriva falla aspettare'. In quel momento ho fatto sparire il corpo di Sarah mettendolo in macchina".
Gli inquirenti non danno molta importanza a questa nuova ricostruzione che rappresenta l’ennesima prova del tentativo di usare i media per sviare le indagini. Michele ha ricordato, inoltre, che Sara ha sbattutto la testa su uno dei due compressori presenti nel garage e ha chiesto che fossero controllati; i carabinieri li hanno infatti sequestrati.
E’ improbabile che la povera Sara sia stata uccisa per un moto di rabbia improvviso: questa versione lascia ipotizzare che Misseri non sia in grado d’intendere e di volere, e ciò alleggerirebbe la sua posizione. I giudici, tuttavia, non hanno mai voluto eseguire la perizia psichiatrica su Michele. Inoltre, se Michele ha ucciso la nipotina perché era arrabbiato con il trattore, come mai Cosima, nelle due interviste, parla dei 5 euro che avrebbero potuto salvare Sara? In questa versione cade completamente il movente sessuale… ma, soprattutto, crolla sempre di più l’attendibilità dei due.
Le indagini, ancora nettamente indiziarie, sono orientate alla ricerca della prova madre, quella che può far luce sul vero aspetto di questo delitto e svelare il mistero di Avetrana.

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