Lo Space Shuttle Discovery è rientrato ieri per l’ultima volta, atterrando perfettamente in un cielo terso sopra al Kennedy Space Center. Dopo aver percorso la pista, il comandante Steve Lindsey ha inviato un messaggio al “Mission Control”: “Houston, qui Discovery per l’ultimo volo, ruote ferme”.
NbTimes - Con questa frase è chiuso l’ultimo volo del “leader” della flotta NASA. Le sue performance, fino a oggi praticamente quasi prive di inghippi, hanno dimostrato che il mezzo è stato in linea generale il più affidabile strumento di volo spaziale. Il direttore di lancio, Mike Leinbach, ha commentato: “Si è comportato straordinariamente bene in orbita. Il lancio è stato eccellente e il successo della missione in orbita parla da sé, con l’ottenimento del 100 per cento degli obiettivi. L’atterraggio è stato altresì perfetto”.
E ha aggiunto: “Volevamo evidenziarci in maniera forte e il Discovery ce lo ha permesso. Non potremmo chiedere di più, è stata una missione virtualmente perfetta”.
Così, il prossimo “volo” non sarà in orbita sopra Terra, dove esso ha volato per 39 volte dal 1984, bensì sarà in direzione della Smithsonian Institution. L’atterraggio di ieri, infatti, ha sancito l’inizio della fine del suo ciclo di vita: il Discovery sarà il primo dei tre mezzi orbitali NASA ad andare in pensione. Ora ne restano due: l’Endeavour, che è già in preparazione per ripartire ad aprile, e Atlantis, che probabilmente viaggerà di nuovo alla fine di giugno.
Tra le missioni più importanti svolte dal Discovery c’è quella della messa in servizio di Hubble, il telescopio orbitale che tanto ha regalato – e continua a farlo – alla comunità scientifica.
Quanta strada ha fatto? Volendolo “misurare” come fosse un’autovettura, ha percorso appena 148 milioni di miglia nello spazio, circa l’equivalente di un intero viaggio dalla Terra al Sole e metà del viaggio di ritorno. Ha trascorso nello spazio 365 giorni in totale, pari a un intero anno.
Quest’ultima volta, il Discovery ha recapitato l’ultimo componente USA alla stazione spaziale ISS, un modulo chiamato Leonardo. Con la sua installazione, la stazione spaziale – grande all’incirca quanto un campo di calcio – è ora ultimata.
Con un altro po’ di spazio rimasto, Discovery ha anche portato in loco Robonaut 2, un robot umanoide che gli scienziati hanno approntato nella speranza di farne strumento utile per supportare esplorazioni ancora più profonde dello spazio.
Dunque, addio Discovery: è stato bello e tutta la comunità scientifica, gli appassionati e gli studiosi non possono che ringraziare i team che vi hanno lavorato, la NASA tutta e le strutture che hanno collaborato, sia a terra, sia in volo, sia in orbita.
E d’ora in poi, chi vorrà vedere Discovery da vicino, non ha che da acquistare un biglietto del museo.
NbTimes - Con questa frase è chiuso l’ultimo volo del “leader” della flotta NASA. Le sue performance, fino a oggi praticamente quasi prive di inghippi, hanno dimostrato che il mezzo è stato in linea generale il più affidabile strumento di volo spaziale. Il direttore di lancio, Mike Leinbach, ha commentato: “Si è comportato straordinariamente bene in orbita. Il lancio è stato eccellente e il successo della missione in orbita parla da sé, con l’ottenimento del 100 per cento degli obiettivi. L’atterraggio è stato altresì perfetto”.
E ha aggiunto: “Volevamo evidenziarci in maniera forte e il Discovery ce lo ha permesso. Non potremmo chiedere di più, è stata una missione virtualmente perfetta”.
Così, il prossimo “volo” non sarà in orbita sopra Terra, dove esso ha volato per 39 volte dal 1984, bensì sarà in direzione della Smithsonian Institution. L’atterraggio di ieri, infatti, ha sancito l’inizio della fine del suo ciclo di vita: il Discovery sarà il primo dei tre mezzi orbitali NASA ad andare in pensione. Ora ne restano due: l’Endeavour, che è già in preparazione per ripartire ad aprile, e Atlantis, che probabilmente viaggerà di nuovo alla fine di giugno.
Tra le missioni più importanti svolte dal Discovery c’è quella della messa in servizio di Hubble, il telescopio orbitale che tanto ha regalato – e continua a farlo – alla comunità scientifica.
Quanta strada ha fatto? Volendolo “misurare” come fosse un’autovettura, ha percorso appena 148 milioni di miglia nello spazio, circa l’equivalente di un intero viaggio dalla Terra al Sole e metà del viaggio di ritorno. Ha trascorso nello spazio 365 giorni in totale, pari a un intero anno.
Quest’ultima volta, il Discovery ha recapitato l’ultimo componente USA alla stazione spaziale ISS, un modulo chiamato Leonardo. Con la sua installazione, la stazione spaziale – grande all’incirca quanto un campo di calcio – è ora ultimata.
Con un altro po’ di spazio rimasto, Discovery ha anche portato in loco Robonaut 2, un robot umanoide che gli scienziati hanno approntato nella speranza di farne strumento utile per supportare esplorazioni ancora più profonde dello spazio.
Dunque, addio Discovery: è stato bello e tutta la comunità scientifica, gli appassionati e gli studiosi non possono che ringraziare i team che vi hanno lavorato, la NASA tutta e le strutture che hanno collaborato, sia a terra, sia in volo, sia in orbita.
E d’ora in poi, chi vorrà vedere Discovery da vicino, non ha che da acquistare un biglietto del museo.
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