Il 25 aprile è una data importante per il nostro Paese e per la nostra storia. Una giornata che vide chiudersi un’era di oscurantismo grazie al sacrificio di moltissimi giovani e persone comuni. E' infatti l’anniversario dell’insurrezione popolare contro l’usurpatore nazista e fascista…
del nostro Stefano Buso
Dopo il martoriato ventennio fascista, buona parte degli italiani, spesso d’idee politiche contrapposte (dai socialisti ai popolari), con uno scatto d’orgoglio riuscì ad uscire da uno dei peggiori incubi della storia d’Italia. In quel lontano 25 aprile ci fu la vittoria della società civile contro il tiranno nazi-fascista. Nei fatti un agognato traguardo per milioni di persone che, dopo tempo, videro di nuovo la luce. Il bagliore di un sole nuovo che un po’ per volta illuminò tutta la nazione. All’impresa partecipò gente del popolo e di ogni ceto sociale, ma tutti accomunati dallo stesso obiettivo: la libertà! Del resto, il desiderio di porre fine all’incubo nero che aveva offuscato l’Europa era davvero incontenibile. Ecco perché (a ragione) il 25 aprile del 1945 è considerato un giorno saliente per la storia repubblicana dell’Italia. Va inoltre annoverata l’attribuzione morale che da allora fu data all’antifascismo e alla resistenza. Seppur non espressioni ideologiche di ampio spettro, legarono fra loro gli italiani. A onore di cronaca, va detto che non tutti si schierarono in un’unica barricata: mentre la maggior parte della società supportava la guerra di liberazione e gli alleati anglo-americani, alcuni decisero infatti di sostenere i tedeschi e le SS di Hitler: erano i repubblichini appartenenti alla RSI (Repubblica Sociale Italiana).
A distanza di oltre sessantacinque anni è venuto il momento di seppellire una volta per tutte rancori e risentimenti. Ma non certo di dimenticare! Perché senz’altro furono attuate scelte sbagliate e talvolta dolorose. E ci furono lutti nello schieramento rosso, in quello bianco e in quello nero. Tuttavia alla fine si assaporò quell’aria frizzante e tersa caratteristica del vivere senza catene. Grosso modo le cose andarono così, anche se molte sfaccettature della resistenza e di quegli anni riottosi andrebbero analizzate con la mente sgombra da ogni ideologia o preconcetto.
Nei giorni che anticipano il 25 aprile fa riflettere una cosa: l’imminente ricorrenza per molti ha ancora un significato arcano, poco noto. Per taluni è riconducibile alla consueta gita fuori porta per bivaccare nei prati con il cestello della merenda. Per altri è un giorno come un altro destinato al riposo o allo svago. Sfugge, insomma, l’accezione di alto spessore storico dell’evento. Scappa per mera ignoranza, o perché a qualcuno “comoda” che la giornata resti in ombra. Se passasse questo triste messaggio sarebbe uno sfregio alla nostra identità, ai nostri valori comuni di italiani. Che popolo è quello che ignora il percorso travagliato che lo ha reso libero? Come è possibile passare sopra una data così fondamentale? Non sembra che quest’anno si sia fatto granché per dar il giusto risalto alla giornata del 25: né manifesti né vademecum né locandine che rammentano che oggi è la festa di un popolo, di una nazione. E così tra perplessità, apatia, disinteresse diffuso e una Santa Pasqua appena trascorsa, arriva un accorato augurio sulle pagine del nostro giornale: buon 25 aprile, Italia!
del nostro Stefano Buso
Dopo il martoriato ventennio fascista, buona parte degli italiani, spesso d’idee politiche contrapposte (dai socialisti ai popolari), con uno scatto d’orgoglio riuscì ad uscire da uno dei peggiori incubi della storia d’Italia. In quel lontano 25 aprile ci fu la vittoria della società civile contro il tiranno nazi-fascista. Nei fatti un agognato traguardo per milioni di persone che, dopo tempo, videro di nuovo la luce. Il bagliore di un sole nuovo che un po’ per volta illuminò tutta la nazione. All’impresa partecipò gente del popolo e di ogni ceto sociale, ma tutti accomunati dallo stesso obiettivo: la libertà! Del resto, il desiderio di porre fine all’incubo nero che aveva offuscato l’Europa era davvero incontenibile. Ecco perché (a ragione) il 25 aprile del 1945 è considerato un giorno saliente per la storia repubblicana dell’Italia. Va inoltre annoverata l’attribuzione morale che da allora fu data all’antifascismo e alla resistenza. Seppur non espressioni ideologiche di ampio spettro, legarono fra loro gli italiani. A onore di cronaca, va detto che non tutti si schierarono in un’unica barricata: mentre la maggior parte della società supportava la guerra di liberazione e gli alleati anglo-americani, alcuni decisero infatti di sostenere i tedeschi e le SS di Hitler: erano i repubblichini appartenenti alla RSI (Repubblica Sociale Italiana).
A distanza di oltre sessantacinque anni è venuto il momento di seppellire una volta per tutte rancori e risentimenti. Ma non certo di dimenticare! Perché senz’altro furono attuate scelte sbagliate e talvolta dolorose. E ci furono lutti nello schieramento rosso, in quello bianco e in quello nero. Tuttavia alla fine si assaporò quell’aria frizzante e tersa caratteristica del vivere senza catene. Grosso modo le cose andarono così, anche se molte sfaccettature della resistenza e di quegli anni riottosi andrebbero analizzate con la mente sgombra da ogni ideologia o preconcetto.
Nei giorni che anticipano il 25 aprile fa riflettere una cosa: l’imminente ricorrenza per molti ha ancora un significato arcano, poco noto. Per taluni è riconducibile alla consueta gita fuori porta per bivaccare nei prati con il cestello della merenda. Per altri è un giorno come un altro destinato al riposo o allo svago. Sfugge, insomma, l’accezione di alto spessore storico dell’evento. Scappa per mera ignoranza, o perché a qualcuno “comoda” che la giornata resti in ombra. Se passasse questo triste messaggio sarebbe uno sfregio alla nostra identità, ai nostri valori comuni di italiani. Che popolo è quello che ignora il percorso travagliato che lo ha reso libero? Come è possibile passare sopra una data così fondamentale? Non sembra che quest’anno si sia fatto granché per dar il giusto risalto alla giornata del 25: né manifesti né vademecum né locandine che rammentano che oggi è la festa di un popolo, di una nazione. E così tra perplessità, apatia, disinteresse diffuso e una Santa Pasqua appena trascorsa, arriva un accorato augurio sulle pagine del nostro giornale: buon 25 aprile, Italia!
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Sono presenti 4 commenti
Viva il 25 Aprile : pietra angolare della costruzione della nostra Repubblica! Dei nostri 150 anni di Unità d'ITALIA fulgido esempio di lotta PER la LIBERTA', PER la DEMOCRAZIA, PER la CONVIVENZA PACIFICA.
"Abbiamo combattuto assieme per conquistare la libertà per tutti: per chi c'era, per chi non c'era ed anche per chi era contro" Arrigo Boldrini
Sono pienamente d'accordo con te, Stefano:"seppellire, una volta per tutte, rancori e sentimenti, ma non certo DIMENTICARE"
Il tema era troppo importante per andar oltre. Sono molto contento delle mail di apprezzamento che ho ricevuto. E un grazie a te Leonardo per il tuo gradito intervento.
Da un po' di tempo a Roma (ma non credo sia l'unica) si respira una strana aria: è l'aria del revisionismo storico, ovvero di quella tendenza di "interpetare" i fatti storici non tenendo conto delle testimonianze dirette oppure, peggio ancora, approfittare della scomparsa dei testimoni diretti per fare affermazioni a dir poco false...
Poi ci sono alcuni nostri attuali politici, i quali scendono in piazza, badate bene, perchè il 25 aprile è la ricorrenza della liberazione dai nazisti invasori... senza citare nulla circa la lotta antifascista...
Non so... non credo che siamo ancora pronti al "perdono"...
Io credo che il perdono sia sempre auspicabile. Però dopo un'analisi di ciò che è avvenuto. Certo, non si può obbligare a perdonare chi ha subito lutti o disagi a causa di gesti scellerati...
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